Ne avevamo già parlato qui: la copia pirata uscita a un mese dall'uscita nelle sale di X-Men Origins: Wolverine non era una manovra pubblicitaria. Quella copia di lavorazione, dal sonoro incompleto, ha dato la possibilità a moltissimi di vedere il film in anteprima. E basandosi proprio su questa anteprima Roger Friedman della Fox News aveva pubblicato la propria recensione. Poiché la Fox News appartiene allo stesso gruppo della casa cinematografica di Wolverine (20th Century Fox), l'articolo può aver dato credito all'ipotesi che la copia pirata fosse uscita dagli studi con il benestare dei produttori: insomma, la Fox ha visto la recensione di Friedman, scritta guardando la copia rubata, come un avallo del furto stesso.

Friedman ha dato un contributo formidabile, per circa dieci anni, al sito di FoxNews.Com, ed era visto un po' come una delle colonne portanti: eppure dopo una breve incertezza è stato licenziato, segno che con questa storia la Fox ha deciso di fare sul serio. Sembra però che la copia del film rubato non fosse identificata (col sistema del watermark) perciò sarà laborioso identificare e punire i responsabili del furto.

Roger Friedman
Roger Friedman
Questo episodio sottolinea un'offensiva crescente da parte di Hollywood contro la pirateria, che si muove agilmente e senza frontiere mentre la legislazione per combatterla è diversa, e di mutevole efficacia, da paese a paese.

Come ha notato Dick Cook della Disney, una singola violazione del copyright porta rapidamente alla produzione di DVD pirata a livello internazionale, distribuiti in massa nel giro di ore. Ad esempio, in un mese la copia di Wall-E acquisita illegalmente in Ucraina era entrata in produzione in dieci paesi diversi.

Internet annulla i confini e molti paesi non permettono neppure un'adeguata protezione della proprietà intellettuale. E non si tratta dei più piccoli: tra essi troviamo Cina, India e Russia. La scarsa probabilità che chi guadagna con la pirateria venga punito penalizza pesantemente qualsiasi investimento in proprietà intellettuale. Le conseguenze sono pesanti per il cinema e disastrose per l'industria musicale, che avrebbe visto i propri profitti decurtati fino al 95% (il dato è della Universal Music Group).

Se le dichiarazioni delle case produttrici sull'influenza della pirateria possono sembrare drammatiche perfino all'eccesso, e qualche dato un po' esagerato (come l'uscita del film Che "rovinata dalla pirateria nei paesi di lingua spagnola"), altrettanto drammatiche si annunciano le contromisure.

In Francia si può perdere già oggi la connessione a internet se si viene sorpresi a scaricare illegalmente (dopo due ammonizioni scatta il blocco dell'abbonamento: la legge in verità ha avuto un percorso parlamentare più accidentato del previsto ma dovrebbe essere confermata). Le case cinematografiche e i produttori musicali vogliono imporre negli Stati Uniti una legislazione per cui sia loro possibile dare direttamente la caccia ai pirati online, senza aspettare l'intervento delle autorità (che giudicano inefficiente). "Se la rete è veloce e le cause in tribunale lente, non ha senso che i governi siano la nostra polizia," ha dichiarato Steven Soderbergh della Directors Guild of America; "vorremmo che ci fossero delegati i poteri per risolvere i nostri problemi, compresa la facoltà di ispezione." Certamente i provider di connessioni online non sono i più solerti nell'applicare obblighi di sorveglianza nei confronti dei loro clienti, né la polizia ha la possibilità di monitorarli più di tanto, da qui l'impazienza della case produttrici, e la loro voglia di prendere in pugno direttamente la gestione del problema.

Anche qui, la Francia sembra il paese europeo più recettivo a questo tipo di proposte, mentre altrove (Gran Bretagna) ci si è finora limitati ad opere di dissuasione o ad applicare tasse per risarcire i detentori di copyright danneggiati dalla pirateria. Mentre non osiamo immaginare cosa accadrebbe in certi quartieri del Bel Paese, se gli ispettori delle case produttrici tentassero di effettuare direttamente sequestri di materiale pirata, non possiamo che essere perplessi di fronte a tanta aggressività. Soprattutto dopo che altre voci autorevoli come quella di Feagarl Sharkley (di Uk Music, associazione dei discografici britannici) hanno dichiarato sorpassata e inutile la guerra al download, e la necessità ormai evidente di cercare un approccio nuovo al problema, in collaborazione coi fornitori d'accesso alla rete.