La decisione della Armenia di dividere il sesto volume della saga di Steven Erikson in due tomi ha certamente motivazioni valide, se solo si considerano le difficoltà di legatura nel pubblicare un libro che consta nell’edizione originale di 912 pagine. Meno logica è, a parere di chi scrive, la scelta di programmare l’uscita della seconda e conclusiva parte del volume per l’ottobre del 2009, cioè a circa sette mesi dalla pubblicazione della prima.

Anche in Italia Erikson ha ormai un consistente e solido numero di lettori, e considerando che non tutti hanno la possibilità di leggere i suoi libri in lingua originale, tenerli in sospeso per tutto quel tempo non è un atteggiamento che l’editore avrebbe dovuto assumere.

 

Tanto più che, come si evince dalla lettura di questa prima parte, I Cacciatori di Ossa è un romanzo che tira le fila di una buona parte di quanto è accaduto nel complesso mondo di Erikson.

La simmetria geografico-narrativa della serie, che ha alternato un romanzo ambientato nel continente di Genabackis con uno ambientato invece a Sette Città, ha subito un cambio di ritmo con il quinto volume, Maree di Mezzanotte, ambientato in un nuovo continente, e ora, con il presente tomo, riparte proprio da Sette Città, teatro della ribellione del Vortice e della leggendaria Catena dei Cani di Coltaine.

 

La ribellione non è del tutto sedata. L’Aggiunto Imperiale Tavore, dopo aver letteralmente decapitato l’esercito di insorti uccidendo in duello Sha’ik Rinata, è alla testa della Quattordicesima Armata e sulla scia del suo letale nemico, Leoman delle Fruste, che con il suo braccio destro Binadas fugge nelle distese desertiche del continente con ciò che resta della ribellione. Lo scontro risolutivo è imminente e, nel prepararlo, Leoman sceglie l’antichissima città di Y’Ghatan come campo di battaglia, cosciente della maledizione che per l’Impero Malazan quella città rappresenta. Lì infatti la Prima Spada dell’Impero, Dassem Ultor, ha trovato la sua tragica fine.

Nel frattempo, Dujek Un-braccio è sulla rotta per Sette Città con i reduci dell’esercito che era al suo comando proprio mentre una pestilenza si abbatte sul continente.

Tornano Icarium e Mappo; torna l’Alto Sacerdote dell’Ombra, Iskaral Pust; Karsa Orlong continua il suo viaggio, stavolta in compagnia di un nuovo personaggio, la strega e inventrice Samar Dev; Heboric Mani Spettrali, Destriante di Treach, è in viaggio per l’isola Otataral con Cutter, Felisin la Giovane e Scillara per scoprire cosa si cela dietro al potere che ha ricevuto dalla statua di giada…

Come Erikson ci ha ormai abituati, le trame dei suoi numerosi e affascinanti personaggi si alternano, si intrecciano per poi convergere dove e quando la storia del suo mondo sta per essere segnata e cambiata.

 

Nuove risposte sembrano giungere per alcune delle tematiche principali che attraversano come un filo rosso tutta la saga: i rapporti di potere, di alleanza e ostilità fra dèi vecchi e nuovi sembrano seguire delle regole, così come l’ascendenza. In queste spiegazioni, un ruolo decisivo ha Paran, ex-capitano degli Arsori di Ponti e ora figura centrale proprio negli equilibri tra le forze divine in veste di padrone del Mazzo dei Draghi.

 

Se c’è un neo in questa prima parte del sesto capitolo de La Caduta di Malazan quello è, forse, una leggera carenza di azione: l’assedio di Y’Gathan è assolutamente memorabile, seppur non complesso e epico come quello di Capustan in Memorie di Ghiaccio, ma più basato sulla tragicità, accentuata dal frenetico alternarsi di punti di vista che non sulla grandiosità dei gesti dei singoli protagonisti.

In questa prima parte del romanzo, infatti, sembra che Erikson abbia voluto maggiormente soffermarsi, attraverso i monologhi interiori e i dialoghi tra i suoi personaggi, sulle tematiche che più gli stanno a cuore oltre che alle teorie esplicative di cui sopra. Parliamo di conflitti, interiori e esteriori, di libera scelta o di destino, del senso della Storia.

Chi scrive questa recensione ha avuto modo di leggere l’intero volume in lingua originale e crede che, coerentemente con il modo di strutturare la trama dei suoi romanzi, Erikson abbia riservato alla seconda parte de I Cacciatori di Ossa l’innalzamento del ritmo dell’azione e della tensione narrativa.

Per un giudizio definitivo, dunque, si rimanda alla recensione della seconda parte di questo romanzo: il voto assegnato, già molto alto, è destinato a crescere ulteriormente.