Siastra rivolse ai due uno sguardo di pesante commiserazione. - E smettetela, sempre a litigare. E tu piantala con le tue vecchie battute, Linedhr. Non c’è molto da ridere qui.

Il capo ascoltava appena. Pareva riflettere per conto suo, la testa china a fissare il piano del tavolo, da cui traeva piccole scaglie con il coltello. - Non c’è mica molta scelta. Se non troviamo una soluzione domani digiuniamo. Senza contare che magari fra poco bloccano le strade e chissà quanti controlli. Dobbiamo filarcela di qui alla svelta e aggirare quella Ferita. Piuttosto andiamo a sud, anche se quel paese di rammolliti non è l’ideale per noi. E oltre non si va. Ma se il nord è bloccato…

Deter, che era di Cromia, il regno “ di rammolliti” cui alludeva Zoern, fece una smorfia. Linedhr osservò, cauto: - Non è che possa uscirci del lavoro per noi, con questa Ferita?

- Ma sei tutto scemo? – sbottò Siastra. – Farsi arruolare dai Sanatori? Che bella idea, gente con un passato come il nostro, proprio. Finiremmo a marcire in galera o appesi per il collo.

- Sì – annuì Zoern seguendo un suo ragionamento – dobbiamo agire alla svelta: procurarci qualche soldo, giusto per le provviste, e andarcene stanotte stessa.

- Che intendi dire con procurarci, Zoern? – chiese Siastra, che pure dentro di sé conosceva già la risposta.

- Lo sai. Lo abbiamo già fatto altre volte. Qualche ripulitura di fino. Non dovrebbero mancare i candidati, qui intorno.

- Accidenti, no. Sono stufo di rischiare la galera per queste sciocchezze. Non può andarci sempre bene.

L’uomo magro appariva veramente sconfortato. Il capo lo rimbrottò, sarcastico, abbassando ancora il tono di voce: - Proprio tu fai tanto lo schizzinoso, Lin? Che hai tagliato più gole di un boia? E da quando in qua? Che differenza fa una volta in più o in meno? E poi non sarà niente di terribile. Ci cerchiamo qualcuno con l’aria un po’ tonta, magari ubriaco, lo seguiamo qui fuori in qualche angolo buio, un colpetto in testa e via.

- E se poi non ha soldi e abbiamo fatto tutto per niente? E se ci vedono? E se…

- Oh, smettila, Lin. Sembri un lattante che piagnucola. Non è mica un paese di guerrieri questo. Sarà facile, lo troviamo, il tipo giusto. Aspettiamo, magari più tardi, quando fa buio.

- Neanche a me va molto, Zoern. – intervenne Siastra, a voce bassa e cauta. Deter, invece, visto il pessimo umore del padrone, taceva per non beccarsi altri insulti, ma il suo sguardo scettico era evidente.

- Se hai un’idea migliore, sentiamo. - Un silenzio sconfortato seguì quella frase. Allora Zoern riprese: - Oh, insomma, ma che avete tutti quanti? Mi siete diventati dei fifoni, con questi scrupoli? Perché, massacrare la gente in guerra è meglio, è più pulito?

- E’ questa aria che c’è intorno – borbottò Deter, trovando finalmente il coraggio di parlare. – E’ una sera di cattivi presagi.

Era evidente che gli altri due sembravano d’accordo. Per non parlare della ragazzina che aveva piantato le unghie nel tavolo, fino a farle sanguinare, anche se nessuno badava a lei. Zoern alzò gli occhi al cielo come chi è al colmo dell’esasperazione.

Lui non pareva avvertire alcun presagio infausto, e la sua natura collerica, ostinata e poco dotata di pazienza lo rendeva, per reazione, sempre più deciso sulle sue posizioni.

- Basta! – sbottò, con un tono che, insieme con il suo aspetto massiccio, faceva capire come si fosse conquistato la sua autorità. – Non tollero altre discussioni e altri dubbi. Ho deciso, si fa come dico io. Deter e lo sgorbietto, qui, vengono con me perché non hanno scelta. Voi due, se non vi va, filate via e non fatevi più vedere. Non c’è altro da aggiungere.

Dopo qualche minuto di pesante silenzio, Siastra borbottò: - Non è vero che posso andarmene. Lo sai.

Linedhr le fece eco. - Lo stesso per me. Faremo come vuoi.

- Bravi. Che sarà poi, sfilare una borsa. Cominciate a guardarvi intorno. Senza farvi notare, però. Lin, esci facendo finta di controllare i cavalli e cerca di capire se ci sono vicoli adatti, qui vicino, abbastanza bui e senza finestre, per appostarci e non essere visti.

L’uomo magro annuì rapidamente e si alzò. Ma in quell’attimo la ragazzina gli prese un braccio, cominciando a scuotere la testa e ad emettere dei mugolii.

- Che ha? – chiese Zoern, corrucciato.

- Non so, non riesco a capirla. Sembra una delle sue crisi, mi pare abbia paura.

O Zoern stava andando sempre più in collera, per le continue offese alla sua autorità, o cominciava a provare inquietudine anche lui e non voleva ammetterlo neppure con se stesso.

Ne fece le spese la povera Venja. Strappandola a Linedhr la afferrò e la gettò per terra, e sempre tenendola con una mano, con l’altra cominciò a percuoterla, colpi sempre più forti, sulla testa, sulla schiena, con il pugno, e schiaffoni sul viso. Sottolineava quelle botte sibilando: - Di questo avevi paura, eh? Brava, non ne avrai mai abbastanza. Sono stufo delle tue lagne, ormai non ne indovini più una, sei sempre terrorizzata, sempre piagnucolona. Ti avviso, sto perdendo la pazienza con te.