L'esordio di Stefano Bianchi ci porta in un mondo misterioso, un après-vie chiamato Panta Rei dove quindici miliardi di persone provenienti da diverse epoche vivono un'esistenza dopo la morte. Il protagonista è Jean, un manager francese estremamente impegnato tra conferenze, viaggi in aereo, cellulare e notebook.

Jean ha poco tempo per pensare a sé o alla famiglia, e nonostante un passato problema cardiaco gli abbia fatto capire che il successo professionale non è tutto, esita a prendersi più tempo per la sua vita privata.

 

Farà appena in tempo a pentirsene perché l'infarto lo coglie di nuovo e questa volta non fa sconti. Jean però non scompare dalla nostra storia. Si risveglia in uno strano ambiente, estraneo e abbastanza squallido, in cui nessuno gli dà vere spiegazioni e, inizialmente, c'è ben poco da fare salvo coltivare qualche conoscenza occasionale.

Il mondo dopo la morte in cui Jean è capitato sembra piuttosto ben organizzato ma un po' burocratico, e tra le stranezze che lo contraddistinguono c'è la separazione dei sessi: le donne sono in settori preclusi agli uomini (ma non ai supervisori). Tra le varie classificazioni in settori e corner, un fatto è chiaro: Jean si trova in Caverne (da qui il titolo del libro), che è separata da altre zone di Panta Rei, presumibilmente più interessanti ma che gli sono precluse. Il Corpus dei supervisori governa tutto questo strano mondo ma deve vedersela con un nemico interno: Vlad Tepes, ovvero l'Impalatore, terribile nemico dei Turchi in vita, e ribelle dopo la morte. Vlad ha dei validi alleati e delle spie cha lavorano per lui, e riesce facilmente a sferrare duri colpi al Corpus che esita a mettere insieme una reazione degna di questo nome.

 

Qui si inserisce l'avventura di Jean, che da manager spietato in vita, si trova dopo morto a essere cooptato in un lotta per trovare questo misterioso nemico e localizzarne i collaboratori.

Caverne è un libro piuttosto breve che beneficia di una forma scorrevole e ben curata (a parte un buffo incidente: una nota dell'autore o dell'editor, lunga una riga, è finita direttamente nel testo pubblicato).

Tutto sommato divertente e ben esposto il punto di vista di Jean, pur con qualche ingenuità nei dialoghi e una perplessità che deriva dal fatto che le ovvie domande (quelle che chiunque si porrebbe finendo in Caverne dopo la morte) vengono sospese. Nel momento in cui Jean si ritrova nuovamente in lotta, non ha più il tempo per porsi il quesito di dov'è, perché ci è finito e quale sia il significato metafisico della cosa (se c'è), o le intenzioni del Corpus. Non sembra però che ne parli nemmeno qualcuno di quelli che lo circondano e si trovano ad avere a che fare con lui. Una forzatura probabilmente destinata a riservare questo mistero al seguito di Caverne, che si conclude senza che la vicenda abbia trovato la sua parola fine.

Azione e lotta, qualche colpo di scena, una storia breve ma coinvolgente: complimenti a questo esordiente e speriamo nel seguito.