Però è anche vero che certi scrittori, penso a Stephen King, per quanto bravi, sono capaci di usare sette pagine solo per descrivere un uomo che apre una porta. Mi sembra troppo. A condizionare molto queste scelte è la grande editoria che paga "a pagina". In ogni caso se è questo che i lettori chiedono non è il caso di prendersela. L'importante è che ogni lettore trovi quello che cerca. Almeno c'è un spazio anche per altre proposte che non siano solo quelle del mercato di massa.

La ringraziamo e vorremmo concludere  condividendo con lei la tristezza per questa divisione tra gli appassionati dei "generi", analoga a quella internazionale.

In effetti a mio giudizio non esistono i libri di "genere", una buona storia può essere raccontata con diverse metafore e in diversi modi. A volte è necessario ambientare una storia nel mondo reale, altre volte il mondo fittizio, fantascientifico o fantasy rafforza la metafora. Quando scrissi Jerry Cornelius non lo avevo classificato in un genere preciso, avevo solo in testa una storia da raccontare. Io credo che possano ancora essere concepite antologie, come quelle curate da Michael Chabon, che raccolgano storie definite "mainstream" con storie ora definite "di genere". Ho sempre odiato questi steccati.

Quindi come esistono gli "scrittori" a prescindere dal genere, il lettore dovrebbe, secondo me, andare a guardare lo scaffale di una libreria e trovare gli scrittori in ordine alfabetico, e dunque C.S. Forester, autore delle storie d'avventura su Horatio Hornblower, seguito da E.M. Forster, autore di un classico della letteratura come Passaggio in India. È una cosa bellissima quando non si racchiudono i libri in categorie, si è sempre pronti a farsene affascinare.

La ringraziamo sig. Moorcock. È stato un vero piacere conversare con lei.

Grazie a voi. Un saluto a tutti i vostri lettori.