Ha debuttato sugli scaffali delle librerie italiane da poche settimane con la sua opera prima dal titolo Il trentesimo regno, edito dalla casa editrice Montag, e il suo nome è Gabriella Mariani.

Gli assidui frequentatori del forum collegato alla nostra rivista, però, la conoscono meglio come Uljanka, nickname fortemente evocativo che la dice lunga sulla sua passione per la cultura slava.

Seguendo una formula ampiamente collaudata, FantasyMagazine presenta il suo faccia a faccia con l'esordiente autrice.

Chi è Gabriella Mariani?

Baby boomer classe 1972, Gabriella è cremasca di origine. Lavora in una biblioteca scientifica milanese ma, più che di scienza, si è sempre occupata di letteratura. È laureata in Lingua e Letteratura Russa e la passione per la cultura dei paesi dell'Europa Orientale traspare da molta della sua produzione fantastica. Ha viaggiato in Russia e Romania ed è fiera di aver trascorso le tre settimane di viaggio di nozze in una kommunal'ka pietroburghese.  Non si vergogna nel definirsi una moglie e una madre felice (ha due figli, uno di tre anni e uno di tredici mesi). Scrive fantasy da quando era una ragazzina quattordicenne ma solo ora ha deciso di fare il grande passo e di pubblicare. Il trentesimo regno è la prima parte di una saga in tre libri. Altri romanzi aspettano di essere "esposti" alla luce del mondo, dopo essere revisionati.

Come riesci a conciliare la tua attività di scrittore, con il lavoro, la famiglia, figli, ecc. ecc.?

Con estrema difficoltà, ovviamente. Diciamo che devo mettermi in testa di non scrivere per più di un ora due ore al giorno. Diciamo che la famiglia e i figli non sono fonte d'impedimento ma d'inestimabile arricchimento. Il mio ambiente di lavoro non è affatto stressante, ma il desiderio di piantar tutto per fare la scrittrice di mestiere è una maledetta ossessione quotidiana.

Ogni scrittore ha una sua ritualità nello scrivere, quale è la tua?

Attualmente il mio metodo è: mettermi a scrivere non appena ho un momento libero, furiosamente, fino a quando i miei impegni non mi richiamano. Scrivo molto in metrò e in bus, sul mio inseparabile palmare.

Quando non lavori, non ti occupi della tua famiglia e non scrivi, cosa fai? Ti rimane tempo per degli hobby?

Leggo. E se i neuroni funzionano a scartamento ridotto mi dedico agli infami giochini di facebook… e, ovviamente, tormento i FMers (gli iscritti al forum di FantasyMagazine n.d.r.) con i miei post.

La Scrittura

Chiaramente le tue passioni e i tuoi studi hanno influenzato  la stesura di questo romanzo, ma puoi spiegarci come ti è venuta l’ispirazione per questa trilogia?

Innanzitutto non ho concepito la mia opera come una trilogia ma come un romanzo autoconclusivo, la vivisezione è stata fatta in seguito, alla fine della stesura della seconda redazione, quando ho scoperto che molte giurie di concorsi (e alcuni piccoli editori) consideravano opere con un limite di 300.000 caratteri…

Detto questo la mia volontà è stata fin da subito quella di raccontare la carriera di un grande mago oscuro, appartenente a una stirpe di immortali. Con ciò la figura di uno dei protagonisti, Varlada, è sempre stata chiarissima nella mia mente, fin dal mio primo abbozzo. È stato attorno al nucleo dello sciamano nero e del culto ctonio, che è rimasta un'idea fissa anche nei momenti in cui ho sospeso la scrittura de Il cammino contorto per occuparmi di altre storie, che ho costruito tutto il resto.

Cosa deve aspettarsi il lettore da questo tuo lavoro?

Deve aspettarsi ad affrontare un viaggio in un mondo oscuro, crudele e primitivo. Deve lasciarsi travolgere dal flusso degli eventi e dal ritmo della scrittura.

Per quale genere di lettore pensi sia più indicato il tuo libro?

Temo che non sia un libro per tutti, e in particolar modo non è adatto a lettori molto giovani. Penso che lo apprezzeranno soprattutto i fantasisti più esperti, coloro che amano conoscere tradizioni mitologiche poco frequentate e giocare con i temi in esse ricorrenti.

Quando hai scoperto, e come, che avevi qualcosa da dire, che sentivi la necessità di scrivere? E quando hai iniziato e su quali argomenti? Quale è stato il percorso che hai affrontato prima di veder pubblicato un tuo romanzo? Hai ricevuto molti rifiuti?

A dire il vero ho iniziato a sentire la necessità di inventare racconti e poesie quand’ero molto piccola, in terza elementare forse. Ma è inutile partire ab ovo… La mia passione per la fantasy vero e proprio è cominciata a quattordici anni, con una prima novella lunga, riguardo all’amicizia tra un piccolo barbaro ed un elfo, messaggero di guerra presso una popolazione. Progetto morto prematuramente. Poi è stata la volta di un tentativo di epopea “tradizionale” superbuoni contro supercattivi, con tanto di eroina predestinata d’origine contadina (mi si perdoni, avevo sedici anni). Anche in questo caso una meritatissima morte prematura. Il percorso d'elaborazione de Il cammino contorto è iniziato sedici anni fa, ma la scrittura vera è propria è iniziata nel 2002. Per sette anni ho lavorato al romanzo quasi quotidianamente, e l'ho sottoposto a molteplici revisioni. Solo all'inizio di quest'anno ho avuto il coraggio di spedirlo agli editori. La risposta di Montag è stata velocissima e non mi ha dato modo di godere dei rifiuti altrui.