…conservare la memoria di un tragico e oscuro periodo…

“Voi che vivete sicuri

Nelle vostre tiepide case,

Voi che trovate tornando a sera

Il cibo caldo e visi amici:

 Considerate se questo è un uomo

 Che lavora nel fango

 Che non conosce pace

 Che lotta per mezzo pane

 Che muore per un sì o per un no.

 Considerate se questa è una donna,

 Senza capelli e senza nome

 Senza più forza di ricordare

 Vuoti gli occhi e freddo il grembo

 Come una rana d’inverno.

Meditate che questo è stato:

Vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi;

Ripetetele ai vostri figli.

 O vi si sfaccia la casa

 La malattia vi impedisca,

 I vostri nati torcano il viso da voi.” (1).

Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa giungevano nella città polacca di Auschwitz e scoprivano il campo di concentramento, iniziando a rivelare al mondo l’orrore e l’enormità del genocidio nazista.

Considerate se questo è un uomo chiedeva di fare Primo Levi nella prima pagina del diario in cui racconta la sua esperienza di deportato. Senza pietismo e senza indulgere in inutili orrori, con semplicità, Levi parla di ciò che ha vissuto e sofferto, trovando pure la forza di definirsi fortunato per essere stato portato in quell’inferno sulla terra solo nel 1944.

Considerate se questo è un uomo, e scolpite questi fatti nel cuore, perché quanto è avvenuto un tempo non venga dimenticato, perché non possa più accadere nulla di simile.

Proprio per questo il Parlamento italiano ha aderito alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio Giorno della Memoria con la legge 211 del 20 luglio 2000 "in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti".

La legge è composta da due articoli:

"Art. 1.

La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

Art. 2.

In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere." (2),

I diari di sopravvissuti (ma anche delle vittime) e le opere di storici che hanno studiato e raccontato l’Olocausto sono moltissimi, ed è sufficiente entrare in una qualsiasi libreria per trovarsi di fronte una bibliografia sterminata.

Fra i testi più noti ci sono proprio quello di Levi ma anche Il diario di Anne Frank, che morì di tifo a Bergen-Belsen solo un mese prima della liberazione del campo, La notte di Elie Wiesel, con il suo drammatico urlo sulla morte di Dio assassinato insieme alla sua anima e ai suoi sogni o Il pianista di Wladyslaw Szpilman, rinchiuso nel ghetto di Varsavia e testimone della morte della sua famiglia ma determinato a non arrendersi di fronte a nulla.

Di fronte a un simile orrore non si può tacere e proseguire indifferenti per la propria strada, o far finta di non sapere, disinteressarsi perché è qualcosa avvenuto oltre cinquant’anni fa e ritenere che per questo solo fatto non tocchi le nostre vite e le nostre coscienze.

Levi, rispondendo all’interrogativo se i tedeschi e il mondo sapessero quanto stava avvenendo, ha scritto: "la maggior parte dei tedeschi non sapevano perché non volevano sapere, anzi, perché volevano non sapere." (3).

E ancora: "Per questi reduci, ricordare è un dovere; essi non vogliono dimenticare, e soprattutto non vogliono che il mondo dimentichi, perché hanno capito che la loro esperienza non è stata priva di senso, e che i Lager non sono stati un incidente, un imprevisto della Storia.

I Lager nazisti sono stati l’apice, il coronamento del fascismo in Europa, la sua manifestazione più mostruosa; ma il fascismo c’era prima di Hitler e di Mussolini, ed è sopravvissuto, in forme palesi o mascherate, alla sconfitta della seconda guerra mondiale. In tutte le parti del mondo, là dove si comincia col negare le libertà fondamentali dell’Uomo, e l’uguaglianza fra gli uomini, si va verso il sistema concentrazionario, ed è questa una strada su cui è difficile fermarsi." (4).