Capitolo I

Che cos’è un lupo mannaro?

 

Che cos’è un lupo mannaro? Per una domanda di questo tipo nessuna risposta può essere soddisfacente.

Vi sono, senza dubbio, innumerevoli punti di vista riguardo a natura e classificazione dei lupi mannari. La loro esistenza è stata messa tanto in discussione e il soggetto è così libero di essere interpretato in tanti modi, che cercare di arrivare a una definizione precisa del fenomeno è quasi impossibile.

La parola werwolf (o werewolf) deriva dalle parole dell’antico inglese ‘wer’ (uomo), e ‘wulf’ (lupo), e ha il suo equivalente nel ‘Währwolf’ tedesco e nel ‘loup-garou’ francese, nonostante termini equivalenti si riscontrino anche nelle lingue di Scandinavia, Russia, Austria-Ungheria, Penisola Balcanica, e alcuni dei paesi dell’Asia e dell’Africa; dalla qual cosa si può dedurre che il raggio del fenomeno qui discusso è pressappoco universale.

Infatti, non c’è quasi paese nel mondo in cui non si sia creduto ai lupi mannari o in qualche altra forma di licantropia, sebbene tutto questo sia cessato ai giorni nostri.

Ma, mentre in alcuni paesi il lupo mannaro è considerato un fenomeno del mondo naturale, in altri viene visto come un evento parzialmente o interamente sovrannaturale. E se, in certi casi, è limitato al sesso maschile, in altri è limitato al femminile, e, in altri ancora, riguarda entrambi i sessi.

Quindi, quando ci viene chiesto di descrivere un lupo mannaro, o quello che generalmente si crede sia un lupo mannaro, si può solo dire che un lupo mannaro è un’anomalia – a volte uomo, a volte donna (o nelle sembianze di un uomo o una donna); a volte adulto, a volte bambino (o sotto quelle spoglie) – che, in determinate condizioni, possiede la capacità di trasformarsi in un lupo. E il cambiamento può essere temporaneo o permanente.

Questa, forse, è la definizione più generica che possiamo dare dei lupi mannari. Per ulteriori caratteristiche particolari, su cui vorrei soffermarmi in seguito, bisogna fare attenzione alle differenze da zona a zona e da epoca a epoca.

Coloro che sono scettici per quanto riguarda l’esistenza dei lupi mannari, e rifiutano di accettare, come prova della loro esistenza, le testimonianze accumulate nei secoli, attribuiscono l’origine di tale credenza semplicemente a una sorta di folle allucinazione che, per via della propria originalità, ha preso piede tra la gente e ha trovato i suoi adepti.

L’umanità, dicono, è sempre stata la stessa, e ogni nuova idea – non importa quanto bizzarra o mostruosa sia, purché lo sia abbastanza – ha sempre trovato sostegno e credito nel popolo.

A favore di questa tesi si è rilevato che in molti casi di persone accusate di licantropia, testimoniati in Francia e altrove, durante la metà del XVI secolo, quando cioè la credenza in questo genere di fenomeni era al suo apice, gli accusati erano incredibilmente pronti a confessare, a anche a dare prove indiziarie della propria metamorfosi, e che questa particolare forma di auto-accusa alla lunga divenne così popolare tra le persone di primo piano nel paese che la corte giudiziaria, avendo dei sospetti ed essendo timorosa, chiaramente, di condannare un numero così elevato di personaggi importanti, assolse la maggior parte degli imputati, dicendo loro di essere vittime di delirio e d’isteria.

Ora, se si è ammesso, sostengono questi scettici, che la maggior parte dei cosiddetti ‘uomini lupo’ erano impostori, non è ragionevole supporre che tutti i lupi mannari siano stati volontariamente o involontariamente, degli impostori? A ciò aggiungevano la supposizione che questi ultimi, cioè quelli che non si auto-accusavano volontariamente, erano accusati da parte di persone che volevano vendicarsi su di loro. E per rendere l’idea, basterebbe fare riferimento ai processi per stregoneria e magia nera in Inghilterra. Per quanto riguarda le false accuse di licantropia, poi – accuse totalmente fondate sull’odio verso le persone accusate – era abbastanza facile inventarsi una testimonianza e far condannare l’imputato. Raramente, anzi, le testimonianze venivano verificate con attenzione. La corte si faceva sempre influenzare, e una confessione di colpa, quando non volontaria – come nel caso dei cittadini di spicco, dove l’auto-denuncia era di volta in volta dovuta a isteria o delirio – poteva sempre essere ottenuta attraverso la tortura. Anche se non è il caso di dire che una confessione così ottenuta era completamente priva di valore. Inoltre, aggiungevano, non abbiamo nessuna testimonianza di metamorfosi avvenute in tribunale, o di fronte a testimoni scelti per la loro imparzialità. Al contrario, le presunte mutazioni si verificavano sempre in luoghi oscuri, e in presenza di persone che, si ha motivo di credere, erano isteriche a propria volta e dotate di fervida immaginazione, e pertanto predisposte a ‘vedere’ eventi fuori dal comune.

Questo è ciò che sostengono gli scettici ma, a mio parere, eccedono nell’interpretare le loro prove. Sebbene molti autori contemporanei in genere concordino sul fatto che una grande percentuale di quelle persone che confessavano volontariamente di essere pupi mannari fossero semplicemente dei simulatori, non c’è nessuna prova definitiva che tutte le persone denunciatesi spontaneamente fossero mistificatrici e imbroglione. Del resto, anche se lo si riuscisse a dimostrare, questo non precluderebbe in alcun modo l’esistenza dei lupi mannari.

Neppure il fatto che tutte le persone accusate, dopo essere state messe alla ruota o sottoposte ad altro genere di torture, abbiano sempre confessato di essere dei mannari, dimostra la falsità di tali confessioni.

Anche ammettendo che alcune delle accuse di licantropia siano prive di fondamento, e basate sulla malizia – la qual cosa, tra l’altro, non dimostra la non esistenza della licantropia stessa, dal momento che è noto che per cattiveria si muove, senza prove, ogni genere di accusa – non traspare comunque niente, dalle testimonianze scritte, che possa giustificare la tesi secondo cui tutte queste segnalazioni siano un atto di cattiveria nei confronti di qualcuno. Né si può scartare la testimonianza di coloro che hanno giurato di essere stati testimoni oculari di metamorfosi, basandosi sulla semplice presunzione che tutti i testimoni di questo tipo fossero soggetti ad allucinazione, isteria, o eccesso di fantasia.

La testimonianza di un evento deve essere considerata valida fino a quando non si possa adeguatamente sostenere il contrario – e questo è l’errore che fanno gli scettici: limitarsi a fere ipotesi, senza darcene le prove.

Un altro punto di vista, avanzato da coloro che discreditano l’esistenza dei lupi mannari, è che la convinzione dell’esistenza di tale anomalia derivi dalla grande impressione suscitata nell’uomo, in tempi arcaici, della potenza dei fenomeni naturali. È stata, dicono, la contemplazione di questi fenomeni, cioè dei cambiamenti del sole e della luna, del vento, dei tuoni, dei fulmini, dell’alternarsi del giorno e della notte, il caldo e la pioggia, l’avvicendarsi delle stagioni,, della vita e della morte, e i pensieri che ne sono derivati, che hanno portato l’uomo a credere e venerare divinità che potevano assumere varie forme; come, per esempio, India (che a volte assumeva la forma di un toro), Derketo (che a volte si trasformava in un pesce), Poseidone, Giove, Ammone, Milosh Kobilitch, Minerva, e innumerevoli altri. Sarebbe in questo particolare tipo di credenze e di culti, che si trovano in tutte le mitologie, che si possono trovare le radici di tutte le religioni, così come la credenza in fate, demoni, lupi mannari e fantasmi.

Beh, le cose potrebbero stare in questa maniera, se non si fossero accumulate, a mio parere, sufficienti prove concrete a suffragio del fatto che non solo in passato ci sono stati fenomeni anomali come la comparsa di lupi mannari, ma che, in un numero ristretto di aree, tali fenomeni continuano ancora oggi a verificarsi.