Perseo (Sam Worthington) è un giovane salvato dal mare da un pescatore che lo ha accolto come figlio. Non sa che il suo vero padre è Zeus (Liam Neeson), sovrano degli Dèi e creatore degli uomini. Quando la sua famiglia adottiva rimane uccisa nel corso di uno scontro che vede coinvolti gli abitanti di Argo, macchiatisi di empietà, e il signore degli Inferi Ade (Ralph Fiennes), Perseo sceglie di lottare contro le divinità dell’Olimpo, che hanno annunciato che Argo verrà distrutta dal kraken a meno di un sacrificio della principessa Andromeda (Alexa Davalos). Messosi in viaggio alla ricerca delle streghe che potrebbero suggerirgli come uccidere il kraken e salvare la fanciulla, Perseo, accompagnato da un manipolo di coraggiosi (tra cui Mads Mikkelsen nei panni di Draco) e dalla sua immortale protettrice Io (Gemma Arterton), affronterà numerosi pericoli: i letali scorpioni del deserto, gli inquietanti e misteriosi Jinn e la terribile Medusa (Natalia Vodianova).

Perseo, che pure vorrebbe ergersi a paladino dell’humanitas, rinunciando alla natura divina e ai doni inviati dal cielo - una spada invincibile e il cavallo alato Pegaso - tenta di emanciparsi e scegliere il proprio destino, ma per vincere la sua battaglia deve piegarsi e pregare suo padre Zeus. Nella pellicola si assiste a una sorta di capovolgimento: gli Dèi non sarebbero arrabbiati con gli uomini se questi ultimi non avessero smesso di pregarli, peccando di superbia. Gli uomini non pregano più gli Dèi perché sono stufi della loro sottomissione. Alla fine può essere restaurata la situazione iniziale di perfetta pace e armonia: il tempo degli uomini è ancora lontano.

Questa la sinossi di Clash of the Titans (in italiano Scontro tra Titani), di Louis Leterrier (The Incredible Hulk), ispirato all’omonimo film del 1981 diretto da Desmond Davis. Il regista ha scelto di dare un tono epico alla vicenda narrata, dando vita a una pellicola in cui tutti sembrano prendersi troppo sul serio, Sam Worthington in testa: l’attore, già protagonista di Avatar di James Cameron, pur avendo il giusto phisique du role, interpreta un Perseo che manca di espressività ai limiti della catatonia e non è in grado di trasmettere emozioni sullo schermo. Anche Alexa Davalos è una Andromeda scialba e poco convincente, che si limita a penzolare inerte dalla rupe di Argo con gli occhi inondati di lacrime artificiali. A completare il cast un Liam Neeson sottotono, rivestito di una lucente armatura degna di un Cavaliere dello Zodiaco e con poche scene a disposizione e un Ralph Fiennes convincente, ormai avvezzo, da buon potterico Lord Voldemort, a esternare sul grande schermo il suo lato malvagio.

Alla complessiva prestazione deludente degli attori, si accompagnano una sceneggiatura banale e scontata, ricca di battute ai limiti del ridicolo (“I movimenti devono essere fluidi, Perseo. La spada è una parte del tuo braccio. Se cadi sei morto”), un montaggio sin troppo veloce nelle fasi iniziali delle pellicola e una colonna sonora ridondante, curata da Ramin Djawadi, efficace ma che avrebbe potuto essere meglio distribuita nel corso del film.

A risollevare Clash of the Titans, più che l’annunciato 3d, sono gli ottimi effetti speciali che rendono godibili le battaglie e i mostri mitologici che Perseo incontra e affronta nel corso del suo viaggio: è facile farsi coinvolgere dall’azione sul grande schermo e ogni volta che Fiennes/Ade entra in scena si avverte una sottile ansia, come se il sovrano degli Inferi dovesse manifestarsi in sala da un momento all’altro. Spettacolare anche la battaglia con gli immensi scorpioni del deserto, mentre si poteva migliorare la resa visiva degli Jinn, che a tratti sembrano usciti da un episodio di Xena principessa guerriera.

Nel complesso, Clash of the Titans conferma il trend cinematografico dell’ultimo periodo, che unisce grandiosi effetti speciali e un’ottima fotografia a sceneggiature inconsistenti e attori non sempre all’altezza.

Oggi il cinema si limita a sbalordire senza però commuovere, divertire, far riflettere, emozionare.