Sono proprio dei giocattoli d’oro quelli di Toy Story 3— La grande fuga, l’ultima perla d’animazione del regista Lee Unkrich (Toy Story 2, Monster & Co., Alla ricerca di Nemo).

Il terzo capitolo della saga cinematografica targata Disney Pixar continua a sbancare i botteghini, diventando il primo film d’animazione ad aver superato il miliardo di dollari di incassi in tutto il mondo (oltre 400 milioni in America, 600 nel resto del mondo).

Sorpresa solo in parte, se si considera l’esordio eclatante al box office americano, che con 109 milioni di dollari guadagnati in 72 ore, vale al film il primato di maggior incasso nella storia della Pixar (da dieci anni forte della fruttuosa collaborazione con la Disney) e dei cartoni animati.

La stessa Disney Pixar che oggi gongola soddisfatta, sta archiviando il suo secondo film miliardario della stagione: dopo il quinto posto di Alice in Wonderland di Tim Burton nella classifica dei maggiori incassi al box office nella storia dell’industria cinematografica, Toy Story 3 si colloca al settimo, consentendo alla Disney di piazzare, per la prima volta nello stesso anno, due film che superano il miliardo al botteghino.

Ritrovati i personaggi affezionati e l’ironia beffarda di sempre, il terzo capitolo della serie vanta una trama incalzante e un sovvertimento definitivo dei clichè. Il non plus ultra dei giocattoli è un concentrato di icone americane (il cow boy, l'eroe astronauta, Barbie, Mr Potato, la piovra appiccicosa) in lotta nel feroce toys world, dove la sopravvivenza dipende dal grado di interesse che ogni giocattolo suscita nei bambini.

“Tanta fantasia, ispirazione e talento nel raccontare le storie” — gli assi nella manica usati dai professionisti della Disney Pixar Studios, secondo il presidente Rich Ross — “danno vita a qualcosa che garantisce una risposta unanime dagli spettatori di tutto il mondo”. E che potrebbe valere a Toy Story 3 una candidatura agli Oscar come miglior film.

Sarà l’anelata statuetta il prossimo obiettivo da agguantare per Woody e Buzz?