Le disavventure che hanno accompagnato sinora la produzione de Lo Hobbit sembrano non avere fine. L’ultima in ordine di tempo è l'incendio che lo scorso 1 ottobre ha completamente distrutto uno dei magazzini del Portsmouth Miniatures Studio di Wellington in cui erano conservate le miniature e i modellini di scena già realizzati per lo Hobbit. Il danno è ancora più grave perché non si tratta di un semplice deposito di materiale di scena, ma anche di un set e un workshop adibiti alle riprese dei suddetti modelli.

Secondo quanto riportato da Deadline, una squadra di cinquanta vigili del fuoco ha dovuto lavorare per oltre tre ore per domare le fiamme. Tutto ciò che era all’interno del set è andato distrutto.

Non sappiamo se l’accaduto causerà un ulteriore slittamento per l’inizio delle riprese, in teoria sempre previste per i primi mesi del 2011, ma è certo che questo disastro va a inserirsi in un quadro già difficile, acuito nelle ultime settimane dallo scontro che vede la produzione e Peter Jackson da una parte, e i sindacati degli attori australiano e quello neozelandese dall'altra.

A fine settembre, infatti, sette diverse firme sindacali hanno aderito alla mozione della MEEA (Australian Media Entertainment and Arts Alliance), il principale sindacato degli attori dell'Australia, che ha chiesto ai propri membri di non lavorare allo Hobbit come presa di posizione contro la produzione del film, accusata di impiegare pochissimi attori iscritti ai sindacati per ragioni economiche.

La lettera aperta scritta da Peter Jackson sull'argomento (leggibile su Comingsoon, link nelle risorse in rete a fondo pagina) traccia un quadro un po' diverso e cita la possibilità che, se gli scontri non si risolveranno, la produzione potrebbe decidere di abbandonare la Nuova Zelanda per girare nell'Europa dell'est. Una possibilità che ha portato un'immediata reazione del primo ministro neozelandese, John Key, che si è detto: "Molto, molto preoccupato [all'idea che la produzione vada oltreoceano]".