Inizia con una fotografia una nuova fase del viaggio di Alma alla scoperta di sé. Vista per caso a una mostra, l’immagine non potrebbe essere più sconvolgente dato che la protagonista sembra essere lei stessa. Solo che Alma non ha mai fatto quella foto, e il nome che è abbinato all’immagine non è il suo.

Un nuovo mistero dopo i sogni che non riesce a spiegare, le azioni compiute come in trance e gli inquietanti personaggi che per qualche tempo le si sono avvicinati indirizza i suoi pensieri e le sue azioni. Per un certo periodi di tempo le sue indagini sono solitarie, visto che Morgan sembra essere sparito non solo dalla sua vita ma anche da quella di coloro che lo conoscevano. Al suo ritorno però il mistero viene finalmente spiegato, ed è qualcosa di infinitamente più complesso e straniante di quanto si poteva fino a quel momento immaginare.

In un periodo in cui l’urban fantasy è costellato dalla presenza di vampiri, lupi mannari o al massimo di angeli, è bello scoprire che nel nostro immaginario c’è spazio anche per altre figure. L’Ombra che Elena P. Melodia ha nascosto alle spalle dei giovani protagonisti della sua storia non è che il Leviatano di biblica memoria, e con il suo operato in questo romanzo viene chiarita la moltitudine di piccoli dettagli dei quali non si capiva bene la funzione. Anche l’aspetto e le caratteristiche psicologiche di Alma entrano a far parte di un quadro complessivo più ampio e risultano funzionali alla vicenda. Anzi, a questo punto la ragazza sembra fin troppo coinvolta emotivamente in situazioni che dovrebbero lasciarla molto più fredda, come freddo è il mondo di My Land.

Lasciano comunque un po’ di dubbi le modalità della scoperta, con Morgan che ricompare – quasi fosse un deus ex machina – solo quando la storia sembra giunta a un punto morto e che fa un po’ troppo il misterioso con il suo sapere ma non voler parlare. Per quanto per Alma la modalità della rivelazione sulla sua identità sia fondamentale, la giovane appare un po’ troppo fiduciosa nei confronti di qualcuno che conosce troppo poco, soprattutto se si considerano gli strani fatti di cui è stata protagonista nell’ultimo periodo. In questa scena si avverte un forte stacco, come se l’autrice si sia trovata in difficoltà a gestire il cambio di atmosfera del romanzo che, da giallo ambientato in un ambiente giovanile, vira improvvisamente verso il fantastico. I pochi indizi disseminati in precedenza in questo caso non aiutano molto, e tutta la scena della scoperta sembra artificiosa e poco realistica.

Superata la fase d’incredulità, più forte per il lettore che per Alma, la storia riprende con scioltezza il suo cammino verso una conclusione ricca di suspance e di interrogativi.

Come Buio, anche Ombra è narrato in prime persona da Alma, che narra usando il tempo presente. L’espediente consente un’immedesimazione totale con la protagonista, portando il lettore a scoprire le cose insieme a lei e a tremare con lei nei momenti di maggior pericolo. Lo stile fluido e scorrevole porta quasi sempre avanti la trama senza fatica malgrado le atmosfere cupe che dominano molte fasi della narrazione.