E due! Con Towers of Midnight appena pubblicato in lingua inglese sono due i romanzi della Ruota del Tempo ultimati da Brandon Sanderson dopo la prematura scomparsa di Robert Jordan. L’anno scorso era stata la volta di The Gathering Storm, la cui traduzione in italiano potrebbe arrivare già all’inizio del prossimo anno, mentre per A Memory of Light, volume conclusivo dell’epica saga, prende corpo l’ipotesi di una pubblicazione in lingua originale all’inizio del 2012.

Dopo un periodo di lavoro estremamente impegnativo, nel quale Brandon ha pubblicato anche The Way of Kings, il primo volume di una serie epica che alla fine dovrebbe essere costituita da dieci tomi, lo scrittore ha deciso di prendersi una piccola ma necessaria pausa per “ricaricare le batterie”. La sua intenzione è di dedicarsi nuovamente alla Ruota del Tempo dal prossimo mese di gennaio, cominciando con una rilettura dell’intero ciclo che dovrebbe richiedergli tre mesi. La sua ultima rilettura continuativa, un volume dopo l’altro, risale a tre anni fa, e visto che si è accorto di aver iniziato a dimenticare troppe cose ha deciso di fare un piccolo ripasso. Solo dopo riprenderà a scrivere, e anche se è possibile che riesca a completare A Memory of Light in tempo per vederlo pubblicare nel novembre del 2011, quella di febbraio 2012 gli sembra un’ipotesi molto più realistica.

Intanto, nell’attesa di un finale che si preannuncia grandioso, per la sesta volta consecutiva un romanzo della Ruota del Tempo ha esordito al primo posto nella classifica di vendite del New York Times. La coppia Jordan-Sanderson ha scavalcato The Confession di John Grisham, pubblicato la settimana precedente.

Per lanciare Towers of Midnight nel migliore dei modi Sanderson ha rilasciato numerose interviste, nelle quali si trovano tanti spunti interessanti.

Una delle cose che ha voluto sottolineare è come questo volume sia, rispetto al precedente, più fedele allo spirito della saga a causa della sua visione molto più ampia. In The Gathering Storm comparivano Mat, Perrin e Nynaeve, insieme a diversi altri personaggi, ma il centro della storia era focalizzato su Rand ed Egwene. Entrambi si erano trovati ad affrontare situazioni estremamente delicate ed era giusto dargli spazio, ma il mondo della Ruota è composto da centinaia di personaggi, e in questo tredicesimo tomo è proprio la ricchezza del mondo a tornare alla ribalta. E poiché si tratta del penultimo atto l’attenzione di tutti deve concentrarsi sugli eventi che sanno essere imminenti. Tarmon Gai’don, l’Ultima Battaglia, è iniziata, e il tempo per problemi di minore entità è praticamente finito.

Facendo un confronto con i volumi passati si potrebbe avvicinare The Gathering Storm ai primi tre romanzi – L’Occhio del Mondo, La Grande caccia e Il Drago rinato – incentrati principalmente su due sole trame e Towers of Midnight ai successivi – L’ascesa dell’Ombra, I fuochi del cielo e Il Signore del Caos – dal respiro più vasto. In quest’opera lui è stato impegnato a portare tutti personaggi lì dove avranno bisogno di essere all’inizio di A Memory of Light, e legare insieme le varie vicende è stata una sfida notevole.

Fra le difficoltà segnalate da Sanderson nella stesura della trilogia conclusiva c’è quella di ricordare e caratterizzare ogni singolo personaggio. Anche se conosce bene la storia perché la legge da quando aveva 15 anni – ora ne ha 35 – finché non si è trovato a doverci lavorare non ha mai dovuto fare i conti con le oltre 2.000 figure che vengono nominate.

Un semplice lettore rimane affascinato da alcune e può permettersi di guardare le altri in modo un po’ distratto, ma come scrittore lui deve conoscere le loro voci. E questo significa ricordare la loro storia passata, e capire quali siano le loro motivazioni e i loro obiettivi. Certo, per la maggior parte dei casi il semplice fatto che abbiano un nome che li identifica non significa che essi influenzino in modo significativo la trama, ma sono davvero tanti i personaggi che Brandon deve conoscere. Nei suoi romanzi è una cosa semplice perché è lui a decidere cosa sia giusto e cosa sbagliato, mentre qui deve fare parecchie ricerche per appurare particolari quali il modo di parlare della tale figura o le sue caratteristiche salienti.

Per entrare meglio nella testa dei vari punti di vista perciò legge sempre un po’ di pagine dedicate al personaggio su cui si sta accingendo a scrivere, e solo in seguito si siede davanti al computer per portare avanti la storia.

Un’altra straordinaria abilità di Jordan era legata alla sequenza cronologica degli eventi. I romanzi di Sanderson hanno una trama che segue perfettamente la linea temporale, con la sola eccezione di Elantris. Ma mentre lui ha giocato con il tempo in un unico volume, Robert lo ha fatto all’interno di una serie lunghissima, cosa che dimostra, una volta di più, la genialità dello scrittore scomparso. Era lui a tenere senza alcun aiuto la traccia di tutto, mentre Brandon ha avuto bisogno dell’assistenza di Maria, Alan, e di alcuni lettori selezionati che hanno letto il materiale in corso d’opera e hanno fornito utili suggerimenti.

Per quanto riguarda il materiale lasciato da Jordan si tratta di note molto disomogenee. In alcuni casi aveva scritto o dettato alcune scene in maniera completa, in altri aveva lasciato istruzioni molto dettagliate, in altri ancora aveva lasciato un personaggio in un punto, lo aveva ignorato per centinaia di pagine, e poi lo aveva fatto poi riapparire da tutt’altra parte, senza spiegare come avesse fatto ad arrivarvi. Immaginare cosa sia accaduto fra quelle due scene è stato compito suo, e in questo è stato validamente assistito dal “Team Jordan”: Harriet McDougal, Maria Simons e Alan Romanczuk, già collaboratori di Jordan da molti anni.

Circa la metà del materiale lasciato da Jordan per il prologo è confluito nel prologo di The Gathering Storm, l’altra metà in quello di Towers of Midnight, mentre l’altro materiale è confluito nei tre romanzi in parti più o meno uguali. Tanto per The Gathering Storm quanto per Towers of Midnight si è ritrovato ad avere un personaggio e la sua trama già delineati quasi completamente, mentre ha dovuto lavorare molto di più per l’altro.

Con A Memory of Light si aspetta un’esperienza di lavoro leggermente diversa perché la maggior parte del materiale lasciato da Jordan è dedicato alla conclusione della saga piuttosto che a un singolo punto di vista. La cosa più importante è che il momento principale, quello del BANG, è già stato scritto da Robert, e lui come lettore lo ha trovato estremamente soddisfacente. La sua convinzione è che sia ciò che tutti hanno sperato e atteso per anni senza sapere esattamente cosa stessero aspettando.

Una difficoltà imprevista è legata alle aspettative esistenti su questa saga. Quando realizza un’opera sua non deve preoccuparsi di nulla e di nessuno, tranne di scrivere ciò che gli sembra meglio. Se poi la risposta del pubblico è negativa non si preoccupa, perché gli piace tentare strade diverse. Qui non può farlo. In questo caso deve cercare di rimanere fedele alla visione di Jordan senza perdere sé stesso come scrittore, e rispettare le aspettative dei fan, persone che a volte hanno seguito la saga per una ventina d’anni. Il suo compito è realizzare il miglio libro possibile, ed è anche per questo che ha deciso di rallentare lievemente i suoi ritmi di lavoro.

Ma, evitando il più possibile gli spoiler, cosa contiene il libro? Sono molte le recensioni già apparse in inglese che iniziano a rispondere a questa domanda.Al suo interno si trovano episodi legati all’Ultima Battaglia innanzitutto, e chi ha letto The Gathering Storm può facilmente immaginare quale sia il punto di vista che si trova al centro degli eventi. Ci sono alcune scene importantissime attese dai lettori da parecchi anni. Ci sono nuovamente Perrin e Mat, quest’ultimo in ottima forma e tornato a essere, dopo un volume in cui non sembrava convincere del tutto, il personaggio fatto amare da Jordan a milioni di lettori. Con lui il significato della parola awesome (grandioso, fantastico, ma anche terrificante) viene ridefinito. Non c’è traccia, invece, dell’assassino di Asmodean, anche se le ipotesi dei fan sono ormai inarrestabili e arrivano a comprendere fra i possibili artefici del misfatto Bela, la cavalla di Rand all’inizio dell’Occhio del Mondo, e Vin, la protagonista della trilogia Mistborn firmata dallo stesso Sanderson.

La gran parte degli avvenimenti narrati in Towers accade dopo i fatti di The Gathering Storm, anche se con il punto di vista di Perrin si torna indietro nel tempo e tanti avvenimenti, anche se lo riguardano, non sono visti attraverso i suoi occhi.

Importante, in modo del tutto sorprendente, un episodio tenero e tragico allo stesso tempo legato a Olver, perché ogni vittoria ha sempre il suo prezzo da pagare, mentre una sequenza ambientata nel Rhuidean si prospetta di importanza pari a quella del viaggio nel tempo compiuto da Rand ne L’ascesa dell’Ombra.

Molte delle trame portate avanti da Il sentiero dei pugnali, Il cuore dell’inverno e Crocevia del crepuscolo, i volumi dal ritmo più lento nell’intera saga, rivelano qui la loro importanza. Quel che molti lettori temevano, cioè che Jordan stesse solamente allungando il brodo per scrivere più pagine, si rivela essere quindi la necessaria preparazione per alcuni eventi fondamentali. Così come sono frequenti i richiami ai primi tre romanzi, grazie ai quali il lettore è riportato al momento in cui ha iniziato a leggere la storia e ad amare i personaggi. La Ruota gira, e si riaggancia a tutti i fili lasciati indietro nel corso del tempo.

Per la prima parte il ritmo non sembra quello ottimale, gli eventi danno l’impressione di essere un po’ slegati fra loro mentre i personaggi non vanno da nessuna parte, ci sono ritardi seccanti ed episodi frustranti perché ormai i giochi sono fatti. Noi possiamo vedere il pugnale nell’oscurità, e conosciamo il pericolo.

Intanto, fra un climax e l’altro, continuano a comparire una moltitudine di dettagli che hanno reso grande la saga, da nuovi angreal a informazioni relative a Tel’aran’riod, Pietre Portali, Passaggi, Aelfinn ed Eelfinn, Padan Fain, l’Assassino e i gholam, fino a nuove visioni di Min e sogni di Egwene. Tutte informazioni interessanti e necessarie, ma che inevitabilmente rallentano il ritmo in un momento in cui si sente una notevole urgenza perché il Disegno sta andando in frantumi, e sta lottando per cercare di rimanere integro. Alcune cose devono accadere, e devono accadere ora. Cosa che, nella maggior parte dei casi, si verifica. Come il ritrovarsi di personaggi che si erano perso di vista parecchi libri fa e che ora si riuniscono nel tentativo di formare un fronte compatto per la Luce.

E poi ci sono scene stupefacenti, con un’escalation nella parte conclusiva del volume che rende quasi impossibile interrompere la lettura. Secondo Jason Denzel, autore del booktrailer e una delle persone alle quali il libro è dedicato, vengono dubbi circa la conclusione stessa della saga. La maggior parte dei lettori suppone una vittoria di Rand e compagnia all’Ultima Battaglia, magari con qualche morte eroica lungo il cammino. Towers of Midnight però mostra chiaramente che anche una vittoria potrebbe essere un disastro, e che la più nobile delle intenzioni potrebbe, per il famoso effetto della farfalla che sbatte le ali in un luogo lontano, lacerare il Disegno stesso. Questo è davvero l’inizio della fine.

Secondo Leigh Butler gli stili dei due autori sono differenti, e se Sanderson non ha la capacità descrittiva che aveva Jordan o il suo talento immaginativo, d’altra parte non cade nella tentazione di descrivere assolutamente tutto in estensivi, dettagliati e a volte inutili particolari.

La Butler, un’altra delle persone comprese nella dedica, è autrice di una recensione assolutamente priva di spoiler, nella quale compaiono solo quelle che lei definisce le sue reazioni viscerali. Sensazioni provate durante la lettura, tipo “Ok, finalmente, ho aspettato questo momento solo per quindici anni. È meraviglioso. Questo è – aspetta. Cosa sta succedendo… cosa stanno… oh merda”, “Wow, e giusto quando pensavo che non fosse possibile disprezzarvi di più. Simpatico lavoro che ROVINA TUTTO”, “Oh. Ehm. Così io ho interpretato tutto questo in modo sbagliato. Mi sento arrossire”, “Okay, così forse – forse – vi siete redenti un po’ qui, per il momento vi concedo di rimanere fuori dal mio elenco di porcherie. PER ORA”, “COSA? Questo è… questo è orribile. No, no, no, no, QUESTO NON SAREBBE DOVUTO ACCADERE, TEAM JORDAN, NON SPINGETEMI A FARVI DEL MALE. Ora ho bisogno di cucinare. E di un abbraccio. IO VI ODIO TUTTI. (Ma, ragazzi. Ottima scrittura fino a qui. Io non avrei voluto vedere ciò nemmeno in un milione di anni. P.S. IO VI ODIO ANCORA)”, “Santo cielo – che Momento Straordinario. Tutto è straordinario, gente! Io non credevo che questo fosse possibile”, “Oh, ti spiacerebbe MORIRE alla fine? Cosa serve, una maledetta bomba atomica?” “Aspetta, cosa è dannatamente appena successo? Sono così confusa. E quindi?” “HAHAHA IO LO SAPEVO PERFETTAMENTE HAHAHAHA” e così via.

Queste reazioni, a suo dire, sono semplicemente la superficie di ciò che ha letto, non più spiegarsi di più senza dire davvero cosa c’è nel romanzo. Semplicemente, lo ama. Lo ama davvero tanto. E Tarmon Gai’don sta per concludersi, qualunque cosa questo possa comportare.