Una scaletta di tutto rispetto quella dei Rhapsody Of Fire per il concerto di lunedì 28 febbraio 2011 all’Alcatraz di Milano: Dar-Kunor, Triumph Or Agony, Knightrider Of Doom, The Village Of Dwarves, Sea Of Fate, Guardiani Del Destino, Land Of Immortals, On The Way To Ainor, Dawn Of Victory, Lamento Eroico, Holy Thunderforce, Unholy Warcry, The March Of The Swordmaster, Reign Of Terror e la “ciliegina sulla torta” Emerald Sword.

Tutte canzoni indimenticabili per chi, con sfrenato entusiasmo, attendeva da ben nove anni il ritorno di questa mitica band power metal (o, per essere precisi, “film score metal”) sui palchi italiani. Bologna, Roma e Milano sono state difatti le tappe con cui il quintetto quasi interamente triestino ha voluto concludere il lungo tour europeo intitolato The Frozen Tour Of Angels.

L’obiettivo era quello di richiamare il nome dell’ultimo album (The Frozen Tears Of Angels, 2010, etichetta discografica Nuclear Blast), ma i brani più acclamati sono stati ovviamente quelli che hanno fatto la loro storia: Dar-Kunor è, assieme a In Tenebris, l’intro più riuscita sinora, sinfonica e maestosa, senz’altro degna di aprire le danze al concerto. Ma il vero esordio è stato affidato a Triumph Or Agony, cavallo di battaglia dell’omonimo disco, capace di dare lustro alle orchestrali tastiere di Staropoli e ai cori latini che impreziosiscono la voce di Lione in un ritornello coinvolgente e operistico. Knightrider Of Doom, The Village Of Dwarves, Sea Of Fate, Land Of Immortals, On The Way To Ainor, Dawn Of Victory, Holy Thunderforce, Unholy Warcry, The March Of The Swordmaster e Reign Of Terror sono invece le canzoni in cui il power metal più energico ha regnato incontrastato, trainato dall’abilissimo Luca Turilli e dai suoi assoli mozzafiato (essere davanti a lui, in prima fila sotto il palco, non ha prezzo!).

Ma è stato con le tracce scritte in italiano Lamento Eroico e Guardiani del Destino che il pubblico è andato in estremo visibilio, invogliando Fabio Lione a rivolgere più volte il microfono alla platea per cantare con lui dalla prima all’ultima nota.

Ha chiuso infine la serata l’ormai leggendaria Emerald Sword, manifesto del sopraccennato “film score metal” e motivo per il quale, tutto d’un tratto, i fan più sfegatati hanno sfoderato delle spade giocattolo che ho preso ripetutamente sulla testa nella loro speranza di farle sfiorare allo stupefatto Turilli.

Da menzionare l’ottima scenografia e il gioco di luci che accompagnava la band e in particolare Alex Holzwarth e Patrick Guers nel momento in cui entrambi hanno dato prova della propria bravura con dei magnifici assoli di batteria e di basso.

I gruppi che hanno fatto da spalla all’evento non sono stati da meno; soprattutto i Vexillum, italiani al 100 % che, accolti con fragore dal pubblico, si sono presentati armati di kilt e di tanta, tantissima voglia di dimostrare il proprio valore senza avere nulla da invidiare al più noto complesso symphonic metal austriaco Visions Of Atlantis.

Non si poteva davvero sperare di meglio da un evento simile. Dopo l’oscuro periodo di crisi durato più di tre anni che ha portato i Rhapsody Of Fire alla rottura con la vecchia etichetta discografica e allo stop forzato per la causa legale ancora in corso, si temeva non solo di assistere alla fine della loro decennale carriera con l’album Triumph Or Agony, ma anche di non poterli più ascoltare dal vivo. Chi ha creduto nella loro magia sino in fondo, però, ne è stato pienamente ricompensato. The Frozen Tour Of Angel non è stata una semplice tournée, ma la prova di come la band, nonostante gli anni passati lontano dal palco, resti tuttora una di quelle che dà maggiore lustro al metal nostrano.

E di questo non possiamo che esserne fieri.