Per usare un vecchio cliché ci sono due notizie, una buona e una cattiva. Quella buona è che HBO sta ultimando i preparativi per la messa in onda, a partire dal prossimo 17 aprile, di Game of Thrones, la miniserie televisiva tratta dal primo volume delle Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin. L’ultima mossa è stata quella di diffondere il poster ufficiale che ritrae Sean Bean seduto sul trono di spade. Un trono, come ben sanno coloro che hanno letto i romanzi, piuttosto scomodo per chi vi si siede sopra, e altamente pericoloso tanto per chi lo detiene quanto per tutti coloro che vogliono impossessarsene. E fa bene Sean Bean/Eddard Stark a essere pensieroso, perché la frase in rosso che è stata scritta sotto di lui dice il vero. Chi non vince è destinato a morire.

Quella cattiva riguarda l’elenco dei Paesi che trasmetteranno la miniserie, con tanto di emittente che ha acquistato i diritti e date di inizio delle trasmissioni. E scorrendo il lungo elenco alla fine si trova anche il nome dell’Italia, purtroppo posto nel gruppo di quegli stati nei quali non c’è alcuna garanzia di poter vedere Game of Thrones.

Gli stati con data di inizio ufficiale (in ogni caso compresa fra aprile e maggio) della trasmissione sono, oltre agli Stati Uniti, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Canada, Croazia, Danimarca, Finlandia, Gran Bretagna, Irlanda, Macedonia, Moldovia, Norvegia, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Romania, Serbia e Montenegro, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria.

Da maggio probabilmente sarà possibile vedere Game of Thrones anche in Argentina, Australia, Bahamas, Barbados, Belize, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, El Salvador, Giamaica, Guatemala, Haiti, Honduras, Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perù, Porto Rico, Repubblica Dominicana, Santa Lucia, Suriname, Trinidad, Uruguay, Venezuela e in una manciata di isole dell’America Latina. Il questi casi l’emittente è certa ma non la data di inizio delle trasmissioni.

Non è certa la data di inizio delle trasmissioni neanche per il prossimo gruppo di Paesi, anche se sarà un po’ più lontana nel tempo. I diritti però sono stati certamente acquistati da una delle emittenti locali. Si tratta di Bangladesh, Brunei, Cambogia, Cina, Corea del Sud, Filippine, Francia, Hong Kong, India, Indonesia, Israele, Macau, Malaysia, Maldive, Mongolia, Nepal, Pakistan, Papua Nuova Guinea, Singapore, Sud Africa, Sri Lanka, Tailandia, Taiwan e Vietnam.

L’ultimo gruppo, per i quali a volte è ipotizzata un’emittente che potrebbe in futuro acquistare i diritti, è quello degli stati nei quali non si sa se la miniserie verrà trasmessa. L’Italia è fra questi, e non c’è nemmeno l’ipotesi di un possibile acquirente. Ovviamente in questi casi non è minimamente ipotizzabile una data di inizio delle trasmissioni. Ci fanno compagnia nel gruppo Algeria, Austria, Bahrain, Belgio, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Estonia, Germania, Giappone, Giordania, Grecia, Groenlandia, Iraq, Kuwait, Libia, Malta, Mauritania, Marocco, Nuova Zelanda, Olanda, Oman, Portogallo, Qatar, Russia, Sudan, Tunisia e Turchia.

Sul fronte romanzo Martin fa sapere che King Kong sta ancora lottando, e che gli ha mostrato cosa sia la paura. Non proprio la migliore delle affermazioni, visto che tutti i fan vorrebbero vedere abbattuto il famoso gorilla o, per dirla in termini un po’ più normali, vorrebbero leggere che A Dance with Dragons è definitivamente terminato.

George spesso si rivolge ai suoi lettori con metafore, battute o allusioni, certo che chi ama la sua saga riuscirà comunque a capire ciò che sta scrivendo. E così ha scritto di aver legato l’ultima piovra in svariati nodi solo per ritrovarsene un’altra uscita dalle profondità. Il manoscritto è ormai trenta pagine più lungo di quello di A Storm of Swords ma non è ancora finito. Con una certa dose di frustrazione Martin dichiara tutto il suo odio per draghi, piovre e gorilla, ovvero per Targaryen, Greyjoy e un romanzo che sembra non voler finire mai. Ma, scrive con fermezza, lui continuerà a fare pressione su King Kong finché non lo avrà sconfitto. E in chiusura si chiede dove sia il suo maledetto biplano.