New Orleans, oggi. L'ex indagatore dell'incubo Dylan Dog (Brandon Routh) sembra deciso ad andare in "pensione anticipata": niente più creature sovrannaturali ma mariti fedifraghi e frodi assicurative. Quando però il padre della bella Elizabeth (Anita Briem) viene ucciso da un lupo mannaro e l'aiutante di Dylan, Marcus (Sam Huntington), subisce un'aggressione nell'appartamento dell'investigatore, sarà il momento giusto perché Dylan torni a indossare la sua inseparabile camicia rossa e cerchi di capire chi vuole spaventarlo per impedirgli di aiutare Elizabeth.

Questo il plot di Dylan Dog - Il film, trasposizione cinematografica di Kevin Munroe (Teenage Mutant Ninja Turtles) del fumetto di Tiziano Sclavi pubblicato in Italia da Sergio Bonelli Editore fin dal 1986. Eppure, in molte sequenze la pellicola di Munroe più che a Dylan Dog sembra far pensare a un episodio di Buffy l'Ammazzavampiri senza possederne l'originalità e l'alchimia tra i personaggi sullo schermo. Questa è forse la più grande pecca del film: l'incubo in cui Dylan Dog indaga avrebbe potuto (dovuto?) costituire un serbatoio infinito. E cosa decidono gli sceneggiatori? Che Dylan deve fronteggiare vampiri e licantropi. Una scelta facile oltre che scontata, visto il successo recentemente riscosso da tali figure fantastiche nel cinema e nella letteratura. 

Il film straripa di stereotipi: dai clan di lupi mannari ai locali notturni gestiti da vampiri, dagli umani drogati dal sangue di vampiro alle stesse cripte di Buffy. Il risultato è un pastiche tra la già citata cacciatrice di Sunnydale, i romanzi di Laurell K. Hamilton e quelli di Charlaine Harris. Persino l'ambientazione a New Orleans non può non richiamare le saghe di Anne Rice, nonostante la scelta di girare negli Stati Uniti sia imputabile soprattutto a questioni di budget. L'unica novità è rappresentata dall'introduzione del mondo fatto di vermi e pustole degli zombie, di cui entra a fare parte suo malgrado Marcus, amico e aiutante di Dylan, dopo la sua morte. Se alla sensazione di "già visto" aggiungiamo anche un paio di scene con pistole a due mani, una biondina che lotta contro i non morti in un cimitero, un'eminenza grigia che svelerebbe a metà film anche un bambino di dieci anni e un villain che sembra uscito (anche lui, sì) da un episodio di Buffy il gioco è fatto. 

Ed è un peccato, perché si vanifica la performance complessivamente dignitosa del terzetto di attori che interpretano Dylan, Elizabeth e Marcus; in particolare quest'ultimo si dimostra a suo agio nei panni di un cadavere in via di putrefazione. Buona anche la colonna sonora di Klaus Badelt, già più volte collaboratore con Hans Zimmer, che ha partecipato alla original sound track de Il Gladiatore e Pirati dei Caraibi. Carino anche il gioco di citazioni per cui un vampiro dormiente, uno dei più antichi, si chiama Sclavi e viene mostrato un poster del fratelli Marx in "sostituzione" della presenza di Groucho, che non è mai stato presente nell'edizione americana del fumetto a causa di questioni legali. 

Dylan Dog - Il film è - appunto - un film che nel tentativo di adattare una storia al mainstream d'oltreoceano, finisce con il perdere qualcosa, rivelandosi un prodotto in grado di deludere i fan del fumetto e incapace di catturare l'interesse dello spettatore profano, perdendo entrambi i target a cui si era originariamente puntato.