Ryan e Morten sono appena tornati nel loro mondo dopo aver sconfitto l’Ingannatore quando si rendono conto che Milla è in pericolo. Il pezzo che la rappresenta sulla Scacchiera, la figura del Ladro Nero, si sta sgretolando, segno che la ragazza è in pericolo di vita. Per impedire che muoia non rimane che una soluzione: tornare indietro e fare tutto il possibile per salvarla.

Miki Monticelli aveva chiuso La Scacchiera Nera con una vittoria, ma l’Ingannatore era davvero morto? Fin dal suo nome questa figura oscura ci aveva avvertiti che con lui non si può mai essere sicuri di niente e molti pezzi, come il Cavaliere dell’Aria, non erano nemmeno entrati in gioco. Così ecco il nuovo viaggio, stavolta compiuto non in maniera inconsapevole ma per scelta, per salvare un’amica.

I ragazzi non rifiutano più i loro ruoli, e anche se ancora non comprendono a fondi i propri poteri cercano di sfruttarli al meglio per la nuova, difficile missione che li attende: trovare la tomba del Ladro Nero per consentire a Milla di tornare nel nostro mondo e continuare a vivere prima che la ferita che le è stata inferta possa rivelarsi fatale.

Il romanzo è incentrato sul viaggio dei tre ragazzi, per alcuni tratti accompagnati da amici vecchi e nuovi. Ci sono inganni di ogni tipo sul loro cammino, pericoli, mostri, dubbi e ricordi da affrontare con uguale determinazione. Purtroppo il libro è lievemente più debole di quello che lo aveva preceduto.

L’ironia e l’irriverenza che avevano caratterizzato la narrazione di Ryan vengono spesso meno, e la sensazione di freschezza donata dalla Scacchiera Nera va perduta. Il lungo viaggio poi sembra poco più di un accumulo di problemi che altro. Nessuno si aspetta che in viaggio come quello intrapreso dai protagonisti si possa svolgere con facilità, ma qui c’è lo schema eccessivamente ripetuto dell’arrivo in un nuovo luogo, dell’incappare in un problema imprevisto – ma tanto lo sanno tutti, protagonisti compresi, che ogni tappa del viaggio presenterà un problema – della soluzione del problema, magari grazie all’incontro con qualcuno che si rivelerà determinante, e della partenza verso una nuova tappa. Il ritmo è regolare, senza mai un guizzo che faccia aumentare l’emozione, o una pausa per riprendere fiato. Non che ci sia davvero bisogno di riprendere fiato visto quanto tutto scorre tranquillamente, anche in una scena di lotta notturna che dovrebbe invece essere drammatica. La sensazione finale è di piattezza.

Il guizzo, che risolleva un romanzo fin qui un po’ deludente, è nel finale. Si svelano finalmente i misteri legati alla strana aggressione subita da Milla, e si scopre che, dopotutto, l’Ingannatore è riuscito a ingannare protagonista e lettori e a sferrare un colpo notevole.

Scrivere un buon primo volume di una saga non è semplice. Scrivere un buon secondo volume è ancora meno semplice, perché bisogna mantenere le aspettative create dal primo senza però avere il vantaggio della sorpresa e della possibilità di stupire il lettore con un mondo tutto nuovo da esplorare. Date le premesse ci sono cose che possono essere fatte e cose che, al contrario, non possono essere fatte, e dover rispettare quanto già scritto può essere un limite difficile da rispettare. La Monticelli fatica, non perde in scorrevolezza ma non riesce a donare al libro quel tocco originale che invece aveva contraddistinto il primo romanzo. Il finale, però, lascia ben sperare per un terzo volume pieno di tensione. Vedremo.