La Trilogia di Fionavar è una storia d'ampio respiro, come si è potuto vedere, profonda e toccante in ogni suo aspetto. Ma quanto scritto non rende giustizia alle emozioni che riesce a suscitare e alla magia che sorge dalle sue pagine.

Si rimane commossi di fronte al rapporto tra Finn e Darien, un bambino costretto a fare da padre a un altro bambino per la mancanza di figure adulte maschili, unica guida nella crescita di un piccolo quando ancora non si è finito di crescere; una crescita che deve avvenire in fretta, perché la guerra non aspetta nessuno.

Non si può rimanere distaccati nel leggere le parole del Canto di Rachel, un canto scritto per un amico, capace però con l'evolversi delle vicende di rivelare una profonda verità personale di cui ci si deve ancora accorgere appieno.

"Amore, ricordi ancora

Il mio nome? Mi sono perso

Quando l'estate si è trasformata in inverno,

Colpita dal gelo.

E quando giugno diventa dicembre

È il cuore a pagarne il prezzo." (4)

È toccante scoprire quale fato lo lega a Paul e perché sia per lui impossibile terminarne l'ascolto: un dolore, un senso di colpa così profondo che non ricerca né redenzione né perdono, ma punizione per il semplice fatto d'essere umano e pertanto possidente dei limiti. Ancora più toccante è scoprire come le metafore usate nella canzone non indichino solo lo stato d'animo di una persona che ha perso quanto ha di più caro, ma siano la profezia di una vita che trova il suo vero compimento come succede a Kevin.

Un brivido corre nelle ossa mentre si sente la pelle d'oca far rizzare i peli quando tra le pagine del libro si leva il grido squillante "«Per il Cinghiale Nero! Per l'onore del Cinghiale Nero!»" (5), un grido di sfida, di ribellione, di andare contro le regole e il fato avverso, perché non esistono storie già scritte, che si ripetono, perché la volontà di un uomo può cambiare il corso della storia e di altre vite.

Un moto d'esultanza s'eleva quando Lancelot du Lac entra nel boschetto illuminato dalla luna e si contrappone al demone Curdardh, impedendo al guardiano di Pendaran di compiere il compito per il quale è stato chiamato dagli spiriti della foresta.

Un fremito s'avverte quando si legge dello scontro sotto l'Albero dei Re tra Cavall, il Compagno, il fedele amico dell'uomo, e il Signore dei Lupi, una lotta che fa tornare alla memoria una battaglia che perde le sue radici nell'antichità, una battaglia che fa eco a quella narrata da Tolkien tra Huan, il grande cane di Balinor, e Carcharot, il grande lupo di Angband.

Stesso fremito che s'avverte nello scoprire la verità legata al Lokdal e alla parte che avrà nell'atto conclusivo delle vicende di Fionavar. Chi colpisce con questa lama senza l'amore nel cuore morrà con certezza. Chi uccide con amore può fare della propria anima un regalo a colui che è segnato con il disegno dell'elsa (6).

Di nuovo l'amore fa provare strazio quando vengono pronunciate le parole «Se solo mi avesse amato! Avrei potuto splendere così luminoso!» (7), facendo riecheggiare una pena, un tormento antico che per anni non hanno fatto altro che desiderare la fine d'ogni cosa.

Si potrebbe parlare a lungo dell'opera realizzata da Kay, grande narratore e attento selezionatore delle parole come fa un poeta per dare vita al suo componimento, capace di dare alla trilogia un linguaggio lirico, evocativo, come se si fosse in presenza di un bardo del passato che allieta le corti di re e regine. E sarebbe davvero un piacere farlo, ma ciò non riuscirebbe appieno a trasmettere la bellezza e la profondità di questa trilogia, come invece lo è prenderla tra le mani e cominciare a leggerla, lasciandosi trasportare all'interno del mondo di Fionavar come Dave, Paul, Kevin, Jennifer e Kim hanno fatto: e' giunto il tempo di seguire Loren Manto d'Argento e farsi prendere dalla magia che lui e il mondo cui appartiene sono capaci di creare.

(1) Vangelo di Marco 10, 17-22

(2) Guy Gavriel Kay, The Darkest Road, 1986, trad.it. Il Sentiero della Notte, Milano, Sperling & Kupfer, 1994, pag. 124.

(3) Guy Gavriel Kay, The Summer Tree, 1984, trad.it. La strada dei Re, Milano, Sperling & Kupfer, 1993, pag. 137.

(4) Guy Gavriel Kay, The Wandering Fire, 1986, trad.it. La Via del Fuoco, Milano, Sperling & Kupfer, 1993, pag. 272.

(5) Kay, Il Sentiero della Notte, pag. 318.

(6) Kay, Il Sentiero della Notte, pag. 200.

(7) Kay, Il Sentiero della Notte, pag. 388.