Un mese fa avevo piantato un paletto nel cuore dell’unico uomo che avessi mai amato. Fortunatamente, oppure no a seconda del giorno e del mio umore, non era bastato ad ucciderlo.

Mi trovai a capo di una banda di veggenti e ammazza demoni all’alba dell’Apocalisse. È venuto fuori che un bel po’ di quelle stronzate da profezia Biblica sono vere.

Considero sia strano che spaventoso essere stata scelta per guidare la battaglia finale tra le forze del bene e del male. Fino a un mese fa non ero altro che un’ex poliziotta diventata barista.

Oh, ed ero sensitiva. Sempre stata.

Non che essere sensitiva mi fosse mai servito a qualcosa, tranne perdere l’unico lavoro che volevo – essere una poliziotta – e anche l’unico uomo, il suddetto estremamente-duro-da-uccidere Jimmy Sanducci. Avevo anche fatto uccidere il mio partner, cosa che dovevo ancora perdonarmi malgrado l’insistenza della moglie che non era stata colpa mia.

Nel tentativo di pagare un debito che non avrei mai potuto veramente saldare, avevo preso il lavoro di barista del primo turno in una taverna di proprietà della vedova, Megan Murphy. Ero anche diventata amicissima della donna. Non riesco a capire esattamente come.

Dopo la rissa totale di morte e distruzione del mese precedente, ero tornata a Milwaukee per tentare di capire cosa fare. Tre quarti dei miei soldati dell’apocalisse erano morti e il resto si nascondeva. Non avevo modo di trovarli, nessun modo nemmeno di sapere chi diavolo fossero. A meno di trovare Jimmy. Tutto si stava dimostrando più difficile di quello che pensavo.

Perciò, mentre passava il tempo e aspettavo il lampo sensitivo che avrebbe reso tutto chiaro, tornai a lavorare al Murphy. Una ragazza deve mangiare e pagare il mutuo. Incredibilmente, essere il comandante delle forze soprannaturali del sole brillante – sto scherzando, in realtà ci chiamiamo la Federazione – non includeva uno stipendio.

La notte in cui si scatenò l’inferno – di nuovo – stavo facendo un doppio turno. Il barista della sera aveva un brutto attacco di “preferisco andare al Summerfest”, e io non potevo uscire alla fine delle mie ore regolari e lasciare Megan da sola con la folla dell’ora di cena.

Non che ci fosse poi questa gran ressa. Il Summerfest, il famoso festival musicale sul lago di Milwaukee, attirava la maggior parte dei festaioli. Qualche poliziotto fuori turno entrava, di tanto in tanto nel nostro locale – erano la principale clientela di Megan – ma in realtà il Murphy era un mortorio come non lo avevo mai visto. Diavolo, il posto era vuoto. Il che rese facile per la donna che apparve al tramonto attirare la mia attenzione.

Entrò camminando su tacchi pericolosamente alti – alta anche lei, snella e scura. I suoi capelli erano tirati su in un elegante nodo che non sarei mai riuscita a imitare, anche se i miei arrivavano sotto la nuca. Il vestito bianco faceva scintillare nella penombra la pelle bronzea e il pendente di rame rivelato dalla scollatura vertiginosa della sua giacca.

Megan diede un’occhiata, roteò gli occhi e si ritirò in cucina.

I vestiti, i tacchi, la carrozzeria di questa donna urlavano “succhiasangue”. Nel mio mondo c’era sempre la possibilità che il termine fosse letterale. Quando ordinò un Cabernet quasi le risi in faccia.

- Con quel vestito? - chiesi.

Le sue labbra si curvarono; le sue sopracciglia perfettamente curate si alzarono oltre la montatura degli occhiali fotocromatici da sole, che dovevano ancora schiarirsi anche se era al chiuso. Potevo vedere solo l’ombra dei suoi occhi dietro le lenti. Castani, forse neri. Decisamente non blu come i miei.

Gli zigomi e il naso indicavano tracce di sangue Nativo Americano da qualche parte nel suo passato. Anche se probabilmente lei conosceva le sue origini, io non conoscevo le mie. Chi ero stata prima di diventare Elizabeth Phoenix era un mistero per me quanto l’identità dei miei genitori.

- Pensi che ne verserei anche solo una goccia? - mormorò, con voce fumosa.

Come faceva qualcosa a suonare come fumo? Non avevo mai capito quel termine. Ma appena lei parlò, mi divenne immediatamente chiaro. Suonava come una foschia grigia e calda che può ucciderti.

- Sei di queste parti? - chiesi.

Il Murphy, posto al centro di un’area residenziale, non era esattamente un’attrazione turistica. Il luogo era vecchio come la città ed era stato una taverna per tutta la sua vita. Ai vecchi tempi, i padri finivano il loro turno in fabbrica, poi si fermavano per una birra prima di tornare a casa. Tornavano dopo cena per guardare la partita, o si ritiravano qui se avevano litigato con la moglie o si erano stufati delle urla dei bambini.

Questi edifici si trovavano in tutta Milwaukee, anzi, in tutto il Wisconsin. Bar, casa, bar, casa, casa, casa, un altro bar. A Friedenberg, dove vivevo, circa venti miglia a nord dalla città, c’erano cinque bar nel villaggio, che era appena un miglio quadrato. Camminare più di un isolato per una birra? Era una cosa che non si faceva.