E' stata pubblicata anche in Italia Eowyn Ivey, che nel 2009 esordì con il romanzo fantasy La bambina di neve (The Snow Child): una fiaba moderna leggera e delicata come un fiocco di neve, ma anche un romanzo duro e umano che ritrae un mondo bello ma pericoloso.

Mabel e Jack, sposati da tempo, vivono in una fattoria isolata dell'Alaska degli anni '20, immersi nella brutale meraviglia del paesaggio più incontaminato. Ogni giorno per loro è una sfida continua ed estenuante per la sopravvivenza nella natura selvaggia, e ora che si avviano verso la vecchiaia Mabel ha il grande cruccio di non avere avuto figli.

Il primo giorno d'inverno, però, sotto una fitta nevicata, i due per un poco dimenticano le difficoltà e gli anni e per gioco costruiscono un pupazzo, una bambina di neve.

La mattina successiva, uscendo di casa, Jack scopre che il pupazzo è scomparso. In lontananza, una bimba bionda corre via tra gli alberi.

La piccola si chiama Pruina, e tornerà a visitare Jack e Mabel più volte, accompagnata da una volpe rossa o arrivando alla radura dopo la caccia nei boschi, come uno spirito dell'inverno che ha sempre abitato quei luoghi, e loro finiranno per amarla come la figlia che non hanno mai avuto. Ma, presto o tardi, dovranno fare i conti con la realtà: scoprire chi è davvero Pruina, e imparare che il destino può regalare e togliere con la stessa inspiegabile imprevedibilità.

La quarta

Alaska, 1920. Un luogo incontaminato e brutale. Specie per Jack e Mabel, giunti in questo territorio selvaggio da lande molto meno aspre.

La coppia, un po' avanti negli anni, e senza figli, ha una vita dura, col lavoro atroce alla fattoria. Mabel, in particolare, oppressa dal rammarico di non avere figli, è sull'orlo della disperazione.

La prima notte d'inverno Mabel e Jack tornano per un momento ragazzi e, tirandosi palle di neve, finiscono per costruire un pupazzo. Che prende la forma di una incantevole bambina di neve.

Ma al mattino non c'è piú nulla. E, in lontananza, una bimba bionda corre via tra gli alberi.

La piccola, che dice di chiamarsi Pruina, torna piú volte da loro. Pare una creatura dei boschi. Va a caccia di animali con a fianco una volpe, del tutto a proprio agio nelle lande innevate, è in grado di sopravvivere nell'asprezza dell'Alaska. Ma quale che sia la vera natura di Pruina, la bimba sembra destinata a cambiare per sempre la vita di Mabel e Jack.

L’autrice

Eowyn Ivey è cresciuta in Alaska dove vive col marito e le figlie. Il suo nome, Eowyn, è un omaggio al personaggio de Il signore degli anelli di J. R. R. Tolkien.

Prima di lavorare in una libreria indipendente nella quale cerca di trovare il libro giusto per il lettore giusto, ha scritto per l'«Anchorage Daily News» e l'«Alaska Magazine».

Un estratto

La neve fresca ricopriva il terreno e luccicava e brillava argentea al chiaro di luna. La stalla e piú in là gli alberi sembravano sagome indistinte. Ai margini del bosco, lo vide di nuovo. Un bagliore azzurro e bianco. Era ancora intontito dal sonno. Chiuse gli occhi lentamente, li riaprì e cercò di mettere a fuoco. Eccola lí. Una minuscola figura che sfrecciava tra gli alberi. Era una gonna quella che le copriva le gambe? Una sciarpa azzurra al collo, e capelli bianchi che le ricadevano sulla schiena. Esile. Rapida. Una bambina. Che correva ai margini della foresta. E che poi svaní tra gli alberi.

Jack si strofinò gli occhi con il palmo della mano. Non aveva dormito abbastanza. Doveva essere per quello. Troppe giornate interminabili. Si allontanò dalla finestra e infilò gli scarponi, lasciandoli slacciati. Aprí la porta e l’aria gelida gli tolse il respiro. La neve crepitava sotto le suole mentre si avviava verso la catasta della legna. Fu solo mentre stava tornando con un mucchio di legna di betulla spaccata fra le braccia che si accorse della loro bambina di neve.

Posò la legna a terra e con le braccia libere si diresse verso il pupazzo. Al suo posto c’era un mucchietto disordinato di neve. I guantini e la sciarpa erano spariti. Spinse da parte la neve con la punta dello scarpone.

Un animale. Forse ci era finito in mezzo un alce. Ma la sciarpa e i guantini? Un corvo o una ghiandaia, forse. Era risaputo che certi uccelli selvatici rubano gli oggetti. Girandosi, si accorse delle orme. Il chiaro di luna illuminava le cavità. Le impronte affondavano nella neve, partendo dalla capanna in direzione degli alberi. Si chinò a esaminarle. La luce blu-argentea era fioca, perciò sulle prime non si fidò dei propri occhi. Un coyote, o magari una lince. O qualcos’altro. Si chinò ancora di piú e toccò l’orma con la punta delle dita nude. Impronte umane.

Minuscole. Come quelle di un bambino.

Eowyn Ivey, La bambina di neve (The Snow Child, 2009)

Traduzione Monica Pareschi

Einaudi, collana Stile Libero Big, pagg. 409, euro 19,00

ISBN 978-88-06-20908-7