I

In principio fu Dio

Dio. Questa è la prima parola che compare in uno scritto «ufficiale» di Saint-Exupéry. Apre un distico composto da Antoine ancora bambino, in occasione di un compleanno della madre:

Dio t’ha dato la grazia e la beltà E tu ci ami teneramente, che felicità!2

Dello stesso periodo è una quartina che Antoine ripete come un ritornello, insieme al fratello e alle sorelle, quando viene a trovarli il parroco di Saint-Maurice-de-Rémens, il paesino dell’Ain non lontano dal confine con la Svizzera dove i Saint-Exupéry trascorrono le vacanze, ospiti presso il castello della zia materna Gabrielle de Lestrange, contessa di Tricaud. Ecco i versi nell’originale francese, per coglierne le rime baciate:

M’sieu l’curé, cirez vos bottes

Pour venir nous marier

Car chez nous l’amour, I’trotte

Comme les rats au grenier3

Signor curato, lucidate gli stivali

Per venire a sposarci

Che da noi l’amore trotta

Come i topi nel granaio.

Tonio – così chiamano in famiglia Antoine – è un bel fanciullo dai grandi occhi scuri, dai riccioli d’oro e dal portamento aristocratico; un vero piccolo principe. Anzi, un «Re Sole», stando al nomignolo che si guadagna grazie al suo aspetto e al suo portamento. Ha una personalità forte, attira la compagnia e vi si pone al centro. L’impetuosità del carattere, che a volte sfiora l’arroganza, è ammorbidita da una naturale gentilezza. Quando passeggia per i viottoli di campagna sta attento a non calpestare i bruchi, porta al guinzaglio una tartaruga e si arrampica sui pini per cercare di addomesticare le tortorelle. Da grande, nel deserto, darà da mangiare alle gazzelle. E il piccolo principe nutrirà la volpe.

La sua famiglia, di solida tradizione cattolica, gli trasmette la dottrina così come viene intesa in quel contesto sociale. Il padre, Jean, è ispettore presso la compagnia di assicurazioni fondata da nonno Fernand, conte di Saint-Exupéry. Il casato ha le sue origini nel Limosino, dove è menzionato fin dal XIII secolo. La mamma, Marie Boyer de Fonscolombe, di dodici anni più giovane del marito, appartiene a sua volta a una nobile famiglia della Provenza.

È cresciuta nel castello di La Môle, vicino a Saint-Tropez, dove la vita si svolgeva secondo antiche regole patriarcali. Ma è una donna aperta e sensibile all’arte e alla religione.

Il primo figlio maschio dei Saint-Exupéry viene al mondo il 29 giugno del 1900, alle 9.15 del mattino, nella casa lionese di rue du Peyrat, oggi rue Alphonse Fochier. La coppia ha già due bimbe:

Marie-Madeleine, detta Biche o anche Mimma, di tre anni; e Simone, detta Monot, di due anni.

Tenuto conto delle profonde convinzioni religiose della famiglia, l’arcivescovo di Lione dà l’autorizzazione a effettuare il giorno dopo, 30 giugno, un ondoiement, cioè una sorta di battesimo d’emergenza, in attesa che si svolga la cerimonia solenne e ufficiale, che ha luogo il 15 agosto 1900, festa dell’Assunzione, nel castello di Saint-Maurice. Il prete del villaggio, François Montessuy, impone al piccolo i nomi di Antoine, Jean-Baptiste, Marie, Roger, Pierre. 

Padrino è lo zio Roger de Saint-Exupéry, capitano di fanteria; madrina è la prozia materna, Alice Boyer de Fonscolombe, che però è impossibilitata a presenziare al rito e si fa rappresentare dalla nipote Madeleine, sorella minore di Marie. Tutto avviene secondo le etichette nobiliari. Al rinfresco, in giardino, ci sono almeno 300 persone. In pratica, tra invitati e domestici, sono presenti quasi tutti gli abitanti di Saint-Maurice.

Il luogo della cerimonia battesimale è anche il luogo magico dell’infanzia di Tonio. La famiglia diviene sempre più numerosa.

Nel 1902 nasce François e l’anno dopo la sorella più piccola, Gabrielle, detta Didi o Diche. Sarà l’unica ad avere figli e una volta sposata ricreerà la stessa atmosfera giocosa di Saint-Maurice nella tenuta di Agay, sulla Costa Azzurra, che diventerà infatti il rifugio preferito di Antoine da adulto. A Lione, ad ogni fine di maggio, Madame de Saint-Exupéry e i suoi figli salgono sul piccolo treno a vapore che li porta 50 chilometri più a ovest, alla stazione di Leyment. Di qui su un carretto percorrono l’ultimo breve tratto, lungo una stradina serpeggiante e polverosa, tra campi e vigneti. 

Un grande portale in ferro incorniciato di tigli introduce al castello.

Vi restano di solito fino a settembre, ospiti dell’accogliente e severa padrona di casa, la Tante Gabrielle. Era stata lei, del resto, a combinare il matrimonio tra Jean e Marie nel 1896 durante una delle feste che teneva nel palazzo di place Bellecour, a Lione. Gabrielle de Lestrange è una signora di circa settant’anni, vedova da più di tre lustri. Segnata dalla perdita in tenera età della sua unica figlia, morta per una difterite, ha riversato attenzione ed affetto sulla nipote Marie, mentre regna con polso fermo sulle proprietà lasciatele dal marito. È un mondo agricolo e provinciale, dove ognuno mantiene il ruolo ereditato dai genitori e lo considera un destino voluto da Dio. La contessa, a un tempo generosa e tirannica, è la massima autorità del villaggio e nessuno s’azzarderebbe a contestarla. Veste sempre di nero e cammina aiutandosi con un bastoncino a canna.