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Avrai cura delle armi, non passerai un solo giorno inoperoso, mai trascurerai l’arte della guerra, mai ti impegnerai in qualcosa che non porta cubi alla carovana.

Dodicimila soldati, forse di più. Su N’il non c’era una guarnigione regolare così grande, compatta e organizzata. Le squadre a cavallo erano poche, ma i Dharca per tradizione combattevano più agevolmente a piedi. L’intera colonna era una grande armata che si muoveva lenta, come fosse un solo grande essere vivente, protetta da squadre esterne e vedette. Giovani e veterani insieme. Ogni Dharca iniziava l’apprendistato servendo la carovana e terminava il servizio con la stessa mansione, dopo un lungo servizio sui campi di battaglia.

Al centro, nel cuore Maruj, viaggiavano tre carri enormi, larghi, ognuno sormontato da una struttura a due piani e un corto pinnacolo da cui proveniva fumo nero. Erano quelli i ricettacoli del grande tesoro che i mercenari accumulavano in eterno, senza mai vederlo, senza mai goderne, morendo su campi di battaglia impregnati di sangue.

Lì è il calderone delle offerte, pagate con la carne dei fratelli, pensieri velenosi, di nuovo. Fino a quando dovranno portare alla carovana il proprio guiderdone i Dharca combatteranno. Akeo, ventre a terra, spiava l’immensa colonna umana.

Al seguito dell’armata stava un vasto assembramento cavalli, carri, bighe coperte di teli, una massa enorme e disordinata. Ogni esercito abbisognava di fabbri, concieri, sellai, spellatori, affilatori, taglialegna, pescatori, taumaturghi, metallurghi, bestiatori, corazzai, falegnami, erboristi, cordai, sarti, purificatori d’acqua, esperti di decotti, cacciatori, mastri di spezie. Era la seconda carovana, quella che si nutriva della prima. Nati per la guerra, i Dharca parevano del tutto inabili nelle altre arti. I gregari della carovana erano mercanti e tagliagole, ma nessuno di loro sarebbe mai stato così folle da nuocere alla grande bestia che dava loro cubi in cambio di cibo e servigi. Commerciavano con i Dharca a strettissimo contatto ma sempre stando ai limiti dell’armata, senza mai avanzare una benché minima domanda sui tre carri del corpo principale.

Il percorso della carovana lungo l’Anello di N’il sembrava del tutto casuale, ma di certo, in alcuni tratti, questa svaniva o diventava irraggiungibile. Persino la carovana mercantile non era in grado di ritrovarla se non dopo molti mesi.

Akeo ricordava vagamente di provenire da un’altro posto e di essere giunto in quelle terre tramite la carovana, come tutti, non serbando alcuna memoria nitida di un prima della propria presa di servizio. Sapeva che i messi conducevano ai tre carri i tesori provenienti dalle comande, oltre ai Dharca feriti, mutilati oppure ormai troppo vecchi per poter continuare. I feriti tornavano, forti, sanati, pronti a combattere di nuovo. Nessuno conosceva il fato degli altri.

Dove sono i vostri anziani? Quei pensieri, di nuovo. Cosa se ne fanno? Un mercenario vecchio e inabile a cosa può servire? Tu lo sai, lo hai già immaginato.

Protetta da un’armata Dharca, la carovana Maruj aveva ceduto solo una volta sotto i colpi delle armi nemiche. Gli avidi succhiatori di spore che governavano le cittadine di Elem e Chelem organizzarono un grande esercito, armandolo con ogni diavoleria alchemica che i Grandi Jabbar riuscirono a mettere insieme. Il mito del tesoro errante li aveva fatti impazzire. L’agguato avvenne nella pianura di Talom. In un rapporto di tredici mercenari per ogni soldato Dharca, la carovana Maruj, già decimata dai lanciatori di fuoco verde e occhi di drago, venne spazzata via. Sconfitta. Per la prima volta nella storia di N’il.

I governanti ebbero però un’amara sorpresa: i grandi carri blindati collassarono su sé stessi avvolti da spire nere. Tra i resti non fu trovato nulla.

Mesi dopo, la più grande armata Dharca mai vista dall’uomo parve comparire dal nulla e spazzò via l’insediamento di Elem in un solo giorno. Ogni singolo abitante, dal primo governante al più incolpevole dei giovani, fu sistematicamente torturato a sangue per sette notti di fila. L’avamposto fu ridotto a cenere e sulla cenere venne sparso sale. Lo stesso avvenne per Chelem. La sete di sangue dei Dharca si estinse solo dopo che anche l’ultima compagnia mercenaria presente a Talom fu trovata e trucidata. Un monito per tutti.

La notte aveva avvolto la carovana con un manto umido e freddo.

Grandi tende e fuochi da campo furono predisposti tutt’intorno al cuore Maruj. Il numero delle sentinelle di ronda era ragguardevole. Le squadre a cavallo, veloci e rapide, si sarebbero alternate in perlustrazione. L’armata, anche se a riposo, era ben lungi dall’essere un animale domato.