Martin Mystère compie 30 anni. Il personaggio ideato da Alfredo Castelli arriva a un traguardo ragguardevole. L'albo di debutto dell'aprile 1982, Gli Uomini in Nero, fu sia il punto di partenza di una nuova avventura editoriale, che il punto di arrivo di un processo creativo iniziato nel 1975.

In un redazionale dell'albo sono ben spiegati dallo stesso Castelli tutti i passaggi che hanno portato dalla prima versione del personaggio, con il nome Allan Quatermain scelto per omaggiare l'avventuriero protagonista di Le Miniere di Re Salomone, fino al definitivo Martin Mystère, pertanto non li ripeterò.

Ho scritto più volte che Martin Mystère è un "fumetto dei fumetti", perché nei 320 numeri della collana regolare, alla quale si aggiungono albi speciali, fuori serie e spin off vari, sono stati trattati praticamente tutti i generi. Dall'avventura pura, al fantastico in tutte le sue forme, al thriller, all'action, con qualche digressione nell'horror etc etc.

La storia contenuta in questo albo celebrativo è un omaggio a questo modo di concepire la narrazione, senza un confine netto tra i generi.

Castelli e Alessandrini omaggiano tutti i loro padri putativi, tutte o quasi le loro fonti d'ispirazione, già onorate e citate parecchie volte durante questi 30 anni. La differenza è che quest'albo presenta una densità di citazioni e omaggi non di una o due per 164 pagine, bensì di almeno due o tre per pagina!

Ne segue una storia che è una emozionante fonte di cliffhanger, di situazioni paradossali e mirabolanti, di tanto, ma tanto divertimento insomma.

La logica è quella di un mondo alternativo del già immaginario mondo del personaggio. Una operazione simile a quella dei "What if?" marvelliani, o degli Elseworlds della Distinta Concorrenza. I personaggi noti della saga, dal BVZM (Buon Vecchio Zio Marty), Diana, Java, Travis, Angie nonché l'arcinemico Sergej Orloff sono gli interpreti di una avventura che ha tutto il sapore delle avventure pulp che venivano pubblicate nel periodo in cui è ambientata, quegli anni '30 che in un redazionale Castelli definisce come "l'età d'oro dei romanzi di avventura".

C'è poco altro da dire, ci sono un eroe avventuriero, uno o  più cattivi,  un poliziotto, una bella, una bellissima, una spalla buona che ruba lo spazio all'eroe, tanti pericoli, tanti colpi di scena, emozioni e un pizzico di erotismo. Gustateveli come se saliste su una giostra. Se Castelli ha dato il suo meglio nella storia, Alessandrini lo segue con la sua solita perizia grafica.

Già la prima storia rende quest'albo meritevole di essere considerato un degno festeggiamento. Ma ogni festa ha la sua torta, e ogni torta ha la sua ciliegina o la sua guarnizione. In questo caso a degno completamento del festeggiamento ci sono 66 pagine in più, che presentano una versione inedita del primo albo della serie, il già citato Gli Uomini in Nero.

Quali siano le caratteristiche e la gestazione di questo albo lo racconta l'autore in un redazionale, che vi invito ovviamente a leggere.

L'unica particolarità che sottopongo alla vostra attenzione  è il nome del protagonista della storia, annunciato in copertina, ossia Doc Robinson, che per poco non fu quello definitivo del personaggio.

Questa versione della storia, pur nelle sue piccole differenze, mantiene tutti i pregi e i difetti della storia che poi fu pubblicata. C'è da dire che se dopo trent'anni sono qui a scrivervi di Martin Mystère, la storia presentava più pregi che difetti.  E lo confermo. E' ancora più che piacevole da leggere e invita alla rilettura dell'originale, che conservo con venerazione nella mia biblioteca.

Tanti auguri Martin Mystère.