Sopravvissuti,– in cui resta il sapiente tratto thrilling tipico di Morgan – risulta tra le opere fantasy più spiazzanti degli ultimi anni, sia per i temi (corruzione, omosessualità, tossicodipendenza, commercio degli schiavi, discriminazione di genere), sia per lo stile (a scene d’azione concitate e dal ritmo velocissimo si alternano intensi flussi di coscienza e monologhi interiori, tecniche narrative di solito incontrate in altro tipo di letteratura), sia per il linguaggio (crudo e triviale).

I principali personaggi di Sopravvissuti spiccano per spessore psicologico e sfaccettature: sono tre veterani ribelli, inaspriti ed emarginati, motivo d’imbarazzo per le loro stesse comunità d’appartenenza, che se si rivelano infallibili in battaglia non lo sono, però, nelle loro vite, contrassegnate da vizi, dubbi e paure.

L’autore inglese si muove nel solco della migliore narrativa epico-eroica (quella di Robert Ervin Howard e, soprattutto, di Michael Moorcock) ma, attraverso l’insistenza di aspetti scabrosi e cruenti, la sporca, attualizzandone lo spirito e il mood. Il fantasy classico è il dominio incontrastato della magia, del meraviglioso e dell’inspiegabile, che guarda con sospetto qualsiasi forma di umanizzazione; quello di Morgan, pur naturalmente contraddistinto da una visionarietà di potente suggestione, si rivela più cattivo, violento, complesso e politicamente scorretto. Un fantasy adulto dove i confini morali sono fugaci, tutto è ribaltabile da un momento all’altro, e che offre un intrattenimento dal retrogusto amaro, molto simile a quello lasciato da alcune esperienze della vita reale.

Pino Cottogni

Che cosa ne è degli "eroi" quando è passato il momento di cui possono essere tali? Dopo aver sconfitto, in una grande e gloriosa battaglia, l'incombente male che viene da lontano, quando la polvere sollevata nella pugna, si posa sulle loro armi, sulle loro armature?

Si può sopravvivere alla propria stessa utilità? O ci sono sempre altre battaglie, altri trionfi dietro l'angolo?

A questo domande, forse, può dare una risposta il romanzo che definirei "post-eroico, The Steel Remains, di Richard K. Morgan, finalmente arrivato in Italia. Morgan è un autore noto e molto amato per i suoi romanzi techno thriller Bay CityAngeli spezzati e Il ritorno delle furie, che approccia la fantasy a suo modo, prendendone gli stilemi per raccontare una storia che è soprattutto di personaggi. 

É una ben strana "compagnia" quella che Morgan raduna, narrandoci una storia crepuscolare, con tre punti di vista. Il guerriero Ringil Eskiath, che all'inizio sembra più un cialtrone che vive di gloria riflessa da un lontano passato, mettendo in mostra la sua spada Amica dei Corvi, più per il sollazzo dei turisti che per menare le mani. Nonostante i suoi trascorsi è comunque un reietto, perché la sua omosessualità è vista come un disonore dai suoi familiari. Pur tuttavia è il migliore in quello che fa, ossia uccidere, pertanto nonostante l'onta, quando la cugina Sherin viene venduta come schiava la prima persona a cui la famiglia pensa di rivolgersi per ritrovarla è proprio lui.

Parallelamente scorrono le storie di due figure non meno problematiche, come Lady Archeth ed Egar. Sono due personaggi a metà tra due mondi. La prima è una mezzosangue, metà umana e metà Kiriath, ultima rappresentante di delle due razze principali del mondo di Morgan,  che serve un imperatore che non stima, anzi disprezza.

Non meno dilaniato è Egar, nomade del popolo Majar, che una volta conosciuto un mondo diverso non riesce a non esserne attratto, provando allo stesso tempo amore e repulsione per la sua terra di origine.

Quella che dovranno affrontare i personaggi non sarà solo un percorso denso di pericoli, di duelli e colpi di scena, descritti con giusto senso del ritmo e della misura, con uno stile che già in lingua originale prendeva molto.

I personaggi dovranno soprattutto affrontare se stessi, in una ricerca di un ruolo in un mondo che, a dispetto del nome della saga A land fit for heroes, ossia "una terra a misura di eroe", non sembra avere più bisogno di loro.

Non mancherà il mistero, l'avventura, il confronto con un nemico letale, un conflitto esplicito cruento tanto quanto i conflitti impliciti.

Lo stile è realistico, e non vengono lesinate non solo violenze, ma anche scene di sesso sulle quali la narrazione poggia le basi per l'evoluzione dei personaggi e e dei rapporti tra loro. Mai gratuite quindi. Mai compiaciute. Ma vere.

Lessi questo romanzo, in lingua originale, ai tempi della sua uscita. Sapendo quanto fosse amato Morgan in Italia ero convinto che sarebbe uscito presto da noi, per cui non scrissi una recensione del volume in inglese. Poi il tempo è passato, del romanzo è persino uscito un seguito, autonomo e auto conclusivo come questo, ma in Italia niente. Poi ci si dedica ad altre cose, e l'idea di pubblicare la recensione di un romanzo in lingua originale dopo anni dalla sua uscita sembrò poco interessante. Per fortuna che non l'abbiamo fatto, perché così posso sicuramente procedere alla sua recensione della versione nella nostra lingua. Sapete che preferiamo non ripeterci.

E' molto probabile che se dal 2008 questo romanzo non abbia trovato prima un editore italiano, non sia tanto per la violenza e il sesso, ai quali i lettori sono abituati da tempo, si pensi anche solo a George R.R. Martin. Temo la rimandata pubblicazione del volume, e non ad opera dell'editore che portò lo scrittore nel nostro paese, sia dovuta alla presenza dei rapporti omosessuali, descritti allo stesso modo dei rapporti eterosessuali, senza dispensare verità e crudezza quando sono violenti, ma anche con delicatezza quando esprimono amore.

Non so ora sia cambiato realmente qualcosa in merito, ma è meritorio il fatto che un editore abbia finalmente compreso che la fantasy possa prescindere dalle sole produzioni per ragazzi e abbia pubblicato un romanzo che non esito a definire una nuova pietra di paragone per chiunque voglia approcciare il genere. Stiamo parlando di un'opera che presenta un approccio maturo alla narrazione, che usa il fantastico come uno strumento capace, tanto quanto la letteratura mimetica, di raccontare la verità delle cose, dei sentimenti, della vita, anche scegliendo metafore e mondi apparentemente lontani dal mondo "reale".

Un capolavoro assoluto, per il quale non ho abbastanza aggettivi.

Emanuele Manco