La copertina di Eragon
La copertina di Eragon
Grazie per il tempo che di dedichi, Christopher. Iniziamo subito: durante il tuo incontro con il pubblico di Rimini hai accennato al fatto che hai intenzione di dedicarti a temi diversi oltre al fantasy: vuoi anticiparci qualcosa di più preciso?

Non vorrei entrare in dettaglio perché ho in cantiere molti progetti, e molto diversi tra loro: fantascienza, thriller, fantasy molto diverso da Eragon, ecc., e non vorrei annunciare un progetto in particolare rischiando magari di cambiare idea in un secondo momento. Inoltre, non vorrei spoilerare troppo per i lettori. Posso dirti però che oggi – al contrario di quando ho iniziato – ho le idee molto chiare sul perché scrivo, su quel “qualcosa” di speciale che cerco di raggiungere, come narratore, in ognuna delle mie storie che fa da fulcro a tutto il resto. E’ sempre qualcosa che ha a che fare con i temi e gli argomenti già al centro del Ciclo dell’Eredità, quindi se un lettore li ha apprezzati lì posso confermare che li ritroverà nei miei prossimi romanzi, a prescindere dal soggetto del singolo libro.

Anche i tuoi prossimi libri saranno pensati per un pubblico di giovani lettori?

No, non necessariamente. Alcuni saranno particolarmente godibili per un pubblico di lettori adolescenti, mentre altri avranno un’impostazione più adulta, ma questo non vuol dire che un adolescente non li possa trovare di suo gradimento. Il target di pubblico è una cosa di cui non mi preoccupo, sinceramente, perché non me ne sono mai curato, neppure con Eragon: all’epoca fu l’editore a scegliere di promuovere la saga per un pubblico giovanile, io ho semplicemente cercato di scrivere – al meglio delle mie possibilità – la storia che avevo in mente. Personalmente credo che le librerie potrebbero mettere l’ultimo libro, Inerithance, anche sugli scaffali dedicati ai libri per adulti; non c’è tutta questa differenza di tono rispetto ai libri di David Eddings, se ci pensi.

E per quanto riguarda il quinto libro del Ciclo dell’Eredità, che hai confermato proprio durante questo tour in Italia, c’è qualcosa – qualunque cosa! – che ci vuoi anticipare?

Non sarà un prequel ma un sequel, ma ciò nonostante buona parte della storia ruoterà attorno al background del personaggio di Angela. Inoltre posso dirti che non è l’unica storia che voglio raccontare ancora sul mondo di Alagaësia, a lungo termine: al momento ho in mente la struttura di sei libri, uno di quali potrebbe essere l’inizio a una nuova serie indipendente. 

Wow, questa è una sorpresa per i tuoi lettori!
Christopher Paolini all'incontro di Rimini
Christopher Paolini all'incontro di Rimini

Un'evoluzione relativamente recente. Come avevi fatto notare tu anche a Rimini, Alagaësia è un universo ricco e complesso; racchiude moltissime storie oltre a quella di Eragon, e come narratore mi offre moltissime opportunità. Onestamente credo che ritornerò a raccontare le storie di Alagaësia più volte nel corso della mia vita, un po’ come Terry Brooks ha fatto con Shannara, anche se credo che, rispetto a lui, io sono più tipo da dedicarmi a una varietà di storie diverse e indipendenti l’una dall’altra piuttosto che riunite sotto il cappello di un’unica lunga saga.

Uno degli aspetti più interessanti dei tuoi libri è l’umanità dei tuoi personaggi: Roran e Eragon sono credibili proprio perché sono imperfetti, commettono errori e devono imparare e vivere con le conseguenze che ne derivano. Sarà una considerazione banale, ma non è una caratteristica così comune ai protagonisti del fantasy, e credo che sia una delle ragioni principali del successo delle tue storie, al di là dell'elemento fantastico.

Come scrittore cerco di creare personaggi credibili, con una personalità e una tridimensionalità a prescindere dal contesto in cui si muovono, in questo caso a prescindere dagli elementi magici. Inoltre, secondo me la capacità dei lettori di entrare in empatia con i personaggi dipende – principalmente – da due ragioni molto pratiche.

La prima è la coerenza narrativa: cerco sempre di essere estremamente coerente nelle scelte che compio. Certo, alcuni lettori possono non concordare con queste scelte, lo capisco, ma c’è una logica dietro ognuna di esse, ed è fondamentale per dare ai lettori l’impressione che lo svolgersi degli eventi segua sia la natura dei personaggi sia le regole del contesto in cui si muovono. Coerenza interna, quindi, e non un trucco dello scrittore che all’improvviso e senza giustificazione tira fuori una soluzione inaspettata dal cilindro. Credo che sia incredibilmente importante.

La seconda riguarda il narratore: ne Il Signore degli Anelli – e io ne sono un grande fan! – J.R.R. Tolkien racconta la storia dalla prospettiva del narratore onnisciente. Ora, pur essendo un fan, onestamente come lettore non ho mai avuto la sensazione di essere davvero dentro la testa di Frodo, Aragorn o Legolas. La storia è raccontata da Tolkien, ed è vista in distanza, dall’alto – cosa ancora più ovvia ne Lo Hobbit. E’ un effetto che ho cercato di evitare, nelle mie storie, usando la soluzione del narratore in terza persona ma con prospettiva limitata. E’ un po’ come se il narratore fosse una telecamera che osserva il mondo guardando da dietro le spalle di Eragon: vede solo ciò che vede lui.

Il risultato è una prospettiva più intima e personale, ma anche più pagine, perché ci si mette molto più tempo a raccontare gli avvenimenti; non posso sapere istantaneamente cosa succede altrove, devo aspettare che qualcuno lo racconti al narratore, o che lui assista agli eventi direttamente.

Per essere uno scrittore bisogna prima essere un lettore: tu cosa ami leggere?

Di tutto. Fantascienza e fantasy in particolare, ma davvero spazio tra le cose più diverse. Amo molto la saggistica, e con l’iPod ascolto un sacco di corsi universitari che mi interessano. Durante il tour per la promozione di Brisingr ho letto un saggio sulla storia dell’ingegneria militare, e alcune di quelle informazioni poi mi sono state utilissime in Inerithance. In particolare ho preso a piene mani dalle tecniche di costruzione dei romani.

Personalmente credo che il lettore avverta, anche solo a pelle, la differenza tra una storia con un forte background e una in cui l’autore si è limitato a dare un’occhiata a Wikipedia. Detto in altri termini: si sente quando una realtà immaginata affonda le radici in regole credibili e basi solide. Non credi?

Ah, posso dirti che è il genere di cosa che io sicuramente noto, come lettore. Per esempio, se dovessi scrivere di un musicista prima dovrei fare parecchie ricerche. Per esempio, per Eldest ho studiato il più possibile sulle tecniche di navigazione.

Un’ultima domanda: il film di Eragon non ha avuto molta fortuna, ma oggi sembra che il fantasy abbia particolare successo in tv piuttosto che al cinema. Ti piacerebbe vedere la saga di Eragon portata su piccolo schermo? Pensi che potrebbe succedere?

Sì, mi piacerebbe, ma credo che il problema principale, più ancora del controllo creativo, sarebbe il budget. HBO (il network produttore di Game of Thrones, n.d.r.) sta facendo un lavoro fantastico con Game of Thrones, ma in Eragon la scala delle battaglie e l’uso costante dei draghi potrebbe essere un problema. Secondo me gli effetti speciali di questa scala sono ancora una prerogativa del cinema. Ma chissà, magari in futuro! Vedremo!