La storia di un film sbagliato.

L'antefatto della vicenda risale all'infanzia di Peter Parker, quando i genitori Richard e Mary in fuga da un misterioso nemico affidano a Ben e May il loro figlio e una valigetta, entrambi da custodire con cura.

L'immagine del triste bambino abbandonato riflessa allo specchio si trasforma in quella di un adolescente, altrettanto triste. Peter è il classico nerd, una volta detto secchione, con i noti problemi di socializzazione, innamorato della bella Gwen Stacy, perseguitato dal bullo Flash Thompson.

Prologo a parte siamo nella consueta mitologia del personaggio, con la differenza, pescata dall'universo Ultimate, della presenza di Gwen sin dagli anni liceali.

Con lento, lentissimo incedere viene mostrata la catena di eventi che vedrà il giovane Peter impegnato su diversi fronti: l'indagine sul mistero della scomparsa dei genitori, conoscendo e cominciando a collaborare, piccolo genio della scienza, con l'ex collega e amico Curtis Connors, un biochimico ossessionato dalla possibilità, mediante l'incrocio genetico con le specie rettili, di farsi ricrescere il braccio; l'acquisizione involontaria dei superpoteri a causa di un incidente, dopo essersi intrufolato, proprio per conoscere Connors, nella sede della multinazionale Oscorp, con una sequenza di eventi che si fa beffe però di ogni coerenza narrativa; la scelta di diventare Spider-Man, dopo aver involontariamente provocato, per pura dabbenaggine, la morte dello Zio; lo scontro con Lizard, ossia l'alter ego di Connors, che si è trasformato in una creatura mostruosa anche per colpa sua; la conquista del cuore della bella, e intelligentissima, forse anche più di lui, Gwen; cercare e punire l'assassino delle zio Ben; sottrarsi alla caccia della polizia, che è condotta proprio dal Capitano George Stacy, padre di Gwen.

Tra eventi tragici, intermezzi sentimentali e acrobatiche sequenze, le oltre due ore del film pesano tutte. Per una serie di diversi motivi.

Parecchi espedienti narrativi sono del tutto implausibili. Un primo esempio è proprio la prima sequenza alla Oscorp, che si rivela essere una multinazionale, che gestisce esperimenti del valore di miliardi di dollari ultrasegretissimi, ma infiltrabile senza grossi problemi da un giovinetto sì sveglio, ma che non compie molti sforzi.

Le intenzioni della produzione appaiono delineate su due fronti: la parte spettacolare e la trama sentimentale. Data l'esperienza del regista in commedie, i timori maggiori erano proprio sulla sua capacità di gestire le scene d'azione. Dalla visione del film si evince quanto la bravura del regista della seconda unità, Vic Armstrong,  generi la profonda dicotomia tra i risultati delle due anime del film.

La parte d'azione è infatti allo stato dell'arte, con ottimi effetti speciali diretti da Jerome Chen e acrobazie ottimamente realizzate, e con un 3D realmente ben sfruttato nelle scene d'azione (anche se in tutte le altre era persino possibile togliersi gli occhiali), pur se afflitto dai soliti problemi di luminosità che puniscono la comunque convenzionale fotografia di John Schawrtzman. Le sequenze in soggettiva sono vertiginose e alcune, in particolare quella in cui Spider-Man, nelle fogne di New York, tesse la sua tela e si mette in attesa di vibrazioni che segnalino la presenza di Lizard, sono mozzafiato.

Perfette le posture e i movimenti di Spider-Man,  tutto merito dell'intera famiglia Armstrong, dai fratelli Vic e Andy, ai loro figli, tra cui Scott, il coordinatore degli stunt-men. Onore al loro lavoro una volta tanto, che salva la barca dal naufragio totale.

James Horner ha realizzato una partitura musicale ancora una volta professionale, con archi che si conficcano nei timpani nei momenti di tensione e fanfare nei momenti enfatici. Banali e melense le musiche nelle parti da commedia. Complessivamente la colonna sonora non ha nulla di memorabile, che meriti l'ascolto separato, anche se il tentativo di creare un tema distinguibile, che accompagni con compiutezza le parti spettacolari c'è.

Non basta però la spettacolarità a un film che invece frana sul secondo fronte, con dialoghi banali quando non involontariamente comici, e con assoluta mancanza di quel senso del ritmo presente invece nella parte d'azione. Potrei definire Marc Webb come il Michael Bay delle sequenze d'amore, per quanto siano lunghe e snervanti le parti da commedia del film, che avrebbe potuto tranquillamente durare anche mezz'ora, se non tre quarti d'ora, in meno. I pur bravi Andrew Garfield ed Emma Stone nulla possono contro battute copiate e incollate dai peggiori esempi del genere romance.

Anche il rapporto e l'interazione con i personaggi come gli zii Ben e May mancano di profondità, non consentendo a Martin Sheen e Sally Field di esprimersi con compiutezza.

Rhys Ifans, che avrebbe dovuto competere per carisma con il protagonista, interpreta con professionalità un personaggio potenzialmente interessante, ma svilito da intenzioni vaghe e da comportamenti confusi. 

L'unico tonfo della parte visiva del film è poi nella resa di Lizard, un pupazzo che non riesce a suscitare ne terrore ne senso di pietà per la sua tragica condizione, bensì solo ilarità per il suo aspetto “gommoso”.

Sprecato anche Denis Leary nei panni dal Capitano Stacy, la cui morte non riesce a restituire nulla della commozione e della tragicità della versione fumettistica.

Oltre ad espedienti implausibili anche sospendendo l'incredulità, la sceneggiatura del trio James Vanderbilt, Alvin Sargent e Steve Kloves presenta molti buchi logici notevoli, che forse potrebbero spiegarsi con il fatto che questo è il primo episodio di una prevista trilogia, ma che non rendono il film in grado di reggersi sulle proprie gambe. Possiamo aggiungere il naufragio di questo film ai misfatti di Sargent e Kloves.

Altre sequenze appaiono banali e convenzionali. Bisognerebbe imporre una moratoria per le scene di funerali sotto la pioggia, per giunta al rallentatore. Ne abbiamo viste già abbastanza grazie.

Sono veramente pochi i momenti di divertimento puro del film, scene d'azione a parte, tra questi per fortuna c'è il consueto cameo di Stan Lee, che strappa una risata sincera, e non dovuta al compatimento del ridicolo.

Non manca la sequenza post finale, stavolta posizionata non molto dopo l'inizio dei titoli di coda, lancio del già pianificato secondo episodio.

Date le premesse però l'attesa per il seguito non dovrebbe essere spasmodica.