Nuvola rimase a osservare la scena, perplessa, pensando a cosa potessero significare la parole del pozzo. Così fu presa alla sprovvista quando il Mago si voltò e fissò gli occhi nei suoi.

Lo vide sbiancare e poi arrossire. Immobilizzata, non riusciva a togliergli gli occhi di dosso e fuggire a gambe levate come avrebbe voluto.

Quando il Mago prese a dirigersi verso l’uscita, il terrore ebbe il sopravvento e Nuvola tornò di corsa sui suoi passi.

Vedeva l’erba, un po’ verde e un po’ grigia, sfilare sotto i suoi piedi, e sentiva il vento fischiare nelle orecchie.

– Ehi tu, fermati!

E allora si fermò. Ma non riuscì a voltarsi. Rimase immobile. Col verde e col grigio.

Sentì i passi del Mago avvicinarsi e non alzò lo sguardo su di lui finché non si accorse che il mantello blu era davanti ai suoi piedi già da un po’.

Il Mago la fissava. Con gli occhi aperti era ancora più bello.

– Io ti conosco – le disse.

– Non è possibile – rispose Nuvola. – Io ho molto meno di cinquant’anni.

Tramonto sorrise. – Lo noto. – Poi aggiunse: – Mi pare di capire dalle tue parole che gli abitanti del villaggio abbiano svelato il mio segreto. – Nuvola annuì. – Sapevo che saresti arrivata.

Lei strabuzzò gli occhi. – E chi te l’ha detto? Il pozzo?

Fu il turno di Tramonto di strabuzzare gli occhi. – Che ne sai tu del pozzo?

Nuvola si sentì avvampare. – Niente. Ogni tanto passavo di qui...

– Ah. – Tramonto la osservò in silenzio per qualche istante. – Sì, è stato il pozzo.

– Ma allora quel volto di cui parlava...

Tramonto arricciò il naso. – Sei stata ad ascoltare proprio tutto?

– No, no. – Nuvola scosse la testa, spaventata, ricordando di avere di fronte un Gran Mago. – Non tutto. Solo adesso io...

Tramonto sospirò, lanciandole un sorriso d’indulgenza. – Be’, raccontami cosa sta succedendo al villaggio.

Nuvola accennò brevemente alle ritrosie degli abitanti, nonché al loro pessimismo, e Tramonto abbassò la testa, quando Nuvola terminò il discorso rivelando che nessuno credeva che il problema sarebbe stato risolto in ventotto giorni.

– In effetti non ho ancora trovato l’incantesimo – confessò il giovane, visibilmente a disagio.

– Sei sveglio solo da sette giorni. Ne mancano ben ventuno.

Tramonto annuì. – Già. Ma è come se fossimo al punto di partenza. – Il ragazzo lanciò gli occhi alle sagome dei draghi nascosti nelle nuvole. – La volta scorsa i draghi arrivarono dal Nord quando ero già sveglio da un po’. Dovetti usare il primo incantesimo che mi capitò a tiro per cercare di tenere sotto controllo la situazione. – Rise fra sé e sé, di un riso amaro che lo fece sembrare più vecchio di quel che appariva. – Ero convinto di riuscire a trovare un incantesimo risolutivo in breve tempo. – Alzò le spalle con aria rassegnata. – E invece mi addormentai.

Nuvola sospirò e si guardò intorno, imbarazzata. Poi si schiarì la voce. – Devo riferire qualcosa al villaggio o verrai tu?

– Io? – Il Mago parve terrorizzato. – Io non verrò mai al villaggio senza una soluzione.

– Come, no? E non pensi che tutti insieme potremo darci una mano?

– Una mano per cosa? – Tramonto storse la bocca. – Voi non siete maghi.

– Ma il pozzo ti ha detto di fare attenzione a...

– A te, sì – assentì, con un cenno del capo. – Dunque non c’è bisogno del resto del villaggio.

– E cosa potrei fare io?

Tramonto le tese una mano. – Torna qui tutti i pomeriggi. E aiutami a cercare sui libri.

Nuvola arricciò il labbro inferiore. – Ma io non me ne intendo. – E cominciò a scuotere la testa, cercando di nascondere i passettini che stava compiendo all’indietro.

– Se il pozzo ha detto così, qualcosa significherà. – La mano di Tramonto era ancora tesa verso la sua. – Verrai?

Nuvola sospirò, tentennò, gemé. Infine sorrise e afferrò le dita del giovane.

Tramonto si girava e si rigirava nel letto, inquieto. Non sapeva se i suoi pensieri fossero turbati più dalla ricerca dell’incantesimo o se dagli occhi di Nuvola. La ragazza aveva mantenuto la promessa. Ogni giorno sfogliava con lui le pagine ingiallite e polverose e taceva con gli abitanti del villaggio. Si ritrovava perso in fantasticherie che lo ritraevano insieme a lei, poi si scontrava col suo amaro destino e la constatazione che, entro pochi giorni, l’avrebbe persa. Forse per sempre. O forse l’avrebbe ritrovata sotto forma di dolce vecchietta.

Almeno in Lande di nuovo Fiorite, sperava fra sé e sé.

Altri sette giorni erano passati nel frattempo e la soluzione a tutti i loro problemi pareva sempre più lontana.

Quando, allo scadere del quindicesimo giorno, Nuvola gli parlò di Brace.

– E come mai non mi hai detto prima che ne era rimasto uno? – sbottò Tramonto, su di giri.

– Non credevo fosse importante – reagì Nuvola, risentita. – Nessuno gli dà importanza. E poi è sordomuto – aggiunse, allargando le braccia in un gesto d’impotenza. – Come non ha sentito il tuo primo incantesimo, non sentirà neppure il secondo.