Ciao Francesco, presentiamo intanto la collana Odissea Zombie.

Odissea Zombie è una collana nata da un’intuizione di Franco Forte, che a suo tempo notò un forte interesse editoriale verso questo filone di romanzi. Inizialmente, dopo un briefing, e aver avuto feedback dalle agenzie letterarie, abbiamo deciso di partire con storie nuove che raccogliessero il meglio dei plot di nuova generazione, quindi storie capaci di meravigliare, commuovere, sorprendere e divertire. Ci piaceva l’idea di avere sempre lo zombie come nemico, evitando storie di morti viventi al liceo, o connotati lungo un filone più romantico. 

Ovviamente, non è stato semplice individuare quali autori e romanzi: il mercato lo fanno i lettori, e molti dei nostri sono donne, per cui non snaturare lo zombie e farlo conoscere sotto ogni aspetto attraverso i romanzi non è stato proprio uno scherzetto, anzi. Nello specifico l’idea era di creare una collana essenzialmente basata su storie di esseri umani che affrontano o sopravvivono all’era degli zombie, un po’ come in The Walking Dead, inserendo all’occorrenza anche narrazioni diverse, ma sempre con lo zombie cattivo: per la serie uccidi o sarai ucciso. 

Dopo due anni posso dirti che siamo molto felici perché la collana sta andando bene, nonostante il periodo economicamente difficile che sta attraversando il nostro Paese.  

Si fa presto a dire Zombie. Se guardo ai romanzi della collana abbiamo due romanzi con tutte le caratteristiche del racconto di formazione con pagine molto liriche, Rot & Ruin in particolare, che contiene in sé anche il viaggio dell'eroe. Anche Il primo giorno non disdegna di essere pregno di significati. 

Cosa ci dobbiamo aspettare da Trappola al Gil's Diner?

Tutti e tre i libri, come ho appena spiegato, hanno un punto fermo: la natura dello zombi. Il morto vivente è l’essere da cui difendersi, dal quale aspettarsi di essere divorati. Questa lotta assume colori e significati diversi a seconda di molti fattori, il più importante dei quali l’utilizzo dello zombie come antagonista tout court o come “argomento” per dire altro.

Il primo giorno di Rhiannon Frater potrebbe sembrare uno di quei film a cui il cinema di George Romero ci ha abituato, se non fosse per la forte componente sentimentale di cui è permeata l’intera storia. In questo caso abbiamo lo zombie come essere cattivo, da cui non ci aspettiamo nulla, se non quello di essere attaccati e distrutti, mentre l’umanità cerca di risollevarsi durante la piaga. 

Il discorso cambia con Rot & Ruin di Jonathan Maberry, che tende a utilizzare gli zombie come argomento per dire altro. La domanda che pone Maberry all’inizio delle Cronache di Benny Imura è semplice e profonda: nell’èra degli zombie, chi è il vero mostro?  E’ questo che fa di Rot & Ruin un romanzo spettacolare, pieno di significati, e che mi ha convinto, dopo una segnalazione di Franco Forte, a optare per Maberry, che abbiamo preso superando la concorrenza di altri editori interessati. Lo zombie è sì il nemico, ma anche un motivo per interrogarsi nel profondo e guardare chi è l’uomo quando l’umanità è nel caos più totale. Maberry ha vinto tredici premi letterari. Il sequel di Rot & Ruin, Dust & Decay ha vinto quest’anno il Premio Bram Stoker nella categoria YA. Mi pare che il discorso sia piuttosto chiaro.

Come accade nel mondo cinematografico, le storie che si interrogano di più e che scavano in profondità vincono e restano nel cuore dei lettori o degli spettatori. C’è da dire che Maberry è un grande studioso di zombie chiamato in causa anche da History Channel, insieme ad altri autori, per parlare del fenomeno “morti viventi”, un motivo in più per leggere questo bravo autore.

Per quanto riguarda In trappola al Gil’s Diner, devo dire che è stata una scelta, ardua, e fondata su diversi fattori, tra questi l’apertura di un nuovo genere che accetta lo zombie come figura antagonista principale tra le altre creature della notte, basti pensare a Paranorman e The Goon, che mettono in risalto lo zombie come elemento predominante di un mondo formato anche da altro; ulteriore cosa importante è la qualità letteraria di Martinez, che è davvero un bravo autore, capace con questa opera letteraria di vincere premi importanti e farsi opzionare dalla Dreamworks Animation. 

Da In trappola al Gil’s Diner dovete aspettarvi un romanzo irriverente, oscuro, che può ricordare per tono le storie di Tim Burton, o lo stile fantastico di film tipo Grosso guaio a Chinatown di John Carpenter (tanto è vero che avevo proposto tra i titoli anche Grosso guaio al Gil’s Diner). Martinez ha scritto un’opera eccellente capace di entrare e di uscire dai generi. Non è una zombie novel tradizionale la sua (anche se negli U.S.A. la inseriscono tra i libri umoristici con gli zombie da leggere), ma una idea diversa, con lo zombie al centro dell’attenzione anche se per schema narrativo è alla base di qualcosa di più vasto: l’Armageddon. Attenzione però: gli zombi pre-romeriani  erano richiamati alla vita attraverso riti arcaici, proprio come accade in questo fantastico romanzo. La traduzione è di Annarita Guarnieri, che ha saputo apportare al romanzo il taglio più adeguato garantendo un’opera degna dell’autore.