Immaginate le Highlands: boschi ancestrali, in cui si nascondono tradizioni, misteri e leggende. Poi immaginate un regno, con un castello abitato da un coraggioso re, dalla sua fedele e solerte servitù e dalla sua famiglia, una virtuosa e regale regina e una ricca prole: tre astuti e terribilmente divertenti fratellini e una figlia maggiore, adolescente, erede al trono, nonché protagonista della storia.

Fin qui, il “tipicamente Disney” plot di una fiaba di formazione.

Brave, però, non è solo la storia di Merida, come sembrava all'inizio dalla lunga sequenza di spezzoni, teaser trailer, locandine e contenuti speciali diffusi negli scorsi mesi. Brave è la storia di una famiglia e della sua evoluzione sì nel proprio nucleo, ma anche nella società. In quanto tale può diventare la storia di ogni famiglia, con le proprie problematiche e il proprio modo di essere. Ed è questo che fa delle idee e del grande lavoro del team diretto da Mark Andrews e Brenda Chapman un bello e impedibile film di animazione con cui si aprirà la nostra stagione preautunnale 2012 (a partire dal 5 settembre).

C'è una canzone di Lennon che dice: Life is what happens to you while you're busy making other plans (La vita è ciò che ti succede mentre sei impegnato in altri progetti, da Beautiful Boy scritta, oltretutto, per il figlio) ed è esattamente la lezione di vita che riceve Regina Elinor: pur avendo programmato tutto alla perfezione, con la classe e la grazia che la contraddistinguono e con la determinazione che fa di lei una grande e rispettata sovrana (esattamente quella che viene proverbialmente definita il collo del capo), forse ha tralasciato una cosa importante: i figli non sono una proprietà, ma degli esseri pensanti, e quando alla base hanno una solida struttura, un'educazione accurata e tanto amore possono aver sviluppato un carattere e un sentire che non sono sbagliati, ma semplicemente diversi. Ed è quello che accade a Merida, la rossa principessa delle Highlands, erede al trono di Re Fergus.

La ragazza è cresciuta sulla rigida impostazione educativa che le ha dato la madre ma anche in sella al proprio cavallo e imparando a tirare con l'arco, regalo di compleanno per i suoi 3 anni. Non vuole contravvenire del tutto alle regole, vuole solo essere libera di poter fare, al momento che sentirà più opportuno, le scelte importanti della vita, quelle scelte “da grandi” per le quali non si sente ancora pronta. Semplicemente sente che lo sposarsi con uno dei figli dei Lord dell'alleanza è giusto per il destino del regno, per la volontà della madre, non per sé, almeno non in questo momento.

Rifiutando ciò che il regno vuole per lei, chiedendo aiuto alla strega dei boschi, Merida dovrà anche prendersi la responsabilità delle proprie scelte, ignara di quante conseguenze anche negative potrebbero portare. Il punto sarà trovare la strada giusta per affrontare il tutto e risolvere i problemi. In questo percorso a tratti esilarante, a tratti emozionante, la coraggiosa Merida non sarà da sola: riscoprirà infatti che l'amore materno è il più difficile ma anche il più colmante degli amori. È quel sentimento inspiegabile che alla fine molto accetta e sopporta, perché per i figli si è disposti veramente a tutto, illudendosi spesso di sapere quale sia la cosa giusta.

Merida ha capito che è il proprio cuore a guidarla in tutte le scelte della vita, e non le regole reali. È un concetto troppo in contrasto con il suo mondo che, infatti scatenerà il problema, la crescita, l'ascolto, l'unione delle forze, il sano cambiamento, perché non si può negare a un film Disney Pixar un degno happy ending.

Se si riducesse solo a questo non avrebbe apportato nulla di nuovo al patrimonio Disney Pixar giunto al suo tredicesimo lavoro.

Il bello di questo film, in realtà, non è la storia in sé, che forse rimane troppo buonista ma certamente non banale (in cui, alla fine genitori e figli reciprocamente arrivano a comprendersi); bensì è la sommatoria di vari attori: uno script inedito (seppure con forti richiami a una commedia Disney degli anni Settanta, Tutto accadde un venerdì, con Jodie Foster e Barbara Harris, rivisitata nel 2003 con il film Freaky Friday con Jamie Lee Curtis), commistione di elementi della tradizione storica scozzese sia dal punto di vista naturale ma anche socioculturale; la forte componente fantastica, fatta non solo da personaggi o elementi magici, ma anche da quella strategia letteraria secondo cui, attraverso la trasformazione in un animale il personaggio raggiunge la propria evoluzione (o involuzione, a volte) e quindi la catarsi e, last but non least un grande lavoro sulla parte grafica, che inizia a materializzarsi con degli schizzi già dal 2004 (della stessa Brenda Chapman) ed esplode nella rielaborazione digitale negli ultimi anni grazie alla straordinaria tecnica Pixar (che non perde occasione per rendere omaggio all'amico Steve Jobs, dedicandogli la storia di Merida al termine della proiezione).

In conclusione, Brave è il tipico buon film adatto a ogni fascia d'età: i bambini imparano che troppe marachelle a volte generano guai, gli adulti ricordano quanto sia divertente, in alcuni casi, contravvenire alle regole, finché si è piccoli; sentono il tempo che passa, e a volte soffrono la paura di ciò che attende i figli, l'incertezza del futuro, quello che accade nel mondo, e come influirà sulle loro vite. Infine, gli adolescenti si scontrano coi genitori rivendicando il proprio sentire, il proprio essere, le proprie speranze, ma se riusciranno a mettersi in ascolto è da lì che troveranno la strada migliore su cui crescere, anche sbagliando. Ma forse il bello sarà proprio lì.

(Maria Cristina Calabrese)

“Coraggiosa”, più che “ribelle” in senso stretto. Così è Merida (Kelly Macdonald), la giovanissima erede di Re Fergus (Billy Connolly) e della Regina Elinor (Emma Thompson). “Non voglio sposarmi, voglio rimanere single e voglio che i miei capelli fluttuino nel vento mentre cavalco tra le valli, scoccando frecce al tramonto”: queste parole, pronunciate da Re Fergus, impegnato in un’imitazione di Merida, ben descrivono il carattere della ragazza, attratta da arco e frecce sin dalla più tenera età e con uno spiccato gusto per l’ignoto e l’avventura. È proprio la personalità indomita di Merida a costituire motivo d’attrito tra lei e la Regina Elinor, che ama la figlia con tutta se stessa ma la vorrebbe più attenta alle esigenze della vita di corte e più “calata” nel suo ruolo di principessa. Quando i suoi genitori decidono che Merida è abbastanza grande da sposarsi, le vengono presentati gli eredi dei tre più importanti clan scozzesi, i Dingwall, i MacGuffin e i Macintosh, che gareggeranno per la sua mano. Ma Merida non ci sta e, in barba alla tradizione, sfida tutto e tutti per vincere la propria mano e fuggire di casa. Il destino, sotto forma di fuoco fatuo, la conduce in un cerchio di pietre (Stonehenge?) che fa da anticamera all’antro in cui vive una vecchia strega (Julie Walters)… 

Non aggiungiamo dettagli ulteriori sulla trama di Ribelle – The Brave, di Mark Andrews, Brenda Chapman e Steve Purcell, per non rovinare la sorpresa a chi non desidera spoiler. La storyline del film tutto sommato è semplice, ma a fare la differenza è il “come” piuttosto che il “cosa”. L’abilità dei tre co-registi (nonché co-sceneggiatori) sta nell’amalgamare una sensibilità moderna a un contesto fiabesco, lontano nel tempo e nello spazio. Merida non si innamora perdutamente di uno dei suoi tre pretendenti, dei giovanotti simpatici, certo, ma lei non si sente pronta per il matrimonio. Non c’è alcun principe azzurro, e neppure un villain in senso stretto: metaforicamente parlando, potremmo dire che spesso è l’incapacità di ascoltare a scatenare un mare di problemi. L’incomunicabilità tra madre e figlia rappresentata in Brave è speculare in positivo a quella raffigurata in Rapunzel, in cui mancava l’amore per Rapunzel da parte della perfida Madre Gothel. Elinor è responsabile e severa, molto diversa da Merida, eppure non smette mai di amarla. La stessa Merida ama sua madre, pur non riuscendo sempre a esprimerlo a causa del carattere impulsivo. Sono queste due donne i personaggi meglio caratterizzati di tutto il film, che però ha il pregio di lasciar intuire attraverso piccoli gesti dinamiche affettive più profonde, celate a uno sguardo superficiale. Tra Elinor e Fergus c’è vero amore, e un rapporto complice unisce Merida ai suoi tre fratellini gemelli, Harris, Hubert e Hamish, adorabili combina guai che ci piacerebbe in futuro ritrovare in una serie animata che li veda protagonisti. Anche la strega – di cui non viene rivelato il nome nella pellicola – che abita nel profondo del bosco riesce a ritagliarsi un suo spazio, grazie anche a un charachter design indovinato. 

All’elevata qualità tecnica dell’animazione Disney-Pixar, perfetta in ogni dettaglio come dimostrato dagli aerodinamici ricci di Merida, si unisce un’elevata qualità artistica: sorprende la colonna sonora, in cui spicca il brano Touch the Sky cantato dalla scozzese Julie Fowlis. Il trio di registi e sceneggiatori regala un film che diverte e commuove, la storia di un amore puro come può essere solo quello materno, e un’eroina come Merida – tecnicamente una principessa, ma non ce la sentiamo di accostarla alle “colleghe” di marca disneyana – che resta nel cuore di ogni bambina che ha sognato, come lei, di essere libera per sempre.   

(Pia Ferrara)