Adelphi ha sempre avuto un occhio di riguardo per la letteratura fantastica. Nel 1965, in tempi in cui questo genere veniva ignorato dagli altri editori italiani, pubblicava, come primo volume della Biblioteca Adelphi, la sua collana di punta, L’altra parte, incubo visionario del pittore espressionista Alfred Kubin. La scelta, d’altronde, rientrava appieno nella filosofia della casa editrice, votata alla pubblicazione di “libri unici”, d’ogni genere e autore, “libri di oggi e di ieri – romanzi, saggi, autobiografie, opere teatrali – esperienze della realtà o dell´immaginazione, del mondo degli affetti o del pensiero”1. Di quando in quando, negli anni, l’incursione nel fantastico si sarebbe ripetuta, e poco a poco, accanto ai saggi di Nietzsche e alle liriche di Fernando Pessoa, nel catalogo Adelphi è andata formandosi una bella collezione di questo longevo genere letterario, il primo della storia dell’uomo, attraverso la quale mi pare si possa osservare con efficacia la sua evoluzione e le diverse forme assunte nei millenni: mito, poema epico, canzone di gesta, fiaba, romanzo gotico, avventura fantasy, racconto di fantascienza, o semplice esercizio d’immaginazione2.

Questa ideale biblioteca si apre con la famosa Epopea di Gilgameš, composta quattromila anni fa dai mitografi sumeri. È, forse, il poema epico più antico del mondo. La versione meglio conservata è di epoca babilonese, incisa attorno al 1000 a.C. su dodici tavolette d’argilla, scoperte a metà Ottocento tra i resti della Biblioteca di Assurbanipal a Ninive, tra le più rifornite del suo tempo. Protagonista del poema è Gilgameš, leggendario re di Uruk, per due terzi divino e per un terzo mortale. Assieme al nemico/amico Enkidu – che gli dèi gli avevano mandato contro per punirlo della sua arroganza – sconfigge Humbaba, mostruoso guardiano della Foresta dei Cedri, e Gugalanna, il Toro del Cielo; combatte contro uomini scorpione e giganti di pietra; scende negli inferi alla ricerca dell’immortale Utnapishtim, unico sopravvissuto del Grande Diluvio, custode del segreto della vita eterna. Gilgameš non è solo il primo eroe dell’umanità, ma anche il primo eroe tragico, il cui smarrimento di fronte alla fragilità della vita lo accomuna a tutti gli uomini, di allora come di oggi.

Le cronache di nubifragi apocalittici e viaggi nell’aldilà sono comuni a molte mitologie antiche e li ritroviamo anche nei miti di Deucalione e Pirra e di Orfeo ed Euridice, tra i tanti raccolti nella Biblioteca di Apollodoro – meglio: Pseudo-Apollodoro, per non confonderlo col suo omonimo di Atene che fu per primo ritenuto autore del testo – summa di leggende dell’antica Grecia, ordinate cronologicamente dall’origine dell’universo dal Caos primordiale, al ritorno ad Itaca di Odisseo, ultimo eroe dei tempi antichi. Vi si legge della guerra tra Urano e i Titani; dell’ascesa di Zeus e degli Olimpi; delle imprese degli eroi, Giasone e gli Argonauti, Teseo, Perseo, Bellerofonte; delle dodici fatiche di Eracle; di Elena, Paride e della Guerra di Troia. È l’abbiccì di tutta la letteratura epica, cavalleresca, avventurosa e fantasy a venire. Fissa il modello dell’eroe classico: bello, buono e astuto; e il bestiario tradizionale del fantastico: draghi, centauri, fauni, sirene, ciclopi, giganti, ninfe, cavalli alati, ippocampi, tritoni. Alla Biblioteca fanno da ideale complemento i Miti di Igino, mitografo romano del III secolo d.C., amico di Ovidio, raccolti sotto forma di 277 brevi racconti.

Il mito del diluvio è presente anche nell’Edda di Snorri Sturluson – circa 1220 – testo cardine della mitologia norrena, più in particolare dell’Islanda. Conosciuta anche come Edda in prosa – per distinguerla dalla più antica Edda poetica, in versi, alla quale si rifà – narra le vicende legate a Odino e agli abitanti di Asgard. Come la Biblioteca, anch’essa è ricca di personaggi e luoghi diventati dei classici del fantastico, che rivivono in molti romanzi e film contemporanei. Basti pensare a Thor, il dio del tuono, trasformato dalla Marvel Comics in supereroe; a Fenrir, il gigantesco lupo della brughiera, che rivive nel Mork di Fantàsia e nel nome di Fenrir Greyback, scagnozzo di Lord Voldemort; o, ancora, all’Yggdrasill, l’albero cosmico, che coi suoi enormi rami sorregge i nove mondi dell’universo norreno, modello dell’Alberocasa degli alieni Na’vi di Pandora. Fanno inoltre la loro comparsa troll, orchi e, soprattutto, elfi – delle tenebre e della luce – e nani, le due razze più presenti nel moderno genere fantasy.