È un mondo del quale si conosce ancora troppo poco, quello del doppiaggio italiano: affascinante per chi sogna di lasciare per sempre una traccia di sé nel grande e piccolo schermo, necessario per chi non ha modo di seguire una produzione in lingua originale, invasivo per chi considera inopportuno qualunque intervento sulla versione originale.

In occasione del San Giorgio di Mantova Fantasy 2012 (9 e 10 giugno) abbiamo parlato de Il Trono di Spade e avuto il piacere di scoprire che ne pensano due giovani doppiatori d'eccezion: Daniele Giuliani (John Snow in Game of Thrones, Adam Conant in The Secret Circle) ed Edoardo Stoppacciaro (Robb Stark in Game of Thrones, Ispettore Lestrade in Sherlock Holmes, Abraham Lincoln nella Leggenda del cacciatore di vampiri). Si è poi unito alla compagnia con grande disponibilità anche il doppiatore di Tyrion Lannister, Gaetano Varcasia (Kantos Kan in John Carter, Punch in Cowboy Bepop, John Druitt in Sanctuary). 

Abbiamo proposto le stesse domande a tutti e tre, e il risultato sono state risposte e prospettive diverse, a volte radicalmente. Abbiamo scoperto molto su un argomento che credevamo di conoscere bene, ed è stato illuminante. Se siete appassionati o curiosi di doppiaggio, speriamo che ascoltare il punto di vista di tre addetti ai lavori sia altrettanto affascinante per voi quanto lo è stato per noi. Buona lettura.

Daniele Giuliani (John Snow)
Grazie ancora per il tempo che ci concedete. Iniziamo dal quadro generale: vi va di parlarci di come funziona il doppiaggio? Chi lo vede da fuori ha spesso un’idea un po’ romantica di questo lavoro; per esempio, un’idea diffusa è che i doppiatori abbiano tempo per sviluppare il personaggio, magari guardando prima la serie in inglese. Quanto c’è di vero?
Davide Giuliani
Davide Giuliani

È un piacere fare due chiacchiere insieme. Purtroppo, in merito a questa domanda specifica, di vero non c’è niente. Il doppiatore viene convocato per un turno di doppiaggio (durata massima tre ore) e si reca nello stabilimento dove il turno ha luogo. Se si tratta di un personaggio “nuovo”, cioè che non ha mai doppiato, è buon uso che il direttore gli spieghi alcune cose, fra cui la storia del film (della serie, o di quello di cui si tratta), ma soprattutto il carattere del personaggio nel modo più dettagliato possibile. Il direttore, infatti, ha già visto in anticipo il prodotto, in una fase precedente, nella quale ha anche operato la “distribuzione dei ruoli”, ovvero ha indicato quali doppiatori dovranno doppiare i personaggi.

Una volta in sala starà al doppiatore dover cogliere in brevissimo tempo i suggerimenti del direttore e le sfumature dell’attore. Ergo: il doppiatore NON ha assolutamente tempo per sviluppare il personaggio. Ecco perché dico a tutti che il lavoro del doppiatore è un lavoro di altissimo livello. E non basta una “bella voce”. Anzi…

Venendo alla vostra esperienza personale: c’è un personaggio a cui siete stati particolarmente legati, che vi ha lasciato dei ricordi o con cui vi siete trovati in affinità?

Ci sono diversi personaggi a cui sono legato. Uno in particolare è Jake Moore (alias Shia La Beouf in “Wall Street il denaro non dorme mai”). È stato il primo protagonista di un importante film cinematografico che abbia fatto, e il modo in cui ho vinto il provino è uno dei ricordi più belli della mia (breve) carriera: all’inizio avevano scelto tre provinanti e io non ero fra questi. Ma quando comunicarono la decisione a Oliver Stone via email, lui disse che ne avrebbe voluti sentire almeno cinque. Così il direttore del doppiaggio (mio padre) e la supervisor della Fox decisero di chiamare a fare il provino un doppiatore a testa oltre ai tre già chiamati. Andai a fare il provino, e lo feci molto bene. Il direttore e la supervisor dovevano spedire in America la loro “preferenza”, e giustamente optarono per un collega che aveva doppiato Shia La Beouf diverse volte (e anche molto bene!).

Oliver Stone ascoltò dunque tutti i provini e confermò tutte le preferenze date dall’Italia, tranne una: quella per il personaggio di Shia.

Ho stampato la mail nella quale ci sono i suoi commenti riguardo al doppiaggio, nella quale ha scritto “Jake Moore: please secure Daniele Giuliani. He’s clever and has charm that the other’s don’t have.” Detto da Oliver Stone fa un certo effetto!

Il doppiaggio è un po' un controsenso: un lavoro in solitaria fatto in gruppo; create da soli il vostro personaggio, ma siete parte di una squadra, partendo dagli autori dei testi fino agli altri doppiatori. Nel risultato finale quanto conta il rapporto con i colleghi?