In realtà, secondo me, non è un lavoro “in solitaria” proprio perché è il risultato di un lavoro collettivo di altissimo livello. Anche in sala, quando si doppia, il doppiatore non è mai solo. C’è il direttore a dargli una mano e a guidarlo in ogni singola scena, e c’è l’assistente pronta (o pronto, anche se nella maggior parte dei casi si tratta di una donna) a rilevare il più piccolo dei difetti (per quanto riguarda il sinc, per esempio). Ultimo, ma non per questo meno importante, il fonico di sala. Si tratta di una figura importantissima: ha il controllo dei volumi di emissione e aiuta il doppiatore a restare o ad adattarsi a dei volumi che siano “in accordo” con gli altri doppiatori. È un vero tecnico specializzato.

Alla luce di questo, capirete che il rapporto con i propri colleghi è fondamentale. Lavorare in armonia rende tutto più facile, più leggero e anche più divertente. Andare a fare quei turni con i direttori che mi stanno sulle palle (ops, l’ho detto!) è faticoso, e mi rendo conto di non riuscire a lavorare bene e a rendere quanto potrei.

Il doppiaggio italiano ha sempre avuto un’ottima fama, assolutamente meritata. Negli ultimi anni però si sono levate alcune critiche, soprattutto da parte di chi segue le serie in lingua originale, secondo cui la qualità attuale del doppiaggio è discontinua, in larga parte dipendente dalla singola compagnia. Voi cosa pensate del doppiaggio di oggi?

Io penso che il doppiaggio di oggi sia sicuramente diverso rispetto a quello di trent’anni anni fa. Ma il discorso è complesso. Innanzitutto c’è stato un allargamento eccessivo della categoria, con tantissima gente che non ha mai studiato recitazione, fatto teatro o cose del genere, e si è affacciata al mondo del doppiaggio perché “non sapevo che fare” o “ho una bella voce” o anche solo perché appassionati. Ora, voglio dire: io sono un grande appassionato e intenditore di calcio, ma non vado a bussare alla porta della Roma a chiedere: “Mi fate fare il direttore generale? Conosco bene i calciatori, eh!” Oggi nel mondo del doppiaggio gravitano persone che non sanno nemmeno come funziona. Da un altro punto di vista, però, si è creata una base più ampia dalla quale attingere risorse. Non scordiamoci che comunque tante persone che si sono immerse in questo mondo hanno qualità importanti.

Per quanto riguarda il discorso delle serie sentite in originale voglio dire una cosa: oggi c’è mooolta più attenzione a stare “incollati” all’originale. Credo che tutte le persone che oggi guardano le serie in originale e poi dicono: “Eh, ma qui era diverso!” non abbiano mai visto le vecchie serie e i vecchi film in originale. E a questo punto, per il bene loro, consiglio di non farlo, perché si accorgerebbero di quanto la tanto decantata (e a ragione) vecchia guardia del doppiaggio se ne fregasse molto più che adesso di rimanere “incollati” all’originale, anche solo a livello di testi. Uno dei più grandi capolavori della storia del cinema, Frankenstein Junior è stato praticamente riscritto in italiano, perché la maggior parte delle straordinarie battute di Mel Brooks erano intraducibili (per esempio “Walk this way!”).

Secondo alcuni c’è una carenza di informazione sul mondo del doppiaggio, secondo altri le informazioni che girano sono spesso scorrette e parziali. Come addetti ai lavori cosa vorreste dire al grande pubblico? Qui e ora avete una vetrina, usatela.

La mole di informazioni sul doppiaggio, a parer mio, sta crescendo in questi anni. E questo fa sì che si perda un po’ la magia… È altresì vero che le informazioni sono parziali e scorrette, e questo dipende dal fatto che troppa gente ne parla senza averlo mai visto fare o senza sapere in che modo si faccia. Leggo blog (ora ho smesso, grazie a Dio) nei quali gente che non ha mai messo piede in una sala di doppiaggio ne parla come se lo facesse da decenni, criticando colleghi doppiatori e direttori senza sapere di che cosa si stia parlando! C’è gente che dice: “Quel direttore è amico di quello…”, ma che ne sanno? Per riallacciarmi al discorso di prima, per esempio, hanno detto che mio padre mi aveva spinto per farmi fare “Wall Street”, quando invece non ero nemmeno nella prima tornata di provini e non ero la preferenza italiana.

Ho letto anche commenti del tipo: “Sandro Acerbo (il direttore del doppiaggio della serie Game of Thrones, n.d.r.) è amico di Riccardo Rossi, e quindi gli fa fare Jaime Lannister”. Si conoscono bene, è vero, ma cosa c’entra? Riccardo è un professionista di altissimo livello, uno dei migliori in circolazione. Dovrebbero essere grati che sia nel cast del doppiaggio di GoT.

Ecco dove nascono i problemi di comunicazione: gente ignorante che parla di argomenti che non conosce.

In ultimo, consigliereste a chi vi sta leggendo di avvicinarsi a questo mondo? Quali consigli potreste fornire loro?