Assolutamente no.

È un mondo che sta vivendo una crisi mai vista prima. Non c’è più lavoro, non c’è certezza di un domani. Ovviamente ognuno è libero di fare quello che vuole, ma ripeto: se non avete mai studiato recitazione, non mettetevi in cammino verso il doppiaggio per il solo piacere di farlo. Studiate, studiate, studiate. Investite il vostro tempo. Solo dopo, forse, sarete in grado di doppiare come si deve.

Inoltre il fatto che la gente veda molte cose in originale non è il massimo dal nostro punto di vista, perché fra un po’ il doppiaggio sparirà, e so che alcuni integralisti ne saranno contenti. Ma vi parlo da uno che ha fatto una tesi di laurea sulla traduzione culturale… Credetemi: doppiare (e quindi tradurre) è un arricchimento culturale. Non un “opacizzare” qualcosa di già fatto. Se riusciremo a capire questo, allora, potremo rendere ancora più salda una delle ultime attività nella quale siamo i migliori al mondo.

Sarebbe un peccato buttarla via.

Edoardo Stoppacciaro
Grazie ancora per il tempo che ci concedete. Iniziamo dal quadro generale: vi va di parlarci di come funziona il doppiaggio? Chi lo vede da fuori ha spesso un’idea un po’ romantica di questo lavoro; per esempio, un’idea diffusa è che i doppiatori abbiano tempo per sviluppare il personaggio, magari guardando prima la serie in inglese. Quanto c’è di vero?
Edoardo Stoppacciaro
Edoardo Stoppacciaro

In realtà, lo “sviluppo del personaggio” è un lavoro che si svolge molto al di sopra del doppiatore: lo fa l’attore doppiato. A lui viene assegnato un ruolo sul quale ha un certo tempo (di solito qualche mese) per prepararsi. A noi doppiatori arriva solo il “prodotto finito” di questo procedimento, quindi non dobbiamo sviluppare nulla. Anzi, dobbiamo attenerci scrupolosamente allo sviluppo che di quel personaggio è stato fatto dal nostro attore, farlo nostro e riprodurlo il più fedelmente possibile nella nostra lingua. Se il doppiaggio di un attore viene come conseguenza di un provino, solitamente si sa qualcosa in più sul lavoro che si sta per intraprendere, ma il più delle volte si arriva in sala di doppiaggio e si scopre lì che cosa si andrà a doppiare.

Venendo alla vostra esperienza personale: c’è un personaggio a cui siete stati particolarmente legati, che vi ha lasciato dei ricordi o con cui vi siete trovati in affinità?

Io, essendo un fan disperato e folle della saga di Martin, non posso non adorare Robb Stark e l’attore che gli presta il volto, ma certamente non è l’unico. Sono molto legato a Emìle, il topo grasso di Ratatouille, il primo provino Disney che ho vinto grazie alla sapiente direzione di Massimiliano Alto. Anche Pincopanco e Pancopinco di Alice in Wonderland mi sono cari, perché ho avuto l’onore di lavorare su un film di Tim Burton, il mio idolo, diretto dal grande Rodolfo Bianchi. Quanto a personaggi “in carne e ossa”, in cima alla lista c’è sicuramente il Cesare Borgia della serie andata in onda su Sky lo scorso anno, un ruolo che mi ha emozionato molto. Restando in tema “fantasy”, invece, ho adorato l’Abraham Lincoln cacciatore di vampiri nel film di Timur Bekmambetov.

Il doppiaggio è un po' un controsenso: un lavoro in solitaria fatto in gruppo; create da soli il vostro personaggio, ma siete parte di una squadra, partendo dagli autori dei testi fino agli altri doppiatori. Nel risultato finale quanto conta il rapporto con i colleghi?

È sicuramente importante, anche se non interviene in tutti i passaggi che hai elencato. Di sicuro, due figure tra le quali una certa sintonia è indispensabile sono quelle del direttore di doppiaggio e del doppiatore. Il primo è a tutti gli effetti il regista del doppiaggio del film, colui che ne ha, più di tutti gli altri, una visione d’insieme, che conosce tutti i personaggi e gli sviluppi che questi avranno attraverso la trama, e sta a lui far sì che il doppiatore renda al meglio, in quelle tre ore per volta in cui è divisa la lavorazione, il lavoro al quale l’attore originale è arrivato dopo mesi di preparazione. Se tra il direttore di doppiaggio e il doppiatore non c’è “feeling”, non ci si capisce e si rischia di faticare molto.

Il doppiaggio italiano ha sempre avuto un’ottima fama, assolutamente meritata. Negli ultimi anni però si sono levate alcune critiche, soprattutto da parte di chi segue le serie in lingua originale, secondo cui la qualità attuale del doppiaggio è discontinua, in larga parte dipendente dalla singola compagnia. Voi cosa pensate del doppiaggio di oggi?