Venendo alla vostra esperienza personale: c’è un personaggio a cui siete stati particolarmente legati, che vi ha lasciato dei ricordi o con cui vi siete trovati in affinità?

Quello che penso è che, come accade per il cinema, la televisione, la radio o il teatro, quello che conta è saper recitare mantenendo sempre Cuore e Semplicità come linee guida, sfuggendo dalla banalità e dal comodo appoggio delle intonazioni sicure perché buone per ogni stagione. Quello che di magico c’è in questo lavoro è la fusione con il personaggio che avrà la nostra voce e le sembianze di qualcun altro; e ogni film cambierà sfumatura, e ogni doppiaggio dovrebbe, a mio parere, allontanarci da quello che siamo nella vita, per condurci nella dimensione della ricerca e della creatività.   

Il doppiaggio è un po' un controsenso: un lavoro in solitaria fatto in gruppo; create da soli il vostro personaggio, ma siete parte di una squadra, partendo dagli autori dei testi fino agli altri doppiatori. Nel risultato finale quanto conta il rapporto con i colleghi?

Il doppiaggio nasce come lavoro di gruppo, ma da alcuni anni la sciagurata scelta di incidere separatamente i ruoli (colonna separata) ha portato a una meccanizzazione del lavoro, a una perdita di spontaneità e di creatività e talvolta alla poca coordinazione tra le diverse esecuzioni. L’attore è portato a non osare perché non può sapere con certezza come sarà calibrata la risposta del collega o è costretto ad adattarsi a una linea recitativa ormai registrata e quindi definitiva. Ciò detto ritengo il doppiaggio italiano mediamente di ottima fattura, con punte di eccellenza raggiunte da colleghi eccezionali per qualità, originalità e spessore artistico.

Il doppiaggio italiano ha sempre avuto un’ottima fama, assolutamente meritata. Negli ultimi anni però si sono levate alcune critiche, soprattutto da parte di chi segue le serie in lingua originale, secondo cui la qualità attuale del doppiaggio è discontinua, in larga parte dipendente dalla singola compagnia. Voi cosa pensate del doppiaggio di oggi?

Vedi sopra.

In ultimo, consigliereste a chi vi sta leggendo di avvicinarsi a questo mondo? Quali consigli potreste fornire loro? 

Consiglio a chi volesse intraprendere questa carriera di farlo, purché abbia predisposizione, volontà e pazienza. Imprescindibile, tranne nei rari casi di baciati da un innato talento, una pluriennale esperienza teatrale.

Il doppiaggio, non dimentichiamolo, è una specializzazione molto tecnica del mestiere dell’attore, che va posseduto, gestito e usato con la perizia che solo l’esperienza teatrale può dare. Una discreta preparazione culturale, inoltre, aiuta a comprendere il lavoro (ma questo vale ovunque, direi) e molto può fare la conoscenza anche scolastica delle lingue straniere. Anche se negli ultimi anni la mole di lavoro è calata, le richieste di ingresso sono aumentate e le condizioni lavorative sono diventate più difficili. C’è e ci sarà sempre bisogno di un ricambio che amici o parenti certo non soddisfano: il nostro è un settore “darwinianamente” selettivo, forse perché è centrale nella produzione audiovisiva, forse perché è relativamente ben remunerato. Sta di fatto che se non si è all’altezza delle richieste se ne viene esclusi.