Trecento anni sono trascorsi dagli epici eventi che hanno portato le Dominazioni dalla quasi distruzione totale alla rinascita, facendole divenire Scadrial, un mondo nuovo forgiato da colui che divenne Dio prendendo su di sé i poteri di Rovina e Preservazione. Un mondo dove ogni cosa ha assunto il colore che aveva all’origine.

Un mondo dove non piove più cenere.

Di quei giorni eroici ci sono leggende a ricordare le vicende compiute, sono sorte religioni per trasmettere il pensiero, i valori di chi è stato impegnato nella salvezza del mondo e della sua popolazione.

Le nebbie esistono ancora, ma non hanno più il potere di un tempo, anche se qualcosa ancora si cela in esse.

Il potere che apparteneva un tempo ai Mistborn si è diluito con il passare delle generazioni; esistono ancora uomini che possono usare l’allomanzia, senza però attingere alla forza di tutti i metalli, ma solo a uno di essi. Tuttavia, possono usare allo stesso tempo la feruchimia e conservare una determinata capacità all’interno di metalloscorte, usandola al momento opportuno. Così si è alle prese con i duomanti, individui capaci di combinare queste due arti metalliche insieme, dando forma a svariate combinazioni di poteri, come fin dal prologo Sanderson spiega. È questo capitolo quello che convince meno di tutti per come l’autore mostra l’evoluzione delle capacità di uomini fuori dal comune.

Anche se appartiene al mondo dei Mistborn, La legge delle Lande può essere letto anche da chi non ha avuto nulla a che fare con i precedenti e per questo probabilmente, per non spiazzare il lettore con qualcosa che non capisce, Brandon Sanderson ha scelto di spiegare in stile lezione il funzionamento delle capacità dei duomanti. Non che possa ritenersi sbagliato, ma da Sanderson, visto quanto ha dimostrato di saper fare, ci si aspetta qualcosa di diverso.

Già dal secondo capitolo l’autore torna ai livelli di scrittura conosciuti, una lettura scorrevole che porta dagli spazi aperti e sconfinati delle Lande, stile far west (dove territori sconfinati sono sotto la giurisdizione di pochi giustizieri che tentano di portare ordine e giustizia in terre imperversate da banditi), alla metropoli di Elendil che ricorda gli insediamenti urbani del 1800. Il mondo è andato avanti e la civiltà medievale voluta dal Lord Reggente è stata lasciata alle spalle, la tecnologia si è sviluppata portando le prime locomotive e automobili, l’elettricità, le armi da fuoco.

Dopo il cliffhanger del prologo, ci si ritrova in un’atmosfera vittoriana con Waxillium Ladrian che ritorna dalle Lande per prendere le redini della propria casata dopo le difficoltà finanziarie create dallo scomparso zio e vedersi costretto per risollevarne le sorti a stipulare un matrimonio di convenienza. Una situazione complicata rispetto alla vita dura ma semplice che conduceva nelle Lande, costretto a muoversi all’interno di un mondo, quello dell’aristocrazia, pieno di regole ed equilibri da rispettare. Ancora più complicata quando a un ricevimento di fidanzamento fanno la loro comparsa gli Evanescenti, autori di furti divenuti famosi all’interno della città. Wax, nonostante la promessa di aver chiuso con la vita del passato, si ritrova a impugnare di nuovo le pistole, affiancato dall’amico Wayne, tornato anche lui dalle Lande per dargli manforte. E’ grazie a lui e ad altri personaggi che si viene a sapere della scoperta di nuovi metalli e di poteri. E’ grazie alla sua presenza istrionica che la storia acquisisce sfumature che ricordano Kelsier in L’Ultimo Impero.

Le vicende non hanno la pesantezza o la drammaticità di Il Pozzo dell’Ascensione e Il Campione delle Ere, ma è una lettura coinvolgente che mescola mistero e investigazione in stile Sherlock Holmes e duelli in puro stile far west con l’aggiunta degli spettacolari poteri allomantici e feruchemici. Non è difficile far andare la mente leggendo i dialoghi tra due personaggi alle scene di C’era una volta il west di Sergio Leone tra Frank (Henry Fonda) e Morton (Gabriele Ferzetti); naturalmente non vanno esclusi i confronti a fuoco, che anche qui hanno un che di epico, di un’epoca dove l’eroismo lascia il passo al progresso e ai meccanismi della civiltà.

Non mancano spunti di riflessioni sulla morale delle scelte, sulle complessità della vita e sullo sfruttamento di certe classi sociali rispetto alle altre, ma il tutto è amalgamato all’interno di una storia che intrattiene e diverte, anche se non raggiunge i fasti di La Via dei Re. Una storia che riesce a sorprendere con i colpi di scena finali, acquisendo così maggiore consistenza e valore, gettando le basi per quella che dovrà essere nelle intenzioni di Sanderson una nuova trilogia del mondo dei Mistborn.