Guardando il nuovo trailer di Man of Steel, che uscirà in data da definirsi nel 2013, una riflessione viene spontanea: è tutto così realistico!

Passata la sbornia anni '90 di film che avrebbero voluto essere ipertecnologici ma erano solo Pop, l'estetica del cinema americano sembra aver trovato la sua via: il realismo senza se e senza ma.

Ma non è solo la presenza velata della CGI che si fa notare negli ultimi prodotti d'oltre oceano, quello che salta subito agli occhi è la ricerca, a prescindere dalle storie, di un'estetica che possa essere caratterizzata solo ed esclusivamente con il territorio americano. Uno stile che deve portare subito alla mente un certo stile di vita, certi principi e un punto di vista preciso: quello di un paese che ha rischiato di perdere tutto e che, grazie a questo, ha potuto fare tutto. Un territorio mentale che negli anni è stato, ed è, disposto a fare qualunque cosa per rimpinguare le proprie casse diventando obesa, lenta e sorpassata da una, creativamente parlando, più affamata Corea.

Che Zack Snyder potesse diventare un cantore di questo percorso era immaginabile. Lavori come 300 e Watchman, così smaccatamente fumettistici e irreali, si possono considerare alla stregua di uno studio preparatorio delle estremizzazioni tecnologiche, che sono diventati lo standard ambito da ogni parte del mondo, imitati e, spesso, snaturati. 

Insomma: fare più di quello che aveva già fatto Zack sarebbe stato solo ridicolo o, ancora peggio, controproducente. Quindi per lui, più per chiunque altro, non sorprende questo cambio di rotta neorealistico, ruvido e disintossicato.

Così, con Man if Steel, Snyder si candida a essere uno dei testimoni più autorevoli di questa nuova generazione di registi che passano dal televisivo J.J. Abrams al più mainstream Michael Bay.

Ma come ogni evoluzione estetica, il tutto deve essere supportato da una base narrativa - può sembrare un concetto fuori luogo, ma se pensate a movimenti rivoluzionari come i Preraffaeliti vittoriani o i più nostrani Macchiaioli, la loro estetica era sostenuta da un sublime simbolico, proprio di un epica scritta su carta che si traduce in filosofia di vita - che dia potenza all'apparato visivo. Un concetto che Hitchcock ha definito come i tre ingredienti per fare un buon film: "La storia, la storia e la storia". 

Infatti, non a caso, a firmare la sceneggiatura di questa rilettura sono Christopher Nolan e il suo fido compagno d'avventure cinematografiche David Goyer che ha riscritto per lui il mito di Batman. Una gioiosa macchina da guerra che ha sbancato i botteghini.

Ma tutto questo funzionerà o è da considerarsi una moda passeggera destinata al consumo immediato per essere poi soppiantata da qualcosa di più nuovo e accattivante?

La risposta è tutta in questo trailer che fornisce un parallelo molto simile a un'altra forma di intrattenimento di massa: la musica americana e, nella fattispecie, quella dell'inizio secolo scorso che ha un nome e un cognome precisi e identificativi in George Gershwin, il padre della musica americana moderna.

Il percorso è lo stesso ed è stimolante persare a quanto i due periodi storici siano simili per sogni e idiosincrasie. In tutti e due i frammenti di tempo c'è stata una recessione che ha mandato sul lastrico intere famiglie, in tutti e due i periodi l'intrattenimento era arrivato al suo capolinea sia per idee che per stile. 

Allora, come oggi, l'alternativa rinvigorente è stato un parto meticcio, fatto di contaminazioni e crossover culturali, creando un patrimonio talmente forte da diventare parte integrante del DNA di una nazione.

I fumetti sono un vettore molto simile a quello che all'epoca era considerato il jazz: due forme d'arte destinate al principio a una nicchia, guardata con disprezzo dall'intellighenzia più autoreferenziale. Per George Gershwin, Rapsodia in Blu avrebbe potuto significare la sua discesa nel Girone Infernale più temuto dall'artista: quello dei Presuntuosi. Ma, come sappiamo, la storia ha dato ragione a lui e ora quella musica è più "popolare" che mai.

E qui arriviamo ai fumetti, al Superman del nuovo trailer, un prodotto che sembra uscito più che dalle mani di un fumettaro come Snyder, di cui tutto avremmo potuto dire tranne che era iper-realistico, da quelle più minimaliste di Clint Eastwood che nello spot del Superbowl rilanciava l'America nel Secondo Tempo (e secondo mandato obamiano), permettendo alle persone comuni di sognare con quello che avevano, con i bricioli di forza che gli rimanevano, con gli scampoli di dignità che la recessione gli aveva elargito.

Qualcuno ha detto che i super eroi rappresentano il ritorno a un paganesimo becero e pericoloso, fatto di icone apostate e ambientazioni ucroniche. Consola il fatto che dicevano più o meno le stesse cose di Gershwin, quando parlò per la prima volta del progetto Rapsodia in Blu.