Sono notizie che non vorresti mai scrivere.

E' morto ieri, stroncato da un infarto, Riccardo Valla, decano della fantascienza e del fantastico.

Come redattore nel campo scientifico lavorò con Bollati Boringhieri, nella fantastico è stato curatore di collane per Nord, saggista e traduttore. Scrisse parecchi articoli su diverse riviste e quotidiani anche non di genere, Stampa Sera, Tuttolibri, Specchio, Avanti, Robot, Delos e Carmilla.

Sue le traduzioni di opere di Terry Brooks, Marion Zimmer Bradley, Michael Moorcock e Ursula K. Le Guin tra le tante, anche se nel mondo del mainstream forse qualcuno lo ricorderà solo come il traduttore di Il Codice da Vinci di Dan Brown.

Con la sua consueta ironia Riccardo giocò con questo evento, scrivendo un romanzo parodia dal titolo Il Coccige Da Vinci, vincitore del Premio Italia.

Ma riassumere carriera e opere della vita di una persona diventa difficile se l'hai conosciuta, se a prescindere dall'esempio professionale, senti che è stato proprio il contatto umano che si stabilisce tra i corridoi nei post convention, o alle tavolate in compagnia, alle bevute, alle chiacchierate, a darti fonti d'ispirazione, che ha contribuito a fare di te ciò che sei.

Così mi sento, lo ammetto senza pudore. Grande è il senso di vuoto che lascia la perdita di una personalità come lui. 

Come tanti dell'ambiente, era una persona di compagnia, ma in più lui era un brillante conversatore, di grande cultura, capace di parlare di meccanica quantistica come di romanzi russi ironico e arguto, a volte punzecchiante, con quel suo inconfondibile accento piemontese che mi mancherà.