Ancora riecheggiava nelle sue orecchie la mistica profezia della veggente, una vecchia strega incontrata qualche anno prima nella città commerciale di Goloport, una delle Sette gemme della regione di Falastur. Era entrato in quella tenda attirato da una voce che neppure lui avrebbe saputo definire da dove provenisse. Wastaran Augustin non si faceva indurre in tentazione da nulla ma, quella volta, una volontà superiore alla sua fece breccia e lo condusse al cospetto della megera. La donna non si era presentata e neppure aveva salutato il sovrano di Athraviar, secondo le usanze. Le orbite vuote lo fissavano con un’intensità agghiacciante e sulla fronte faceva bella mostra il simbolo di Hanerat, il dio oscuro. Mai nella propria vita Wastaran aveva provato una tale sensazione di frustrazione e impotenza.

Mentre sedeva di fronte a lei, aveva assorbito con interesse le parole della veggente e successivamente, come avvolto da una nebbia grigia, era tornato sui propri passi. La profezia indicava tre nascituri che avrebbero minato la sua sovranità ma, cosa ancor più sconcertante, quella donna era al corrente delle sue mire espansionistiche. Dopo aver realizzato tutto questo, si volse per tornare all’interno della tenda e ucciderla ma, inspiegabilmente, non la trovò più. I neri occhi sconcertati e la folta chioma corvina scossa dal vento mostrarono il volto corrucciato a chiunque, in quel momento, si fosse voltato verso di lui. I suoi pensieri vagarono ancor più lontano nel tempo.

Hanerat, col quale aveva fatto un patto per assoggettare tutti i popoli di Falastur, lo proteggeva spesso con visioni e ammonimenti. Il talento di Wastaran per l’evocazione lo aveva posto in una posizione di prestigio. Non ricordava con esattezza come aveva richiamato il dio oscuro ma, quando l’aveva fatto, una strana forza aveva carpito il suo animo e la voce dell’essere soprannaturale gli aveva parlato. Hanerat desiderava dominare il mondo divino eppure, per farlo, doveva entrare in possesso di due oggetti presenti nella regione di Falastur. Wastaran non aveva ancora idea di cosa si trattasse, ma accettò di fare da tramite al dio, se questi gli avesse concesso la forza di conquistare le Sette gemme. Stipulato il patto, l’umano aveva perseguito la via del trionfo diventando presto re di una grande città del sud. La sua vocazione di mago lo poneva al di sopra rispetto a molti uomini e l’immancabile ambizione lo aveva portato in alto. Ora il suo nome era pronunciato con timore nella regione di Falastur.

Decise quindi di non preoccuparsi e di ricordare la data indicata dalla vecchia, ponendosi come obiettivo l’uccisione di tutti i neonati di quel giorno. Aveva un grosso vantaggio, sapeva in quale villaggio sarebbe nata la bambina, mentre gli altri due... li avrebbe affrontati a tempo debito. Non si soffermò a pensare perché qualcuno volesse intralciare le sue mire espansionistiche, poteva però capire che qualche altro dio aveva scoperto i piani di Hanerat e desiderava fermarne l’ascesa. Il tutto, ovviamente, mettendo di mezzo un “povero” mortale. Fu così che, cinque anni dopo quella profezia e dopo aver consolidato il proprio regno, arrivò il fatidico momento. Ordinò ai propri cavalieri di entrare nel villaggio di Anghinton e sterminare tutti i bambini, maschi e femmine indistintamente, nati quel giorno.

Il villaggio aveva grandi dimensioni e ci volle parecchio tempo per frugarlo tutto alla ricerca di donne incinte e pianti di pargoli. Soprattutto perché il tutto fu eseguito in gran segreto e con discrezione. Fu una notte di sangue e orrore, ma alcuni bambini vennero salvati. Affidati per tempo a nutrici o amici fidati, altri furono allontanati dalla città. Purtroppo i cavalieri del re si misero sulle tracce dei fuggitivi, raggiungendoli e sterminandoli tutti. Tutti tranne uno, aiutato nella fuga dal padre di una bimba appena nata che aveva lottato e, infine, si era immolato per permettere alla piccola di essere protetta. Simon Lockwood aveva pagato per quel terribile affronto anche perché non vi era traccia della bambina.

Come in un’antica fiaba, Wastaran temeva il peggio. Da piccolo aveva sentito molteplici volte la storia di re malvagi annientati dal potere di principesse o grandi guerrieri. Mise quindi i suoi migliori uomini alla ricerca di quella fanciulla e, nel frattempo, impose alle proprie spie di addentrarsi nei villaggi e nelle città dell’intera regione per scoprire e censire i nascituri di quella notte. Ovviamente ordinò di ucciderli, se possibile, ma doveva fare molta attenzione. I suoi obiettivi sarebbero stati messi a dura prova se qualcuno avesse scoperto il mandante di quel massacro. Per questo gli servivano i nomi delle famiglie allietate dal pianto di un nuovo nascituro. A distanza di anni avrebbe comunque potuto annientarli. La pazienza non era certo una virtù che gli mancava e, soprattutto, non desiderava correre rischi.