Terra, prossimo futuro. Un vero eden, nel quale tutti sono altruisti e fiduciosi nel prossimo. Non c'è cupidigia o egoismo. Un mondo ideale insomma.

Ma non grazie agli esseri umani. 

Siamo stati invasi da una razza di simbionti che s'intrufolano nel corpo umano e ne assumono il controllo. Unico segno che distingue gli umani normali da quelli posseduti è la mancanza di una luminescenza nelle iridi, effetto collaterale della fusione.

Gli alieni tra loro si chiamano Anime e proprio non riescono a capire perché alcuni esseri umani rifiutino la simbiosi.

Tra questi ribelli c'è Melanie (Saoirse Ronan) che incontriamo all'inizio del film mentre fugge dai Cercatori, gli alieni vestiti di bianco, che si muovono su fighissme auto e moto cromate a caccia di umani dissidenti.

Non usano armi ma solo una sorta di gas paralizzante. Una versione silenziosa e minimalista, apple style quasi, dei marziani di Mars Attacks! (li ricordate, "Veniamo in pace!" e giù di laser!).

Melanie per non farsi catturare dagli "iAlieni" preferisce buttarsi dalla finestra, anche perché sa che in caso le venisse impiantato un simbionte, questi scoprirebbe il nascondiglio dei suoi amici della resistenza.

Ma lo spirito di Melanie è più indomito del suo corpo e la ragazza sopravvive.

Quando le viene impiantato il Simbionte, il cui nome in inglese è Wanderer (Il Viandante, e ha un suo perché, ve lo spiego più avanti), le sue ferite guariscono all'istante (le Anime hanno un servizio sanitario efficientissimo) ma la sua personalità non viene oscurata da quella aliena, pertanto comincia una lotta tutta interiore tra Wanderer e Melanie per il controllo del corpo.

Melanie a tratti prevale e fugge, alla ricerca dei suoi compagni di ribellione, inseguita da una Cercatrice particolarmente accanita (Diane Kruger).

In realtà a Melanie importa di due persone. Scopriremo infatti con vari flashback, ossia indagini del Viandante nel suo cervello che la ragazza è preoccupata per il fratellino Jamie (Chandler Canterbury) e per il suo ragazzo Jared (Max Irons).

Raggiunto il rifugio dei ribelli, Melanie dovrà vincere la loro diffidenza, visto che questi sono abituati a estirpare le Anime dagli umani posseduti mica ad accoglierle a braccia aperte, guadagnandosi la fiducia di suo zio Jeb (William Hurt) e sua zia Maggie (Frances Fisher).

Ma a complicare le cose ci si mette l'amore. Se Melanie ama Jared, la simbiosi con il corpo umano, fonte di reazioni chimiche e ormonali di tutto rispetto, provoca in Wanderer una decisa propensione all'innamoramento di un maschio umano, Ian (Jake Abel) amico di Jared.

Riepilogando: un corpo solo per due personalità, ognuna con i propri sentimenti e pulsioni.

Troverà una soluzione l'annoso problema della rettificazione del triangolo? E perché la Cercatrice è così accanita nella sua caccia?

Agli spettatori il compito di scoprirlo.

Andrew Niccol, affermato sceneggiatore di The Truman Show e regista del film di culto Gattaca, fa quello che può per fare emergere un po' di fantascienza dal romance. Ma il materiale è quello che è, visto che proviene dall'omonimo romanzo di Stephenie Meyer, che con questi temi ha riscosso un successo planetario con la saga di Twilight.

Se l'intenzione letteraria era di parlare di amore adulto, con protagonisti che si approssimano ai venticinque anni, al cinema si strizza l'occhio a un pubblico più giovane, data l'età della Ronan.

Le idee visive di Niccol, improntate a un minimalismo raffinato, sono la parte migliore di un film che invece mostra la corda su molti presupposti di base.

Visto che le Anime entrano nei corpi mediante una vera e propria operazione chirurgica, qualcuno ci vuole spiegare come sia stato convinto il primo essere umano a entrare in simbiosi?

Com'è possibile che la migliore trovata che gli esseri umani escogitino per non farsi riconoscere dagli alieni sia indossare occhiali da sole anche di notte? Dato che le Anime non li usano, usarli non equivale a mettersi un bersaglio sul viso?

Per parlarvi di altre contraddizioni dovrei entrare più nel merito della trama, anticipando colpi di scene e il finale, che è un vero e proprio capolavoro di incongruenza narrativa, pertanto mi fermo qui.

C'è da dire che l'idea di mostrare alieni pacifici e senza armi è propria dell'adattamento cinematografico. Se nel romanzo il fulcro era l'amore contro la malvagità, è indubbio che l'idea di mostrare alieni "più umani degli umani" è più propria di certi filoni della fantascienza propriamente detta.

Degli attori salvo senza riserve la Ronan. La giovane interprete riesce, anche con pose apparentemente impercettibili, a fare cogliere allo spettatore la personalità dominante. Ha poche occasioni di farlo in realtà. Molto didascalicamente Wanderer, ribattezzata Wanda dai ribelli, comunica solo parlando ad alta voce, anche quando è sola con Melanie, che invece può solo risuonare come un pensiero nel suo stesso cervello.

Ingiudicabili i due bellocci della situazione, Jake Abel e Max Irons vittime delle forti personalità delle loro amate. Meglio di loro il piccolo Chandler Canterbury. Dei due attori faro della situazione, la migliore è la sempre brava e sottovalutata Frances Fisher, mentre William Hurt è ridotto alle due espressioni con e senza cappello. L'algida Diane Kruger, la Cercatrice, riesce da par suo a dare un nuovo significato all'ossimoro "ghiaccio bollente".

Sul fronte tecnico la fotografia di Roberto Schaefer ben si presta alla sintesi visiva di Niccol. Gli effetti speciali sono ridotti all'osso, praticamente solo gli occhi degli umani in simbiosi e le creature stesse, che non sono più di un balenio di luci in computer grafica. Si è visto di meglio in produzioni amatoriali. Complessivamente più che un eventuale primo capitolo di una saga cinematografica sembra di stare davanti alla puntata pilota di una serie televisiva di medio budget.