Tra le tante iniziative proposte dall’universo Marvel di quest’anno, le due che hanno mosso qualche passo verso il mondo del fantasy e del Medio Evo, invece che verso il fantascientifico futuribile, si sono rivelate delle vere e proprie gemme nella produzione della stagione trascorsa.

La prima è stata l’elegante e suggestiva minserie 1602, in cui il celeberrimo Neil Gaiman ha ricreato gli eroi e le origini del mondo Marvel proiettandoli nell’ambientazione rinascimentale e seicentesca a lui tanto cara: per le vie della Londra Shakespeariana hanno preso ad aggirarsi affascinanti e intriganti versioni del Dottor Strange, di Nick Fury, degli X-Men e di tutti gli altri protagonisti delle coloratissime testate a fumetti odierne. Un risultato splendido e sofisticato, che fin dalle prime pagine fa capire di non essere una semplice, ennesima variazione sul tema delle “versioni alternative degli eroi”, ma che coinvolge a affascina per l’originalità della trama e l’introspezione riservata a tutti i personaggi.

Ma l’altra produzione, la cui pubblicazione si conclude in questi giorni, riesce forse a superare addirittura la riuscitissima performance di Gaiman. La Marvel ha regalato a Loki, l’infido fratellastro di Thor nel mondo delle leggende Asgardiane, l’opportunità di risplendere in una miniserie di quattro numeri a lui totalmente dedicata. Intuendo però il potenziale di una simile scelta, quella che poteva essere semplicemente la classica “serie speciale” dedicata a uno dei tanti supercattivi dell’universo Marvel è stata rapidamente trasformata in un capolavoro da collezione.

Sul fronte dei disegni, collezionisti lettori e appassionati sono unanimi nell’acclamare il lavoro svolto da Esad Ribic, che ha prodotto ottantotto tavole dipinte dai colori e dai tratti irripetibili. La sua Asgard, i suoi abitanti e i suoi personaggi sono una mescolanza sapiente e sorprendente di scenari, pose e inquadrature che richiamano le opere di Frazetta e gli scenari di Conan, ma allo stesso tempo sanno

sorprendere nei dettagli e soprattutto nelle espressioni dei personaggi in primo piano, e nel ripetersi dell’eterno dramma che affligge la famiglia e la corte di Odino.

Sul fronte della trama, l’argomento della vicenda è stato affidato allo scrittore Robert Rodi. E la trama è un’altra piacevole sorpresa… al punto che è lecito chiedersi se di trama vera e propria si possa parlare. Se in una miniserie su Loki ci aspetteremmo la messa in atto di qualche contorto piano finale per conquistare il regno degli dei e ottenere la gloria e il potere, Rodi spiazza il lettore ponendolo di fronte al fatto compiuto: la prima pagina si apre con Thor in catene e Loki che, in qualche modo che rimane indefinito, è finalmente diventato il signore supremo di Asgard.

Quella che ne segue è tutt’altro che l’inizio dell’era di gloria e di trionfo che il dio degli inganni si aspettava, ma anzi l’inizio di un ripetuto e implacabile confronto coi suoi demoni interiori, il suo passato e il suo futuro.

Pressato da Hela, la dea della morte, affinché Thor venga finalmente giustiziato e consegnato a lei, Loki si scopre a balbettare… “Ma… non ho mai desiderato la sua morte… Soltanto la sua umiliazione.” Ponderando sul da farsi, Loki affronta uno dopo l’altro tutti i membri della corte di Asgard, da Sif, a Balder a Odino stesso, tutti ora prigionieri e alla sua mercé, e… beh, non è facile evitare di riconoscere all’ingannatore dei validi motivi per capire, o addirittura giustificare, la sua rivolta contro gli altri dei.

Attraverso una serie di flashback vediamo come fin dall’infanzia Loki sia sempre stato “tenuto a metà strada” dal resto degli Asgardiani, adottato e ammesso a far parte dell’olimpo nordico, ma sempre tenuto a distanza, dileggiato, disprezzato e sminuito per non essere mai veramente uno di loro.

Quando finalmente Loki si ritrova faccia a faccia col patrigno Odino per la resa dei conti finale, almeno verbalmente, suo è il monologo che segna uno dei punti focali della storia e che echeggia, per toni e prosa, meravigliosamente vicino a un monologo Shakespeariano.

Giunti alla fine del terzo capitolo, Loki sembra essere giunto a un punto di svolta: sfidare il fato stesso e rifiutarsi di sottostare alle leggi del cosmo che lo vorrebbero sempre ingannatore, sempre perdente, sempre meschino, e tentare di essere qualcosa di diverso. Il puzzle intessuto da Rodi è accattivante: esistono ben pochi dubbi sul fatto che prima che la storia si concluda, il breve regno di Loki verrà soverchiato e gli dei reclameranno la loro riscossa, ma non è tanto questo ad intrigare il lettore, quanto la risoluzione del piccolo/grande dilemma del dio degli inganni, che contrappone la predestinazione al libero arbitrio, il serpente che si morde la coda dell’enigma dell’origine del male: le connotazioni malvagie di Loki sono innegabili, ma sono stati il disprezzo e la sufficienza degli altri dei a generarle in lui, o viceversa è stata la sua natura maligna a provocare l’ostilità del pantheon verso di lui?

E il “buon” Loki riuscirà a spezzare il disegno del fato che lo vuole ingannatore, sconfitto e maligno per l’eternità o si rassegnerà a

Può esistere un fratello senza l’altro, anche se tra loro la guerra è destinata a non finire mai? Il rapporto che lega Thor e Loki è complicato…
Può esistere un fratello senza l’altro, anche se tra loro la guerra è destinata a non finire mai? Il rapporto che lega Thor e Loki è complicato…
interpretare per sempre il ruolo che la sorte ha scelto per lui? I pronostici, ovviamente, gli sono sfavorevoli, ma di sicuro il dio dell’inganno si guadagna il fascino dei lettori nel volersi ribellare ai ruoli e ai destini nei quali tutti sembrano volerlo confinare, e nel volersi affermare come una figura di sua scelta e nello scrollarsi di dosso i panni e le maschere che gli altri gli hanno sempre attribuito si rivela un personaggio molto più umano e moderno di tutto il resto degli dei.

Rimane anche un altro interrogativo: cosa ne sarà dell’universo Asgardiano dopo questa miniserie… non nel senso “cosmologico” del termine, ma in termini di simpatia: già, perché una volta vista la storia di Asgard dall’altra parte della barricata, è davvero dura non simpatizzare con Loki e non considerare gli altri dei sotto una luce molto più odiosa, ostile e disumana. Dopo questo geniale squarcio di lettura “alternativa” del mito nordico, potrebbe essere molto difficile tornare a “tifare” per gli eroi nel senso tradizionale del termine!

A questo proposito segnalo anche una scelta artistica che in principio mi aveva lasciato perplesso, ma che col passare del tempo ho trovato convincente. Nella linea tradizionale di Thor, Loki era sempre stato raffigurato come un individuo ambiguo, privo della forza muscolare riservata al fratellastro e agli altri dei, ma comunque affascinante e seducente, in grado di circuire dei e umani col suo carisma. Ribic ne offre invece un ritratto molto più derelitto: il naso paonazzo, il volto raggrinzito, la dentatura storta: nemmeno nell’aspetto fisico, il dio degli inganni gode della dimensione “sovrumana” riservata agli altri dei. In principio ho trovato una carenza questa scelta, mancandomi il fascino ipnotico del serpente che spesso è associato a questo personaggio, ma man mano che la storia procedeva ho capito quanto fosse importante che Loki non avesse assolutamente nulla che lo accomunasse alla sua “famiglia adottiva”. C’è addirittura chi ha ipotizzato che l’intera saga di Loki sia dipinta esclusivamente dal punto di vista del figlio adottivo di Odino, e che quindi tutti compaiano non come sono in realtà, ma come sono percepiti dallo stesso Loki: ecco dunque un Odino più severo e gelido, un Thor più vanaglorioso e superficiale, una Lady Sif più sprezzante e ostile e così via.

Non so se questo fosse nelle intenzioni dell’artista, ma di certo è un altro elemento che indica come anche una semplice opera di intrattenimento fumettistico possa prestarsi a più letture e interpretazioni. E questo, solitamente, è sinonimo di un’opera riuscita!

Non resta che concludere raccomandando la lettura di questa ottima opera sia a tutti gli appassionati di fumetti che di Fantasy. Che la Marvel preveda un’edizione italiana che raccolga i quattro numeri della serie è pressoché scontato, anche se è difficile prevedere un periodo, dato che manca ancora un numero al completamento della serie in originale.

Esistono però vari preview in rete, e chi volesse avere un ottimo assaggio può concedersi la lettura del primo numero a questo indirizzo: www.milehighcomics.com/firstlook/marvel/loki1/.

Vale però la pena di concedere un ultimo riconoscimento al povero e bistrattato dio degli inganni: nel corso della serie, preoccupato dall’ineluttabilità del suo destino, scandaglia tutti gli universi alternativi al proprio in cerca di almeno un mondo dove sia Loki a trionfare e Thor ad essere sconfitto. Il risultato della sua ricerca pare essere negativo… Ma forse la magia in questione non arrivava a vedere proprio il mondo dei fumetti: la miniserie su Loki ha polverizzato, in termini di critica, di pubblico e di vendite, qualsiasi fumetto che abbia mai portato il nome del suo più noto e solare fratellastro.

Almeno in questo, il dio degli inganni ha trionfato.