A voler essere obiettivi, Hansel e Gretel - Cacciatori di Streghe è un film bruttissimo. Intendo proprio di una bruttezza indifendibile sotto qualunque aspetto: personaggi insulsi, recitazione inesistente, trama approssimativa a voler essere gentili, montaggio che fa seriamente sospettare che si siano dimenticati dei pezzi di pellicola per strada.

Per tutti questi motivi, e per altri ancora, io l’ho trovato un film estremamente entertaining. Il trucco sta tutto nell’atteggiamento.

Intendiamoci, la mia è un’opinione di pancia e non ho la minima intenzione di difenderla, ma se vi interessa leggere il seguito, provo a spiegarmi meglio. Una volta comprato il biglietto, avrete una serie di opzioni: potete entrare in sala tranquilli e fiduciosi, pensando di vedere un action fantasy ispirato a una famosa fiaba. Questo è il modo migliore per scappar via prima della fine del primo tempo (che peraltro arriva in fretta, è un film breve).

Potete entrare in sala preventivamente incazzati, con l’intento di cavare soddisfazione dal pinpointing di ogni singolo errore nella pellicola (triste atteggiamento sempre più diffuso tra noi nerd, e che sembra voler sostituire il genuino amore per le cose che ci piacciono). Ed è probabile che di soddisfazione ne proverete davvero: quella che si prova a sparare su un’anatra morta.

O potete entrare in sala armati del secchiello di popcorn più grosso che riuscirete a tenere in mano, spegnere il cervello allo spegnimento delle luci e sorridere della consapevolezza che state per assistere a una solenne, rumorosissima, involontariamente comica idiozia in CG. In questo caso, vi garantisco che passerete un’ora e mezza di insano divertimento.

Fine del lungo preambolo: proviamo a parlare del film. Raccontare la trama senza fare spoiler è impossibile, perché di trama ce n’è semplicemente troppo poca. La premessa in sé è interessante e pure seria: i piccoli Hansel e Gretel, come tutti sappiamo, vengono mollati dal padre in un bosco in piena notte – e non ci lamentiamo più di chi si dimentica i bambini in auto! – e finiscono col fare secca una strega. Cresciuti, decidono che il mondo senza streghe è un posto più pulito e più adatto alle famiglie e ne fanno una professione (evidentemente redditizia, visto l’antieconomico arsenale di armi steampunk che si portano dietro).

Dopo l’antefatto, il film si apre su una cittadina settecentesca – on line ho letto che sarebbe Augusta, in Germania, ma non sono mica sicuro che nel film venisse detto… – dove uno sceriffo esagitato (Peter Stromare reso straordinariamente ridicolo da un paio di baffoni) arringa la folla per convincerla a mettere sul rogo la “strega” da lui catturata, colpevole a mio parere di essere graziosa ma espressiva quanto un cavolfiore. Intervengono Hansel e Gretel, noleggiati dal sindaco locale per arrestare la piaga di rapimenti di bambini in atto in città, che traggono in salvo la malcapitata spiegando ai bravi cittadini che «chi pratica la magia nera non può nasconderlo, perché il suo corpo comincia a marcire» (salvo poi contraddirsi da soli all’arrivo di streghe che assumono aspetto umano, perché «le streghe più potenti possono farlo»; oook…)

Da qui in avanti è un delirante, esilarante tripudio di streghe e paesani massacrati in CG a colpi di accetta, fucile, balestra a ripetizione, mitragliatrice, botte da osteria e persino l’improbabilissima versione settecentesca di un taser!

È davvero difficile per me decidere che cosa fa più piangere e nello stesso tempo ridere in questo film. Forse le facce dei protagonisti, un Jeremy Renner mai stato famoso per la sua mimica facciale ma che qui raggiunge vette epiche di inespressività e una Gemma Arterton che si difende un po’ meglio, ma forse solo perché è carina da guardare.

O forse le streghe (il cui aspetto mostruoso, va detto, è efficacissimo) che brandiscono bacchette che paiono versioni sotto steroidi di quelle di Hogwarts, con le quali si difendono da qualunque arma terrena ma che verranno neutralizzate al momento giusto grazie a un grimorio potentissimo, il Libro di Abramelin (lo sentite Aleister Crowley che si rivolta nella tomba?...), mai nominato prima nel film e cascato in mano ai protagonisti per puro caso.

O forse il giovane sidekick (Thomas Mann) che appare a metà storia per aiutare e infastidire i nostri eroi, prototipo del nerd – cioè dello spettatore del film – che “da grande vuol fare il cacciatore di streghe” ma che per ora si accontenta di collezionare ritagli di giornale con le imprese di Hansel e Gretel, appendersi in camera i loro poster (disegnati a mano, siamo nel Settecento) e concepire fantasie erotiche da liceale su Gretel priva di sensi…

…No, a pensarci bene, il mio elemento preferito è il troll, bestione gigantesco e brutto da far piangere ma dal cuore al posto giusto (perché nel film «i troll servono le streghe», e questo porterà l’omone a penosi conflitti di coscienza), a cui lo sceneggiatore ha pensato bene di dare il nome di EDWARD. In faccia a chi pensa che un film del genere non possa fare della vera ironia!

In mezzo a questo carrozzone palesemente privo di qualunque serietà, come al solito c’è anche chi ha tentato di montare polemiche, ad esempio tacciando la pellicola di anti-femminismo visto che “si uccidono tante streghe” (e forse ai polemisti è sfuggito che le streghe del film sono mostri puri e semplici, il cui sesso femminile è del tutto accidentale e mai nemmeno lontanamente sottolineato). A voler cercare a tutti i costi qualcosa di serio, a me il mostro più inquietante di questa storia è sembrato la folla di bravi paesani, sempre pronti a mettere sul rogo o alla forca chiunque venga indicato come “colpevole” o “malvagio” da qualcuno che urla abbastanza forte.

Ma non ci sforziamo di cavare sangue da una rapa: in un'intervista Jeremy Renner ha dichiarato che il film non ha nulla di serio, è “puro escapismo” pensato solo per divertire il pubblico. E, visto il box office, deve aver funzionato, tanto che si parla già di un seguito.

Nel mio piccolo vi dirò che con me ha funzionato senz’altro.