King Arthur: consensi e critiche si dividono riguardo all'ultimo film di Antoine Fuqua. Andiamo a curiosare fra le critiche apparse su quotidiani e riviste online.

PRO

Tullio Kezich: Il corriere della sera

Il film si riallaccia con efficacia attraverso un montaggio emozionante alla lunga tradizione delle cinebattaglie all’arma bianca. Si rivedono con poche varianti lo scontro degli eserciti sul lago ghiacciato di Alexander Nevski di Ejzenstejn e i nugoli di frecce dell’Enrico V di Olivier. Mancano i divi che avrebbero dato un maggiore prestigio all’operazione, ma gli interpreti riuniti intorno all’aitante Clive Owen, in gran parte di provenienza teatrale, risultano accettabili e in taluni casi (Stellan Skarsgård come capo dei Sassoni) eccellenti. Qualche perplessità può suscitare Keira Knightley, che fa di Ginevra una Walkiria più scatenata e pericolosa dei guerrieri che la circondano.

Pierpaolo Turitto: Filmup

Particolarmente affascinante la figura di Ginevra, la donna guerriera, determinante nelle scelte di Artù, i cui panni sono vestiti dall'attrice in rapida ascesa Keira Knightley, già vista nella Maledizione della prima luna; merita anche una segnalazione uno degli attori italiani del cast: Ivano Marescotti (La leggenda di Al, John e Jack), che recita nel ruolo del Vescovo Germanius.

Un bel film, con l'abilità di non cadere in situazioni banali ed esagerazioni all'americana.

http://www.filmup.com/kingarthur.htm

Marco Spagnoli: Il Corriere della Fantascienza

Film epico capace fondere il fascino de I magnifici sette con i temi connessi alla caduta dell'impero romano (su tutti la nascita dell'intolleranza religiosa...), King Arthur è un film che sebbene non perfetto conquista lo spettatore per il suo ritmo e la spettacolarità delle sue battaglie. Ottima la colonna sonora composta da Hans Zimmer che ritrova l'ispirazione del passato e che si avvale della straordinaria voce di Moya Brennan, vocalist dei Clannad per caratterizzare le radici celtiche del mito.

http://www.corriere.fantascienza.com/FILM/?id=2004092848

CONTRO

Roberto Nipoti: la Repubblica

Detto in estrema sintesi, il film porta stampato su ogni fotogramma il marchio del produttore Bruckheimer: la Storia è tramutata in heroic fantasy (dallo stesso sceneggiatore del "Gladiatore") e tutto viene drasticamente semplificato, per renderlo accessibile al pubblico degli adolescenti. In un dilagare di musiche pseudo-celtiche, la compagnia combatte, senza vero afflato epico, un numero esagerato di battaglie, inclusa una sul ghiaccio che (se si evitano i paragoni con "Aleksander Nevskij") è di gran lunga la migliore della collezione. Assai meno riuscite le pause di dialogo, cameratesco o ideologico (quando Artù scopre di aver fatto male a servire i romani e decide di riunire il popolo dei Britanni), a causa della congenita povertà di carisma dei principali ruoli maschili. Con un riguardo tutto particolare per Lancillotto (Ioan Gruffudd), di cui lo schermo non ci aveva mai rifilato una versione tanto sbiadita. Un film non destinato a entrare nella leggenda....

Maurizio Cabona: Il Giornale

Ennesimo oltraggio hollywoodiano alla romanità, King Arthur di Antoine Fuqua è concepito per i protestanti, così dovrebbe offendere i cattolici, come gli irlandesi, che invece - almeno formalmente - figurano produttori. (...) Solo Ivano Marescotti è bravo come vescovo romano e cattolico, dunque perfido. Per il resto si copia a tutta forza, con culmine nella scena del lago ghiacciato che inghiotte i Sassoni, anziché i Cavalieri teutonici, come nell''Aleksandr Nevskij' di Eisentestein.

Sasha Carnevali - Ciak

Clive Owen risulta un po' legnoso nel ruolo di futuro re (...) Keira Knightley ha forse le peggiori battute degli ultimi 10 anni, e lo sa.(...) Ioan Gruffud, l'unico attore convincente insieme al nostro Ivano Marescotti (...) Il cinema è però lavoro di squadra, e qui è evidente che qualcosa non ha funzionato. Un peccato e uno spreco di energie produttive che fa piangere il cuore. (...)

Alessandro Guerra: Castlerock.it

Via l’amor cortese, via la questione dell’onore, via tutte le implicazioni filosofico-alchemiche legate ai cicli del Graal e all’Excalibur. E via anche tutta la tradizione narrativa attorno ai cavalieri della tavola rotonda, che da Thomas Malory si snoda attraverso i secoli fino ai giorni nostri.

In un’operazione di cui si stenta ad afferrare il senso si svuota lucidamente, programmaticamente, una saga di tutti i suoi motivi e se ne mantiene null’altro che il “brand”, cercando di riempire il vuoto che si è venuto a creare - vuoto che spiazzerebbe lo spettatore privato delle sue più elementari aspettative - con una supposta quanto velleitaria ricerca della veridicità storica.

Veniamo a sapere insomma che la “verità” è meno affascinante della leggenda, ma non capiamo come e perché, da spettatori, dovremmo preferire la prima.

http://cinema.castlerock.it/review.php/id=841

NEUTRI

Lietta Tornabuoni: La Stampa

Il film che si prende parecchie libertà con la Storia ha grandi scene di battaglia (ma sono ormai scene che dovrebbero tener conto del massimo livello offerto dall'ultimo film del Signore degli anelli), (...), ripropone il mistero del regista Antoine Fuqua, già autore di Training Day, altalenante tra buoni film e film cattivi, tra capacità magistrale e distrazione.

Francesco Alò: Il Messaggero

"Edizione straordinaria! Comprate 'King Arthur' di Antoine Fuqua e scoprirete che Re Artù (Clive Owen) è un soldato romano nell'Inghilterra del V secolo D.C. Nome: Lucius Artorius Castus. Missione: difendere la colonia dagli indigeni Woad e dai crudeli Sassoni. (...) King Arthur è stato un giusto flop. Troppo ingessato per essere puro intrattenimento, troppo grossolano per essere preso sul serio. E anche troppo simile a Il gladiatore (stesso sceneggiatore). Ma lì c'era Russell Crowe, qui Clive Owen. Sosia di Michele Cucuzza e meno espressivo del cavallo che monta. Ridateci Excalibur please.

Giorgio Nerone: 35mm.it

Strana operazione questa: si prende un ciclo epico-cavalleresco di importanza cruciale per la vita culturale occidentale e si rivendica una precisa appartenenza storica dei fatti in questione per strapparli alla leggenda, finendo fondamentalmente per creare una nuova leggenda dal fascino indubbiamente minore…

…Dagli iniziali propositi di ricerca della veridicità storica, dunque, si arriva ad un rilancio della figura in chiave leggendaria. Poi, Antoine Fuqua ha decisamente esaurito il credito derivante da Training Day, e non riesce a bilanciare i momenti intimi e quelli epici. Infine, osserviamo, una manciata di attori più carismatici non avrebbe nuociuto, anche se la Ginevra invasata di Keira Knightley si fa guardare con gusto.

http://www.35mm.it/film/scheda.jsp?idFilm=18722