Visto che negli Usa è stato pubblicato l'atteso romanzo Doctor Sleep, sequel di Shining, torna attuale il vecchio screzio fra l'autore Stephen King e Stanley Kubrick, regista dell'adattamento cinematografico sulle sanguinose vicende ambientate nell'Overlook Hotel.

Kubrick scrisse e diresse Shining con l'intenzione di fare un blockbuster, dopo il sontuoso ma finanziariamente deludente Barry Lyndon

Shining libro (1977) e Shining film (1980) raccontano le vicende di Jack Torrance, scrittore fallito e alcolizzato, che trova lavoro come guardiano dell'Overlook Hotel durante il lungo periodo di chiusura invernale. Si trasferisce quindi nell'albergo, isolato dalla neve, con la moglie Wendy e il figlioletto Danny. 

Ma l'enorme struttura è infestata da maligne presenze che ben presto si manifestano: il finale è la nota mattanza.

Che Stephen King non abbia mai amato la trasposizione di Kubrick è cosa risaputa: i due si incontrarono sul set in Inghilterra e King ritenne il regista "un uomo molto compulsivo".  In seguito, il suo giudizio sul film fu che era troppo freddo e questa posizione, negli anni, non è cambiata. 

In una recente intervista con Will Gompertz, art editor della BBC, King ha affermato di aver odiato il film Shining, criticando in particolare Shelley Duvall nei panni di Wendy Torrance:

Si tratta di uno dei personaggi femminili più misogini mai messi in un film. In pratica sta lì solo a urlare e fare la stupida e non è affatto la donna di cui ho scritto io.

Anche Jack Nicholson, nei panni del protagonista adulto, è sempre stato un po' troppo pazzo per i suoi gusti: 

Jack Torrance  è il personaggio più autobiografico che abbia creato, dice King, un uomo che non riconosce di essere alcolizzato ma si vede come un eroe capace di combattere i propri demoni da solo.

Nel periodo in cui scrivevo il libro bevevo molto, ma non pensavo a me stesso come a un alcolizzato. Nessun ubriaco lo fa. 

Ancora oggi, dopo varie decadi, Stephen King ribadisce che il film è 

[...] freddo. Io non sono un tipo freddo. Penso che uno degli elementi che mette in comunicazione il mio libro con la gente è il suo calore: c'è un allungarsi verso il lettore dicendogli "voglio che tu sia parte di tutto questo".

Con lo Shining di Kubrick, ho provato una sensazione di freddezza, del tipo "stiamo osservando queste persone ma sono uguali a formiche in un formicaio, e questi piccoli insetti non stanno facendo niente di veramente interessante". 

Su Shining film sono stati spesi fiumi di parole, oceani a dire la verità: interpretazioni,  focus sui presunti messaggi subliminali, elenco delle differenze fra libro e film e soprattutto ipotesi sul suo significato recondito. 

Nel 2013 è stato girato un documentario-mashup intitolato Room 237, diretto da Rodney Ascher e prodotto dalla IFC Films. 

Il trailer di Room 237