Gli omicidi di Whitechapel sono forse la serie di delitti che più hanno risvegliato la fantasia di molti autori; se aggiungiamo il fatto che sono avvenuti in concomitanza col periodo di maggiore attività del famoso detective vittoriano, allora la coincidenza non può che essere una spinta in più per inserire nella vicenda anche il celebre consultant detective di Baker Street.

Dean D. Turnbloom ci presenta fin dall'inizio il vampiro responsabile, il Barone Barlucci, ex cavaliere templare diventato vampiro dopo essere stato ferito in battaglia, che non esita a definirsi, attraverso un racconto in terza persona, totalmente al di fuori di ogni sospetto. Un'epoca che crede nella scienza e ha abbandonato la superstizione non potrà mai pensare ad un vampiro che si aggira per le strade di Londra in cerca di sangue. La complicata vicenda costringerà Scotland Yard a richiedere l'intervento di Sherlock Holmes che, ritenendo soltanto delle leggende i racconti sui vampiri, si mette alla caccia dell'uomo responsabile. Il Barone si trova così costretto ad agire, proprio nel momento in cui è riuscito a trovare un metodo per alleviare i sintomi della sua “malattia” e, sul lungo periodo, riuscire a guarirne.

Sherlock Holmes e il vampiro di Whitechapel si inserisce in modo interessante nella serie di resoconti sherlockiani riguardanti lo Squartatore, di cui ricordiamo i più noti Uno studio in nero di Ellery Queen e L'ultimo caso di Sherlock Holmes di Michael Dibdin, senza contare gli incontri con i vampiri da parte di Holmes, a partire dal canonico L'avventura del vampiro del Sussex, ai numerosi apocrifi e film che lo vedono affrontare Dracula e vampiri meno noti, alcuni più riusciti di altri.

La narrazione in terza persona ci consente di conoscere i diversi punti di vista, a differenza dei racconti narrati dal dottor Watson, permettendoci quasi di identificare più protagonisti, mostrandoci per ognuno le sue intenzioni. Il racconto corale pone in evidenza i diversi personaggi impegnati a risolvere, o a compiere nel caso del barone-vampiro, gli omicidi dello Squartatore, incontrandosi quasi sul finale per chiarire l'intricata vicenda, con il lettore come unico “spettatore” onnisciente del racconto. I personaggi sono ben delineati e si evolvono nel corso della storia, soprattutto l'ispettore Abberline che riesce ad imporsi sui suoi superiori e risolvere il caso per Scotland Yard. Il barone Barlucci è un po' una sorpresa: ci si aspetterebbe quasi una sorta di Dracula italiano, e in effetti si comporta come predatore qual è, preferendo anche giovani donne per i suoi pasti settimanali, ma è anche in cerca di una cura, ritenendo possibile tornare ad essere un uomo normale. L'ambiguità della situazione è ampiamente voluta: da un lato abbiamo il vampiro che chiama “malattia” la sua condizione, dall'altra abbiamo Holmes che invece reagisce da uomo di scienza, non riconoscendo mai la possibilità che un vampiro possa essere responsabile di atrocità simili.

L'ambientazione vittoriana è ben delineata, anche se non approfondita, e lo stile narrativo renderebbe scorrevole la lettura, se non fosse per la presenza di numerosi refusi che ne disturbano la fluidità.

E' sicuramente un romanzo indicato per chi è in cerca sia di atmosfere di fine ottocento e trame vampiresche, sia per chi è a caccia di un apocrifo sherlockiano senza troppi fronzoli e sensazionalismi eccessivi, che normalmente affossano la trama e si allontanano dall'atmosfera generale.