Le vicende del Cavaliere Solitario e di Tonto nascono alla radio agli inizi degli anni Trenta, per poi arrivare alla televisione, ai fumetti e ai cartoni animati, accumulando nel tempo una popolarità enorme.

Tanto non è servito comunque al film di Gore Verbinski: The Lone Ranger, che arrivato nelle sale nel 2013 ha ottenuto pessimi risultati al box office.

Nonostante la critica l’abbia definito più volte lento, vuoto e confuso, al regista Quentin Tarantino il film è invece piaciuto, abbastanza da inserirlo nella sua personale Top Ten dell’anno.

Johny Depp e Armie Hammer in The Lone Ranger
Johny Depp e Armie Hammer in The Lone Ranger
“La scena del treno è incredibile!” dice Tarantino. “Quando l’ho visto ho pensato: Cosa? Questo è il film che tutti definiscono una schifezza? Sul serio?”

Continua, poi: “I primi 45 minuti sono eccellenti… Gli altri 45 un po’ soporiferi. Mi piace la storia di Tonto, l’idea che la sua tribù sia stata macellata per colpa sua. Ma il massacro da parte della cavalleria mi ha lasciato l’amaro in bocca. Gli indiani sono stati davvero vittime di un genocidio, e vederlo come sfondo a un film d'intrattenimento mi è sembrato… Brutto”

Curioso che a dirlo sia lui, che nel 2012, col suo Django Unchained (2012), ha usato la schiavitù afroamericana del diciannovesimo secolo come sfondo del remake di un acclamato spaghetti western.

“Io non ho fatto Lone Ranger” si difende il regista “Sono due cose diverse. Mi sono destreggiato con temi differenti e, francamente, penso di aver fatto meglio di loro”