Quella dei Classics Illustrated è una collana nata nel 1941 e dedicata alla trasposizione a fumetti dei testi più famosi della letteratura. Dai Tre moschettieri all’Ultimo dei Mohicani, da Robinson Crusoe a Ivanhoe, in trent’anni ha dato nuova vita a 169 opere. Fra i giovani cresciuti sognando mille avventure grazie a quelle pagine c’è anche George R.R. Martin. Lo ha rivelato lo stesso scrittore nella sua introduzione al primo numero del graphic novel A Game of Thrones. Da studente delle scuole superiori avrebbe poi letto le opere originali ma i “funny books”, come li chiamavano all’epoca, sono arrivati prima. Certo, la prosa di Herman Melville non c’era, l’adattamento di Moby Dick non era Moby Dick, ma chi aveva letto i fumetti e navigato con loro sulla baleniera Pequod insieme al capitano Achab e a Ismaele era comunque più ricco di chi non l’aveva fatto. La storia era ancora presente, e in molti casi è diventata la porta per scoprire un mondo e per leggere, in seguito, le opere originali.

Può darsi che sia stato a causa di questa passione giovanile che Martin abbia sempre accettato di buon grado che dalle sue opere venissero realizzate dei graphic novel. Il primo adattamento, come raccontiamo nell’ottavo numero di Effemme in un lungo articolo dedicato a tutti i fumetti in qualche modo legati alle opere di Martin, è del 1987, e riguarda I re di sabbia, un racconto di otto anni prima già vincitore dei premi Hugo e Nebula. Negli anni ne sono arrivati numerosi altri, compreso quello di Fevre Dream (Il battello del delirio) di cui abbiamo pubblicato un’anteprima:

Fevre Dream

Fevre Dream

Articolo di Daniel Abraham e Rafa Lopez Domenica, 13 gennaio 2013

Il fumetto tratto dall'omonimo romanzo di George R.R. Martin.

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L’adattamento più famoso comunque è quello di A Game of Thrones, trasposizione del primo romanzo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco.

La serie, iniziata nell’autunno del 2011, sta proseguendo ancora adesso con fascicoli di una trentina di pagine successivamente ripubblicati in volumi di 240 pagine comprendenti ciascuno sei fascicoli. Per completare l’intero A Game of Thrones (Il trono di spade e Il grande inverno) serviranno quattro libri. Al momento l’editore non ha ancora fatto sapere se il progetto proseguirà con l’adattamento del secondo romanzo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, A Clash of Kings (Il regno dei Lupi e La regina dei draghi).

L’edizione italiana di Italycomics sta seguendo quella originale di Bantam nella ripartizione dei fascicoli e nella successiva racconta in volume. Del primo di questi volumi abbiamo pubblicato una recensione:

A Game of Thrones

A Game of Thrones

Articolo di Martina Frammartino Giovedì, 13 settembre 2012

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Purtroppo le due raccolte fin qui pubblicate sono state realizzate prima della corrispondente edizione americana, sulla semplice base della riunione dei corrispondenti fascicoli. Chi ha acquistato le edizioni americane però ha potuto leggere alcuni testi assenti dai volumi italiani.

Il primo volume è aperto da un’introduzione firmata da George R.R. Martin. Al suo interno lo scrittore racconta l’origine della sua passione per i fumetti, parla dell’importanza dei Classics Illustrated ma fa anche notare alcune delle difficoltà che la sua storia ha creato agli adattatori. Lo sceneggiatore Daniel Abraham e l’illustratore Tommy Patterson si sono trovati a dover lavorare su un’opera monumentale, con un numero altissimo di scene e ambientazioni e migliaia di personaggi. In più ci sono trame e sottotrame estremamente complesse, un punto di vista rigorosamente in terza persona ma focalizzato intorno a personaggi diversi, monologhi interni, flashback, resoconti forniti da narratori inattendibili. Se lui ha potuto entrare nella testa dei suoi personaggi un graphic novel – o se è per questo anche una serie televisiva, visto che anche HBO ha dovuto fronteggiare questi problemi e trovare le proprie soluzioni – ha limiti molto più rigidi da non oltrepassare, altrimenti finirebbe con il perdere la scorrevolezza. Diventerebbe goffo, che è il modo migliore per far perdere il divertimento ai lettori.

Per anni Martin ha creduto che la sua saga non avrebbe mai potuto avere alcun tipo di trasposizione. Il lavoro di Abraham e Patterson, così come quello televisivo di David Benioff e D.B. Weiss, gli hanno dimostrato che si sbagliava.

Nel Making of che chiude il volume Anne Groell, editor delle Cronache del ghiaccio e del fuoco fin dal 1985, spiega che la scrittura di Martin è molto visuale, perciò è l’ideale per un adattamento. Però è anche molto complessa e dettagliata, il che crea numerosi problemi. Anche mantenendo i singoli fascicoli intorno alla trentina di pagine alcune parti della storia hanno dovuto – e dovranno – essere tagliate o riunite e riassemblate in modo diverso. Anche Abraham ha sottolineato come alcune parti del testo siano state particolarmente difficili da adattare, aggiungendo che si tratta di un libro talmente ricco che, pur conoscendolo da parecchio tempo, ha scoperto numerose cose nuove proprio nel corso dell’analisi fatta per poter scrivere la sceneggiatura. Quanto a Patterson ha affermato che quest’esperienza gli ha consentito di affinare le sue abilità e di aggiungere al suo repertorio nuove competenze come quelle relative all’ingegneria e all’architettura medievali, all’abbigliamento o agli animali.