Non sarà sfuggito a molti che negli ultimi anni sono aumentati a dismisura i prodotti derivati da un fumetto. I supereroi sono la punta dell'iceberg di una invasione di cine-comics.

Nel caso dei supereroi la derivazione da un marchio noto è chiara, Marvel e DC sono le più famose case editrici del settore e la prima è stata la più aggressiva in tale senso. Non starò qui a dilungarmi oltre perché il Marvel Cinematic Universe è già stato oggetto di articoli (dei quali arriverà presto un aggiornamento) e l'attualità sulle pellicole tratte dalle avventure degli altri eroi Marvel e DC Comics la seguite ogni giorno nelle news.

Da cosa nasce l'esigenza di appoggiarsi a un prodotto esistente invece di esordire direttamente al cinema con una sceneggiatura "originale"?

Intanto dalla stessa esigenza per la quale, sin dagli albori, il cinema ha attinto dalla letteratura o dal teatro o da altre fonti preesistenti: la possibilità di narrare storie conosciute e di interesse del pubblico.

Il fatto che negli ultimi tempi siano aumentate le fonti fumettistiche significa, a mio giudizio, che il fumetto è meglio considerato di quanto non lo fosse anni fa. Le idee originali, ossia concepite per il cinema, ci saranno sempre, ma tutta l'industria del cinema ha bisogno di fonti per andare avanti. Il fumetto si è aggiunto ad altre fonti. Qual è il problema?

Chi si scandalizza per una presunta "povertà di idee" rispetto a un epoca d'oro in cui le idee invece abbondavano si riempie solo la bocca con frasi fatte. Le idee, quelle buone, non sono mai state abbondanti. L'industria, per sostenere i suoi ritmi produttivi, ha bisogno di averne tante a disposizione, buone o brutte che siano. Originali o derivate, poco importa.

E se qualcuno è convinto di averne delle buone idee cosa può fare per "proteggerle"? Una esigenza che può nascere in un mondo in cui la concorrenza è spietata è la protezione dell'idea. Giusta o sbagliata che sia, ogni autore ama la sua idea e non vuole che altri la mettano in pratica. Se realizzare un fumetto o un romanzo è un processo nel quale sono coinvolte relativamente poche persone, quando entriamo nel mondo del cinema le cose si complicano. Molti sono i soggetti coinvolti e i tempi di produzione potrebbero allargarsi.

Inoltre parte del processo di realizzazione di un film è fatto anche di esposizione pubblica, di promozione del film sin dalle prime fasi della sua realizzazione. La relativa pubblicità che il concetto base di un film riceverà potrebbe suscitare diverse reazioni.

Da un lato possibili concorrenti potrebbero mettere in cantiere film basati più o meno sulla stessa idea. Pensate a cosa è accaduto con Biancaneve un paio di anni fa, oppure a cosa sta accadendo con Il Libro della Giungla o la saga Arturiana, che vantano ciascuno almeno un paio di produzioni in corso.

È chiaro che però nessuno può impedire a un concorrente di produrre un film su una storia di pubblico dominio, ossia quelle storie il cui autore è morto da ormai 70 anni, per le quali nessuno può vantare diritti.

Inoltre, nel paese con il più alto tasso di ricorso ai tribunali del mondo, può accadere che chi ha avuto una idea simile e in precedenza l'abbia proposta agli studios possa intentare una causa, accusando i produttori del film di avergli copiato l'idea.

Se anche la causa si dimostrasse priva di fondamento, intanto si bloccherebbe per qualche tempo l'iter del film.

Realizzare un film che è basato su un prodotto preesistente pertanto ferma qualsiasi rivendicazione. 

Si pensi al film basato su Dylan Dog. È mia personale opinione che si tratti di un generico film horror che del personaggio originale conserva solo nome ed effige. Ma l'essersi basati su un fumetto, acquistando da un regolare ufficio di rappresentanza i diritti di un personaggio, ha impedito l'insorgere di problemi legali.

Qui ci interessa parlare di casi in cui la provenienza fumettistica è più pretestuosa perché, ed è questa la cosa singolare che merita un approfondimento, il fumetto è realizzato (ma in un caso invece solo annunciato) al solo scopo di costituire la base per un futuro film nel nome della ormai famigerata cross-medialità. 

I, Frankestein. Il fumetto come pretesto

Il caso più recente di questo genere di operazione è I, Frankenstein, film sceneggiato e prodotto da Kevin Grevioux, che è l'autore del fumetto omonimo, nonché interprete di un personaggio. 

Secondo quanto lo stesso Greviuox ha dichiarato, il fumetto è nato successivamente alla prima stesura della sceneggiatura del film. Lo scopo dell'autore era di proporre il progetto di un nuovo franchise chiavi in mano alla Lakeshore, con la quale aveva prodotto la saga di Underworld, che di essa doveva costituire un ideale seguito.

Dopo aver incontrato qualche resistenza da parte della Lakeshore, che non sembrava apprezzare l'idea di rendere il mostro di Frankestein un eroe da film d'azione, Grevioux ebbe l'intuizione di creare una proprietà intellettuale per meglio esplicitare la sua proposta. Se è vero infatti che il mostro originale è di pubblico dominio, il fumetto è un prodotto del quale l'autore detiene i diritti.

Quando poi il progetto fu approvato nessuno poté liquidarlo solo con un compenso da sceneggiatore. Il film avrebbe dovuto essere girato da Patrick Tatopoulos (Underworld: Rise of the Lycans), poi sostituito da Stuart Beattie.

Nonostante l'ingaggio per il ruolo del protagonisti di Aaron Eckhart, il film ha incassato poco più di 58 milioni di dollari in tutto il mondo, a fronte di un budget di 65 (fonte BoxOfficeMojo).

Oblivion, ovvero il fumetto che non c'era e forse non ci sarà mai

Concept art per il fumetto mai nato di Oblivion
Concept art per il fumetto mai nato di Oblivion

Una storia simile è quella di Joseph Kosinski (Tron Legacy) che è riuscito a vendere il progetto di un graphic novel di nome Oblivion, di cui nessuno ha mai visto una sola tavola.

Alla Comic-Con del 2010 venne distribuito un libro promozionale con alcuni concept art per un futuro graphic novel che avrebbe dovuto essere pubblicato da un editore chiamato Radical Publishing. Si trattava di disegni di Andrée Wallin basati su una ipotetica sceneggiatura di Joseph Kosinski & Arvin Nelson, in lavorazione dal 2009. Una pagina del sito dell'editore ne annunciava la pubblicazione per il 2012.

Nel 2013 è invece arrivato il film omonimo, diretto dallo stesso Kosinski e interpretato da Tom Cruise. Cosa è successo nel frattempo?

In realtà l'albo promozionale non era altro che un'esca per attrarre l'interesse, in un momento in cui Hollywood guarda ai fumetti come fonte per possibili film.

Kosinski stesso spiegò che il progetto, pensato per il cinema, risaliva al 2007 e fu bloccato dallo sciopero degli sceneggiatori, in conseguenza del quale si trovò con un trattamento ma senza sceneggiatori per portarlo avanti, fosse stato egli stesso. Per aggirare il blocco sindacale e poterci lavorare Kosinski lo propose alla Radical Publishing, e continuò a lavorarci, facendo sviluppare i concetti grafici e affinando la storia per anni. Lo scopo era realizzare uno studio concettuale da proporre alle major al momento opportuno, sapendo benissimo che l'obiettivo finale era il cinema, non il fumetto. Non c'è mai stata una data di uscita programmata.

Insomma anche secondo quanto ha dichiarato lo stesso regista tutta l'operazione "fumettistica" era una cortina fumogena. 

In questo caso l'operazione non solo ha riscontrato il suo primo successo parziale nell'acquisizione dei diritti della storia da parte della Universal, con la partecipazione di Tom Cruise non solo come interprete principale, ma anche come produttore, ma ha avuto anche fortuna al botteghino, incassando più di 286 milioni di dollari a fronte di 120 di budget (sempre fonte boxofficemojo). La Radical Publishing ha calato nel frattempo la maschera nel 2010, trasformandosi in una vera e propria agenzia di gestione license, con il nome Radical Studios, co-producendo anche Oblivion tra gli altri progetti.