PROLOGO

Da lontano, l’uomo che arrancava su per il fronte bianco del ghiacciaio poteva somigliare a una formica che zampetta lentamente sul bordo di un piatto. La baraccopoli di LaRinconada era una manciata di puntini sparsi molto più giù; il vento aumentava via via che lui saliva, soffiando sbuffi polverosi di neve sul suo volto e paralizzando i suoi ricci umidi e neri. Nonostante gli occhiali d’ambra, il suo volto era contratto in una smorfia per la luminosità del tramonto riflesso.

L’uomo non aveva paura di cadere, anche se non usava corde o ancoraggi, solo ramponi e una piccozza. Il suo nome era Alastair Hunt ed era un mago. Mentre saliva modellava e plasmava la materia gelata del ghiacciaio. Appigli per mani e piedi comparivano via via che avanzava a fatica.

Quando raggiunse la caverna, a metà del ghiacciaio, era mezzo congelato e del tutto sfinito per aver dedicato la propria forza di volontà a domare il peggiore degli elementi.Praticare la magia così a lungo gli risucchiava le forze, , ma non aveva osato rallentare.

La caverna si apriva come una bocca nel fianco della montagna. Impossibile scorgerla (?) da sopra o da sotto. Si issò oltre l’imboccatura e trasse un profondo respiro rauco,maledicendosi per non essere arrivato prima, per essersi lasciato ingannare. A La Rinconada la gente aveva visto l’esplosione e sussurrato interpretazioni sul suo significato: il fuoco dentro il ghiaccio.

Il fuoco dentro il ghiaccio. Doveva essere un segnale di emergenza… o un attacco. La caverna era piena di maghi, troppo vecchi o troppo giovani per combattere, feriti emalati, madri di bambini molto piccoli che non potevano essere lasciati soli: come sua moglie e suo figlio. Erano stati nascosti lì, in uno dei luoghi più remoti della terra.

Magister Rufus aveva insistito: altrimenti sarebbero stati vulnerabili, ostaggi della sorte, e Alastair si era fidato di lui. Poi,

quando il Nemico della Morte non si era presentato per affrontare la rappresentante dei maghi (non ricordo se avevamo deciso la lectio “maghi” o “magi”: io preferirei la prima,meno evangelica), la giovane Makar sulla quale avevano concentrato tutte le loro speranze, Alastair aveva compreso il proprio errore. Si era precipitato a La Rinconada coprendo quasi tutta la distanza a dorso di un animale primitivo d’aria. Da lì aveva proseguito a piedi, dal momento che il controllo dei primitivi da parte del Nemico era imprevedibile e saldo. Più saliva, più la paura aumentava.

Fa’ che stiano tutti bene, ripeté tra sé mentre faceva il suo ingresso nella caverna. Ti prego, fa’ che stiano tutti bene.

Si sarebbe dovuto sentire il pianto dei bambini. Si sarebbe dovuto udire il ronzio basso delle conversazioni nervose e il borbottio della magia controllata. Invece c’era solo l’urlo del vento che spazzava la cima desolata della montagna. Le pareti della caverna erano di ghiaccio bianco, macchiato di rosso e bruno dove il sangue era schizzato e si era raggrumato. Alastair si tolse gli occhiali d’ambra e li lasciò cadere a terra, poi avanzò, aggrappandosi alle ultime stille di energia per restare diritto.

Le pareti emettevano un inquietante brillio fosforescente. Lontano dall’ingresso era la sola luce, e forse per questo inciampò nel primo corpo e quasi cadde in ginocchio. Si ritrasse con un urlo, poi trasalì sentendo il proprio grido tornare indietro in forma di eco. La maga caduta era carbonizzata, irriconoscibile, ma indossava il braccialetto di pelle con inchiodato il grosso pezzo di rame che la identificava come una studentessa del secondo anno del (?) Magisterium. Non poteva aver avuto più di tredici anni.

Ormai dovresti essere abituato alla morte, si disse. Erano in guerra col Nemico da un decennio che a volte pareva un secolo. All’inizio era sembrato impossibile che un solo giovane, seppure un potente mago Makar, si fosse proposto di sconfiggere la morte in persona. (nell’originale il concetto restava molto implicito, abbiamo sciolto un po’) Ma mentre il potere del Nemico cresceva, e il suo esercito di Creature del Caos aumentava, la minaccia era diventata sempre più atroce… ed era culminata in quello spietato massacro degli innocenti.

Alastair si alzò e si spinse più a fondo nella caverna, cercando disperatamente un volto fra tutti. Si fece strada oltre i corpi di anziani Magistri del Magisterium e del Collegium, figli di amici e conoscenti, maghi feriti in battaglie precedenti. Tra loro giacevano i corpi spezzati

delle Creature del Caos, gli occhi turbinosi spenti per sempre. Anche se i maghi erano stati colti di sorpresa, dovevano aver reagito con forza per aver ucciso tanti soldati del Nemico. Con l’orrore che gli rimescolava le viscere, mani e piedi ormai insensibili, Alastair avanzò barcollando… finché la vide.