L'anno del lupo sta arrivando anche in Italia.

Dopo il fallimento delle serie sulle streghe (perfino Coven è la meno riuscita tra le stagioni di American Horror Story), oltreoceano stanno tentando di avviare nuovi franchise sui mostri classici per rimpiazzare prodotti come True Blood prossimi alla chiusura.

È il turno dei lupi, fino ad ora comprimari di serie sui vampiri, finalmente maturi per avere serie loro dedicate (o di cui sono pilastro insieme ad altre creature della notte come nel caso di The Originals, spin off di The vampire diaries)

Sotto questo punto di vista il Canada non si smentisce e prova a restare nella partita della serialità con Bitten, serie basata sul primo volume della serie Women of the Otherworld di Kelly Armstrong.

Detta così sembra non ci sia nulla di nuovo sotto il sole: serie sui mostri tratta da un libro di successo che mescola avventura, orrore, sesso e romaticismo.

Ho detto sesso? Si l'ho detto ed a buona ragione perché se

Bitten non si discosta dallo stereotipo seriale per quanto riguarda la trama sia verticale che orizzontale, lo fa sostanzialmente nel modo di affrontare la natura di personaggi che risultano simpatici nonostante il forte stereotipo intrinseco in ognuno di loro.

La storia è semplice: Elena Michaels (la bellissima ed evanescente ex supergirl di Smallville, Laura Vandervoort) è un lupo mannaro che vive e lavora a Toronto con il suo, ignaro, ragazzo Philip fino a quando, per difendersi da un branco rivale, non è costretta a tornare nelle campagne di Stoneheaven per ricongiungersi con il proprio Clan e con Clayton, ingombrante ex fidanzato e responsabile della sua trasformazione in licantropo.

Se ci fermassimo a questo la serie non andrebbe oltre la semplice dicotomia amorosa ed il classico desiderio della protagonista di vivere una vita normale nonostante si trasformi in lupo; per fortuna qualcosa ci spinge a non cambiare canale e guardarla rispondendo ai piccoli dettagli inseriti tra un dialogo stucchevole e l'altro: il cibo e il, già citato, sesso.

Elena vive una vita assolutamente normale: shopping, lavoro, cinema, apertivi, cene, uscite con le amiche e sedute dallo psicologo, curiosamente licantropo anch'esso. Se non fosse per due dettagli sarebbe una persona davvero comune: mangia quantità di cibo incredibili in ogni momento, anche nei meno adatti, lottando costantemente (piccola nota allegra della serie) per non divorare gli avanzi nei piatti degli altri o interni buffet, viaggiando con un paio di enormi panini iper farciti sempre in borsa fermandosi a ogni piè sospinto per mangiare ogni genere di cibaria, più è grassa meglio è.

Se poi la protagonista non fosse quel fuscello della Vandervoort sarebbe anche gradevole come caratterizzazione ma gli sceneggiatori hanno pensato al miglioro modo possibile per smaltire le calorie: sesso costante.

Dopotutto HBO ha fatto scuola ed ormai il sesso è un elemento sdoganato nella serialità, solo difficile da mostrare senza incorrere in crociate e guerre sante ed è qui che sta la genuinità del prodotto.

Capisci tutto ma non vedi mai nulla, sarà per la carica sessuale (sorprendente) della protagonista, sarà per la bravura dei registi che riescono a giocare costantemente sul filo del vedo-non vedo, questi licantropi trasudano sesso come animali e lo fanno, lo fanno e lo rifanno con una certa godereccia costanza, tra masturbazioni e provocazioni, il romanticismo cede il passo alla sensualità solo suggerita degli attori, che dimostrano una mimica facciale e un controllo del corpo notevole nel gioco del fare senza mostrare.

Probabilmente Bitten non è la migliore serie sul mercato e forse animalizza troppo il "mostro" licantropo ma certamente nel suo piccolo riesce a trovare un linguaggio e un filo conduttore che rendono i suoi dieci episodi gradevoli e genuini per tutti gli appassionati del genere.