Abbandonata, almeno per il momento, l'ambientazione che ha fatto da sfondo alla trilogia de La Prima Legge (pubblicata in Italia da Gargoyle Books tra il 2013 e il 2014) e ai successivi tre romanzi standalone (dei quali rimane finora inedito, nel nostro Paese, il solo Red Country), Joe Abercrombie inaugura con Half a King, uscito nei mercati librari di lingua inglese nello scorso luglio, un nuovo trittico narrativo, The Shattered Sea, e un nuovo mondo. Il volume, di cui qui è recensita l'edizione originale, sarà pubblicato in lingua italiana da Mondadori, indicativamente nel mese di ottobre, con il titolo Il Mezzo Re.

Popolazioni e culture che contornano la vicenda del protagonista, Yarvi, risultano chiaramente ispirati all'età vichinga, probabilmente suggerite all'autore anche dalla serie televisiva Vikings, per la quale egli ha speso parole di apprezzamento sul proprio sito ufficiale. Half a King introduce il lettore in vicende politico-dinastiche, finalizzate al controllo di risorse e al prestigio individuale, che non vengono quasi mai risolte con la diplomazia e men che mai con sottigliezze o complesse macchinazioni: quello di The Shattered Sea, insomma, è un mondo in cui dominano l'acciaio e il sangue, e in cui non c'è posto per i deboli.

Ed è proprio Yarvi a farne, sin da subito, le spese. Secondogenito di re Uthrik di Gettland, egli è ancora un ragazzino quando, proprio all'inizio del romanzo, è chiamato alla reggenza per l'improvvisa morte del padre e del fratello maggiore, assassinati a tradimento su ordine del sovrano dei Vanstermen.

Ma Yarvi non vuole affatto trovarsi su quel trono. Perchè ha già scelto il suo destino, quello di sapiente, consigliere e conoscitore delle tradizioni cultuali e religiose del suo mondo (un minister, sorta di druido delle antiche popolazioni celtiche) e, soprattutto, perchè la grave malformazione della mano sinistra, di cui è affetto sin dalla nascita, lo rende inadatto al combattimento. A essere un uomo, dunque, nel contesto culturale al quale appartiene.

L'etichetta di young adult fantasy con la quale il romanzo è classificato, non deve trarre in inganno. Abercrombie non rinuncia affatto a delineare personaggi complessi, dalle forti motivazioni e conflitti interiori, e neanche a raccontare con il solito stile elegante e bilanciato. Half a King presenta una narrazione lineare, con il solo punto di vista di Yarvi a rappresentarne il fulcro: la sua vicenda personale, la graduale presa di coscienza di sé, la sua lotta (prima interiore che esteriore) e risulta essere un avvincente, straordinario romanzo di formazione.

Non mancano elementi fondamentali della narrativa di Abercrombie come il colpo di scena e la vividezza dei combattimenti (forse, qui, leggermente attenuata nei dettagli più sanguinari) mentre gli aspetti legati alla magia, almeno in questo primo romanzo, sono quasi del tutto assenti se si eccettuano i diversi riferimenti a una civiltà scomparsa, quella degli elves (altra eco proveniente dalle saghe norrene) che, nelle vestigia materiali e nei racconti relativi alla cosmogonia, sembra aver posseduto una tecnologia di gran lunga superiore a quella di cui sono in possesso i popoli che si affacciano sul mare che dà il titolo alla trilogia.

Il fascino dell'ambientazione è un altro punto di forza del romanzo. Non perchè essa risulti particolarmente complessa e originale, come del resto non è nella proposta letteraria dell'autore, ma perchè è credibile e coerente, un affresco che si pone al servizio della storia. I suoi tratti e i suoi colori vengono amplificati dalla maestria di Abercrombie, il cui stile è capace di incidere frasi e dialoghi nella pietra così come di dipingere stati interiori, paesaggi naturali e persino nomi e concetti della sfera divina con un lirismo e un'efficacia fuori dal comune.

Al termine delle circa trecentottanta pagine del romanzo, la vicenda di Yarvi trova una sua conclusione (anche se il secondo volume della trilogia, Half the World, è stato già annunciato per febbraio 2015) e rimane viva nel lettore, se questi vorrà accoglierla, una profonda riflessione sulla condizione umana, un pensiero che forse assumerà il volto, le parole, l'arguzia, perfino la menomazione fisica del giovane protagonista. Mai perdere il contatto con se stessi ma, al contempo, neanche con le proprie potenzialità latenti, e mai smettere di lottare per poterle esprimere. Se questo potrà sembrarvi banale, non sarà così dopo che avrete letto la storia di Yarvi.